Di Giuliana Molteni   |   05 Agosto 2016
Lights Out: Recensione

 

Mai pile scariche

Quando un’entità malefica si trascina lungo l’arco di troppi anni, seguendo la stessa famiglia anche quando si trasferisce, non è che forse sarà affezionata a qualcuno in particolare? Nel film Lights Out capiremo subito che il fulcro della faccenda è Sophie, madre di famiglia che parla a bui sgabuzzini dai quali alita una ancor più buia minaccia, spettacolo inquietante che aveva fatto fuggire di casa anni prima la figlia Rebecca e oggi terrorizza il piccino Martin, figlio di secondo letto.

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Di Giuliana Molteni   |   02 Aprile 2015
Third Person: Recensione

Vite o storie?

L'amore, l'amore, quante cose fa fare l'amore. Di qualunque genere esso sia. Nel suo ultimo film Paul Haggis mette in scena una ronda di coppie diversamente scoppiate o perlomeno male assortite, triangoli in cui il terzo angolo muta, sfumato o proprio fuori quadro, in cui uomini e donne si macerano variamente. Si tratta di tre storie, di moderato interesse umano quanto a empatia o coinvolgimento, mentre assistiamo al loro evolversi.

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Di Giuliana Molteni   |   23 Ottobre 2014
Third Person: Recensione

Vite o storie?

L'amore, l'amore, quante cose fa fare l'amore. Di qualunque genere esso sia. Nel suo ultimo film Paul Haggis mette in scena una ronda di coppie diversamente scoppiate o perlomeno male assortite, triangoli in cui il terzo angolo muta, sfumato o proprio fuori quadro, in cui uomini e donne si macerano variamente. Si tratta di tre storie, di moderato interesse umano quanto a empatia o coinvolgimento, mentre assistiamo al loro evolversi.

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Di Giuliana Molteni   |   19 Marzo 2014
Prisoners Blu-ray: Recensione

Padre nostro che se nei cieli

Prisoners, interessante thriller diretto da Dennis Villeneuve, regista franco-canadese già nominato agli Oscar per Incendies (La donna che canta), viene adesso riproposto in un'ottima edizione su Blu-ray Warner. L'immagine restituisce con estrema nitidezza la splendida fotografia originale del grande Roger Deakins, che riflette un universo freddo, livido, spesso notturno, dove albe e tramonti gettano una lieve luce condannata a spegnersi.

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Di Giuliana Molteni   |   07 Novembre 2013

Padre nostro che se nei cieli
Keller Dover, falegname dal discreto benessere, addestra suo figlio adolescente alla morte: gli insegna a usare le armi, a uccidere gli animali, perché un giorno potrebbe non esserci più benzina alle pompe e cibo nei negozi e altri potrebbero cacciare noi. Prega per il meglio, preparati al peggio. Siamo in Pennsylvania, in quella Terra di Mezzo che è la provincia americana, confortevoli ville di candido legno a fianco di casette più piccole e poi caravan e case auto e, a scendere, baracche.

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Di Giuliana Molteni   |   07 Novembre 2013

Infanti o ritardati a vita?
Ritroviamo Lenny (Adam Sandler) e tre dei suoi amici alle prese con i soliti risibili "problemi" esistenziali, il principale dei quali è quello di continuare a essere dei bamboccioni senza per questo perdere l'inspiegabile affetto delle troppo indulgenti donne di casa, figli compresi. Nel film precedente avevano affrontato il remake di una sfida sostenuta tanti anni prima contro i loro vecchi compagni di scuola, rimasti però sul posto e diventati dei frustrati provinciali.

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Di Giuliana Molteni   |   09 Ottobre 2011
Abduction: Meglio gli alieni
 Quando un film è veramente brutto, con chi prendersela? Col regista, con lo sceneggiatore, con gli interpreti? Nel caso di Abduction c’è da discuterne. Perché si tratta davvero di un brutto film, di una storia assurda, mal recitata dal protagonista (ma da Taylor-pettorale-Lautner non è che ci aspettassimo molto), coadiuvato da una protagonista altrettanto “cagna”, come la definirebbe il simpatico René di Boris (Lily Collins, dalle stilose sopracciglione da modella, figlia di padre notissimo), da un gruppetto di volti noti, discreti attori come Jason Isaacs e Maria Bello, mentre Michael Nyqvist (la serie di film Millennium) fa il cattivone dallo sguardo gelido (atono), e, quasi uncredited, quasi non inquadrato, nel finale compare Dermot Mulroney. Per chiudere con due star, Aldred Molina e Sigourney Weaver, che o hanno letto distrattamente la sceneggiatura o hanno letto bene l’assegno. Resta la perplessità nei confronti di un regista come John Singleton (Boyz n The Hood, 2 Fast 2 Furious, Four Brothers). Tutto questo non per ingiustificato livore da critico nei confronti di un banale thriller commerciale, ma proprio perché dopo una ventina di minuti circa, l’azione prende una deriva che, se trattata sobriamente, avrebbe anche potuto dare adito a spunti interessanti. Invece si sceglie la cifra dell’action movie esagerato, affastellando una tale dose di incongruenze, assurdità di ogni genere, iperboliche e improbabili gesta, comportamenti illogici, da balzare clamorosamente all’attenzione dello spettatore più superficiale, pur distratto da sparatorie, esplosioni e mazzate varie.
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Di www.MovieSushi.it   |   18 Luglio 2009

Finalmente un film che sceglie di concentrarsi sulla questione del corpo e delle discriminazioni sociali, sulle violenze di genere e sull’ottusità che non conosce bandiera.

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Di www.MovieSushi.it   |   22 Aprile 2009

Ecco il trailer di Downloading Nancy concesso dalla Apple.

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Di Paolo Zelati   |   28 Ottobre 2006

Quando si parla di horror inglese, subito la mente corre alla Hammer, ovvero la casa di produzione britannica fondata nel 1935 da Enrique Carreras e Will Hinds che tra la metà degli anni Cinquanta e la metà degli anni Settanta divenne il marchio di riferimento non solo dell’horror europeo, ma anche (dopo che la Universal vendette i diritti dei suoi famosi mostri proprio agli inglesi) di quello mondiale. Terence Fisher, il regista di punta della produzione Hammer, rappresentò le avventure di Dracula e di Frankenstein con una sensibilità e un coraggio tipicamente europeo, e trovò un degno supporto nell’eccezionale maschera del grande Peter Cushing. A metà degli anni Settanta però, la società era cambiata, e con essa anche le paure del pubblico; dagli Stati Uniti arrivavano gli echi disperati di La notte dei morti viventi e L’ultima casa a sinistra, mentre in Italia le prime lame di Dario Argento cominciavano a mietere vittime. In questo panorama rivoluzionario alcuni registi come Peter Skyes (Demons of the Mind ) e Brian Clemens (Captain Kronos-Vampire Hunter) cominciavano a mostrare segni di rinnovamento; tutto ciò mentre la Hammer si giocava le sue ultime carte con La leggenda dei sette vampiri d’oro (1973). Nello stesso anno in cui la Hammer congedava definitivamente il Conte Dracula, Robin Hardy realizzava The Wicker Man, vero e proprio cult movie ( ovviamente inedito in Italia!) interpretato da un’icona del terrore come Christopher Lee. Il film di Hardy, che si può definire come “horror pagano”, attingeva dalla mitologia celtica trasformando una tranquilla isoletta scozzese in un luogo inquietante e maledetto.

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