Per aspera...
Bella edizione su Blu-ray Universal per Everest, la tragica storia vera di una spedizione sul "Tetto del mondo". Il video è di clamorosa nitidezza, ogni dettaglio è minutamente restituito, nei primi piani e negli infiniti panorami, in qualunque condizione di luminosità. La resa delle tonalità originali è perfetta, con le colorate carovane umane in contrasto con le fredde (anche quelle) tinte dello scenario naturale. L'audio italiano è in DD 5.1, soddisfacente pur nei limiti della sua codifica.
Per aspera...
La sfida fa parte della natura umana, andare sempre più avanti, più in alto, sempre oltre, esplorare le foreste, scalare le vette, solcare gli oceani, scandagliare gli abissi, sfidare la fisica, incrementare record, mettere piede sulla Luna, investigare l'atomo. Fa parte della nostra natura perché favorisce l'evoluzione, si dice. Ma anche la Natura, come gli Dei, ride, quando l'uomo fa i suoi piani, specie se la riguardano. E sembra che di recente rida di più perché l'uomo civilizzato è convinto che la sua tecnologia lo metta al riparo dalle conseguenze di eventuali sue manchevolezze, capace di rimediare agli errori che possa commettere nella sua fallibilità.
Piccoli predatori crescono
The City Shines Bright at Night: nella fascinosa notte di Los Angeles, palpitante di mille luci nella brezza che muove le palme, l'oscurità nasconde le brutture ed esalta la bellezza, che però è sempre lontana, altrove. In quella notte si muove Lou, penultimo gradino della scala alimentare, uno step ancora e per sopravvivere finirà a prostituirsi. Ma il bel ragazzo, dall'aspetto civile appena viscido, forse già inquietante, (un po' Travis di Taxi Driver) è uno che nella sua totale solitudine non si abbatte, si impegna, continua a studiare online, a informarsi.
Padre nostro che se nei cieli
Prisoners, interessante thriller diretto da Dennis Villeneuve, regista franco-canadese già nominato agli Oscar per Incendies (La donna che canta), viene adesso riproposto in un'ottima edizione su Blu-ray Warner. L'immagine restituisce con estrema nitidezza la splendida fotografia originale del grande Roger Deakins, che riflette un universo freddo, livido, spesso notturno, dove albe e tramonti gettano una lieve luce condannata a spegnersi.
Padre nostro che se nei cieli
Keller Dover, falegname dal discreto benessere, addestra suo figlio adolescente alla morte: gli insegna a usare le armi, a uccidere gli animali, perché un giorno potrebbe non esserci più benzina alle pompe e cibo nei negozi e altri potrebbero cacciare noi. Prega per il meglio, preparati al peggio. Siamo in Pennsylvania, in quella Terra di Mezzo che è la provincia americana, confortevoli ville di candido legno a fianco di casette più piccole e poi caravan e case auto e, a scendere, baracche.
La sottile linea blu
I poliziotti sono la sottile linea blu che separa il Male dagli onesti cittadini, unica barriera contro le belve che si aggirano intorno alla società civile. Il che detto a South Central, intorno alla Newton Police Station, una delle aree più violente del paese, quella in cui avviene il maggior numero di omicidi e crimini, sembra in effetti più plausibile che altrove. Partendo da questo assunto si può andare a parare in varie direzioni. End of Watch purtroppo va nella direzione più scontata. Brian, americano bianco (Jake Gyllenhaal) e Mike (Michael Peña), ispanico, sono due grandi amici dai tempi dell'Accademia, insieme pattugliano le strade di Los Angeles, dove l'assegnazione delle zone da controllare è affidata al Tenente del Distretto e al Destino. Svolgono il loro lavoro con convinzione un po' spaccona ma animati dal sacro fuoco della loro missione. Durante gli spostamenti nella pericolosa zona, fra chiacchiere e battute varie, i problemi da affrontare variano da futili, come in ogni quartiere "normale", a drammatici o tragici.
