Sono ben rese e coinvolgenti le situazioni atmosferiche, che sono parte importante della storia. L'originale in Dolby Atmos è di realismo sconvolgente, come potenza e minuziosa spazialità per effetti e ambiente. Sempre in primo piano anche le musiche e nitidi i dialoghi. Come extra, non abbondanti, oltre al commento audio del regista, troviamo "Verso la vetta", un interessante, anche se breve, making (11') sulle difficili condizioni in cui è stato realizzato il film, girato in Italia e in Nepal; "Imparare a scalare" (5') illustra la preparazione atletica cui ha dovuto sottoporsi il cast; "Una montagna di lavoro" (5') si occupa degli effetti digitali per ricostruire l'ambiente; "Aspirare all'autenticità: la storia vera", 7 minuti per raccontare i fatti reali, con interviste ai famigliari delle vittime. Il film Everest racconta una di queste storie, vera, che sarà soggetto di un libro scritto l'anno dopo da Jon Krakauer, L'Aria Sottile, fresco del successo di Nelle terre estreme, da cui è stato tratto Into the Wild, che ha realmente partecipato alla spedizione. Per scalare gli ultimi degli 8.48 metri di altezza e arrivare alla vetta, nel maggio del 1996 partono contemporaneamente quattro spedizioni, fra cui quelle guidate da Rob Hall (Jason Clarke) e Scott Fischer (Jake Gyllenhaal). Le spedizioni sono composte da clienti salatamente paganti (più di 60 mila dollari a testa), atleticamente preparati e in buona salute, ma non all'altezza dell'impresa in caso di gravi emergenze. E vuoi che oltre gli ottomila metri di emergenze non ne capitino? Nel loro caso il destino si è accanito, in un mix letale di imprudenze, di incoscienza, di condizioni climatiche. Ottimo il cast nel suo insieme, ricco di attori noti. Senza troppe polemiche sull'addomesticamento della montagna (e sul conseguente inquinamento), il regista mira a raccontare un'avventura vera, appassionante anche se la fine è nota, ansiogena e sconfortante. Perché il castigo per gli errori è implacabile, al di là dell'umana comprensione per certi comportamenti, e la "tenerezza" umana non può che finire schiacciata dalla durezza nella natura, che non fa mai sconti. Nel frattempo, altri là sono morti. Perché mai smettiamo di ribellarci alla fragilità dei nostri corpi, alla limitatezza del tempo che ci è concesso e vogliamo lasciare un segno del nostro passaggio, fosse anche una misera bandierina su una vetta inarrivabile. Potete leggere qui la nostra recensione completa di Everest del 25/09/2015.