Jason, Jason Bourne
A quattro anni dal quarto capitolo della serie, torna sugli schermi Jason Bourne, personaggio nato dalla penna di Robert Ludlum nel 1980, su cui poi ha messo penna Eric van Lusbader. E torna a dirigere Peter Greengrass e a scrivere la sceneggiatura insieme a Christopher Rouse. Jason Bourne, nome e cognome nel titolo questa volta, a sancire l’ormai ritrovata identità del personaggio, non riesce a venire a patti con un passato che non condivide e non si è mai stancato di cercare le origini del suo male.
La banalità del Male
Primi anni ’80, la dittatura argentina è agli sgoccioli. L’arzilla Famiglia Puccio (nome vero, è storia, raccontata anche nella serie tv argentina Historia de un clan) da anni campa alla grande grazie alle connivenze del capofamiglia Arquimedes con il sistema. Ma non sono più i bei tempi andati e gli appoggi cominciano a mancare.
Se solo Trump potesse…
E siamo di nuovo alla Notte del Giudizio, dello Sfogo, The Purge. Non ci troviamo più in una villa assediata, non corriamo più per le strade di Los Angeles, siamo nell’istituzionale Washington, a ridosso di importanti elezioni politiche. Ormai l’America della Notte dello Sfogo è meta di amene comitive turistiche che sciamano liete per fare ciò che a casa loro non è permesso, sterminare impuniti il maggior numero di persone possibile.
Restare perplessi
Ci si informa su un film in uscita, si vede chi è il regista (sconosciuto), chi sono gli interpreti, noti e ben noti. Si legge la trama: storia di un giovane avvocato (Josh Duhamel), che per ambizione (e forse anche uno scrupolo morale, forse) convince il capo del suo potente studio legale (Al Pacino) a iniziare una causa contro una multinazionale farmaceutica, che ha provocato la morte di molti pazienti con un farmaco non adeguatamente testato.
La morte ti fa più bella
Intorno ai trent’anni, NWR (ormai si firma come YSL e non sarà un caso) ha cominciato a frequentare massicciamente Los Angeles e l’ambiente non deve essergli piaciuto. Almeno questa è l’impressione che si ricava dalla visione del suo ultimo film, The Neon Demon. Che ovviamente è stato preso anche con eccessiva seriosità da molti critici (e da Refn per primo, sembra, a meno che non volesse essere ironico ma chissà), perché il personaggio è già divisivo.
Il dolore più grande
Nel 1982 André Bamberski, puntiglioso commercialista francese di stanza in Marocco, benestante ma dalla vita forse troppo metodica, si vede sedurre e portare via la moglie da un affascinante e facoltoso ginecologo tedesco, Dieter Krombach. L’uomo è separato con due figli e così anche i due figli di Bamberski, affidati come è d’uso alla madre, vanno a vivere tutti insieme, trasferendosi poi in Germania.
I Copperfield giustizieri
Dopo il sorprendente successo del primo episodio, a tre anni di distanza tornano sugli schermi i quattro maghi/illusionisti/ prestigiatori/mentalisti/ truffatori/imbroglioni, sempre amatissimi dalle folle (nel film) perché visti come dei Robin Hood, come degli Anonymous, capaci di castigare ricchi e potenti e risarcire le masse da loro sfruttate.
Tutto fa spettacolo
I soldi non sono più quelli di una volta. Le monete e i pezzi di carta che abbiamo in tasca non corrispondono più a lingotti d’oro nel caveau di qualche banca, tutto è volatile, tutto scorre lungo l’etere, senza nemmeno più bisogno di cavi, in un clic si crea e si distrugge. Con quel clic i miliardi si spostano, affossando patrimoni e nazioni e facendo la ricchezza di qualche Paperone più furbo degli altri fessi.
Casa di bambolo
Un enorme, lugubre magione di campana, affondata in mezzo ai boschi; l’arredamento antiquato e asfissiante; una coppa di proprietari anziani e ambigui; un delivery boy fin troppo amichevole; una babysitter in fuga da un passato insanguinato dalla violenza di un partner che ancora la perseguita. Un mistero avvolge la famiglia, che chiama Greta per accudire il loro figlioletto Brahms, lasciandole per la loro assenza un dettagliato elenco di mansioni da espletare nella cura del piccino, del resto ben remunerata.
Cortesie per gli ospiti
Il mite Professore di poetica Perry ha qualche peccatuccio da farsi perdonare dalla volitiva moglie Gail, avvocato di successo, e la porta in vacanza in un lussuoso hotel in Marocco. Là, parcheggiato al bar in una mesta serata di post-lite coniugale, accetta l’invito di Dima, un inquietante omone russo, di plateale ricchezza, che se lo porta nella sua villa per un party da favola.