Edizione su DVD Medusa ricca di extra per una recente commedia americana, Amore e altri rimedi. Troviamo 7 minuti di scene tagliate e 4 speciali, in tutto circa 20 minuti di materiale. Si comincia con “Il rapporto fra Hathaway e Gyllenhaal”, intervista doppia con i due bei protagonisti, seguono “Magnificamente complessa”, chiacchierata con Hathaway che descrive il suo personaggio, e lo speculare “Donnaiolo riformato” con Gyllenhaal, per concludere con “Amore & altri rimedi”, veloce “dietro le quinte” con il cast, il regista-sceneggiatore Edward Zwick e Jamie Reidy, autore del libro da cui è tratta la storia. L’immagine è nitida e luminosa, l’audio da commedia, centrato sugli anteriori, con leggero effetto ambientale e buona resa delle musiche sui canali posteriori. La nuova commedia di Edward Zwick, Amore e altri rimedi (Love and Other Drugs), ha un inizio molto promettente. Il personaggio di Jamie (interpretato da unJake Gyllenhaal sempre più maturo e molto “piacione”) è un allegro addicted di sesso, successo, soldi e vita in genere, per rivalsa su una famiglia opprimente. Siamo a Pittsburgh nel 1997 e Jamie intraprende la carriera dell’informatore farmaceutico, calandosi nei panni del bieco emissario della (giustamente) demonizzata Big Pharma, la “congrega” delle multinazionali produttrici di farmaci. Si tratta di un’attività spietata, da piazzisti con molto pelo sullo stomaco, che richiede spregiudicatezza e cinismo a volontà. Ma a scompigliare i suoi piani entra in scena la bella e altrettanto disinvolta Maggie (una splendida Anne Hathaway), artista indipendente, afflitta però da un precoce Parkinson.
Il Capitano Colter Stevens, di stanza in Afghanistan, si ridesta in un corpo che non è il suo. Si affaccia a una realtà sconosciuta ai suoi occhi, da un involucro che è a lui altrettanto sconosciuto, ben conosciuto invece da una giovane donna innamorata che gli sta davanti. Il corpo è quello di un mite insegnante di storia che insieme alla sua bella e dolce fidanzata sta correndo verso Chicago su un treno per pendolari, che però di colpo esplode. Sconvolto, spaesato, ignaro di tutto, Colter rinviene e, questa volta, si ritrova rinchiuso in una specie di claustrofobica capsula, mentre da un monitor un militare, una donna, gli spiega la situazione e impartisce ordini. Scopre così di essere stato impiegato in un sofisticatissimo programma che consentirà di scoprire non solo l’attentatore del treno, ma di evitare che un’esplosione ben più potente devasti poi la città. Il programma gli consente di “riaffacciarsi” alla realtà nei panni dell’insegnante, per gli ultimi otto minuti della sua vita, ancora e ancora, raccogliendo ogni volta maggiori indizi, facendo fruttare ogni volta gli errori commessi, un loop simile (anche se ben più tragico) a quello di Ricomincia da capo. Sono otto minuti nei quali ogni volta impara qualcosa di più, commette azioni diverse sulla scorta di quanto imparato, ma anche conosce maggiormente la persona che ha di fronte e i compagni di quel viaggio che per tutti dovrebbe essere l’ultimo. Giunge così a una nuova consapevolezza, perché anche in soli otto minuti si può condensare una micro esistenza non per questo meno completa. Se solo la reincarnazione esistesse davvero e serbassimo memoria di tutto… Milioni di vite dipendono da lui, astratte e lontane, ma soprattutto quelle, già condannate, degli altri passeggeri. Ma anche il futuro di Colter, nella sua “realtà”, sarà profondamente influenzato dalle sue azioni.
Ennesimo adattamento cinematografico di un titolo videoulico di successo per Playstation. Prince of Persia affonda le sue radici nei primissimi vedeogiochi anni '80, quando i protagonisti erano formati solo da pochi pixel colorati e la storia era lasciata quasi completamente alla fantasia. Proprio sulla fantasia ha puntato il produttore Jerry Bruckheimer per realizzare questa pellicola ambientata tra le dune del deserto.