La vita è bella
Famiglia all’improvviso è un film diretto da Hugo Gélin, remake del messicano Instructions Non Included, afflitto da un generico titolo italiano che fra l’altro è quasi uguale a Una famiglia all’improvviso del 2012, mentre molto più puntuale è quello originale francese Demain tout commence. Bisogna non lasciarsi fuorviare e non inganni nemmeno la presenza di Omar Shy, attore dalla straordinaria fisicità, di rara empatia, che potrebbe far pensare a una commedia più leggera di quanto non sia (e non guardate il trailer che ingannevolmente spoilera troppo).
Caccia alla strega
Facendo i conti, siamo negli anni ’90 circa. In Irlanda un manicomio sta per essere chiuso, i pazienti trasferiti. Uno psicologo (Eric Bana) viene chiamato per valutare un’anziana paziente (Vanessa Redgrave), ricoverata da 50 anni. La donna colpisce l’attenzione del dottore, che la trattiene nella sede e inizia ad ascoltare la sua lunga e tormentata vicenda, iniziata durante la guerra.
Restare nell’ombra
Chiron detto Little è un bambino solitario, è povero, vive in una zona devastata dal crack nel ghetto di Miami, non ha padre, la mamma si è lasciata vincere dalla droga, e si sente già diverso, forse è gay senza nemmeno sapere bene cosa significhi. A scuola giù lo bullizzano. Che vita lo attende da doppiamente discriminato? Pessima, ovviamente. Lo incontreremo poi da adolescente e poi da giovane uomo, con il soprannome di Black, e la sua vita avrà preso la parabola prevedibile, immaginabile.
Gli ultimi giorni di Jackie
Ci sono due personaggi più lontani di Jacqueline Bouvier vedova Kennedy, poi sposata Onassis, e il regista cileno Pablo Larrain? Difficile trovarne di più diversi. Eppure proprio Larrain con questo suo film traccia uno dei più bei ritratti di colei che è stata la più fuggevole e più indimenticabili First Lady degli Stati Uniti, ponendo un altro tassello alla sua riflessione (dopo Neruda e dopo No) al rapporto fra potere e comunicazione, alla potenza della rappresentazione del mito contro la realtà.
La musica nel cuore
New York, 1944. La dama dell’alta società Florence Foster Jenkins ha come insopprimibile passione la musica. Fra gli amici più cari annovera personaggi del calibro di Arturo Toscanini e del direttore della Carnegie Hall. Da vera mecenate, oltre a questi amici, finanzia generosamente varie associazioni di melomani, alla cui attività partecipa con fervore, concedendosi in saltuarie esibizioni di canto, spaziando nel repertorio più classico da soprano.
Nove vite bastano?
Tom Brand è il solito odioso tycoon multimilionario (ormai viene sempre in mente Trump, è inevitabile), la testa solo per gli affari e non per la famiglia. Che è di quella allargate, con un’amorevole ma esasperata seconda moglie, con figlioletta trascurata, e una ex prima consorte, inacidita nonostante i ricchi alimenti, con un figlio maschio ventottenne che lavora per lui, ingiustamente vessato dallo spietato genitore.
Scene di famiglia in un interno
Se partire è un poco morire, tornare può essere anche peggio. Il trentaquattrenne Louis, ormai scrittore di successo, torna dopo dodici anni nel suo originario nucleo famigliare. Perché se ne era andato, perché è tornato? Non tarderemo a sapere, a capire. Fin dal primo contatto, come in un feroce gioco di ruolo, tutti a turno si scagliano contro Louis, si alleano pro o contro lui.
Fuori dal tempo
Cogliamo l’occasione dell’uscita su DVD Lucky Red (con distribuzione Cecchi Gori Entertainment), per riproporre un film il cui argomento è purtroppo di sempre grande attualità, quello degli homeless, termine anglosassone per indicare quelli che in politicamente scorretto eravamo abituati a chiamare barboni e invece oggi sembra dispregiativo definire così. Come se cambiasse qualcosa. Spesso, molto spesso non sono immigrati illegali, sono quasi sempre cittadini americani che per vari motivi sono rimasti fuori dal sistema, per colpe loro o per sciagurate circostanze.
“Siamo stati gli ultimi, siamo stati i più grandi”
Si sono messi insieme nel 1991, nel 1993 hanno trovato un produttore, nel ’94 il loro terzo singolo, Live Forever, li ha portati all’attenzione del pubblico mondiale, poco dopo e faticosamente hanno messo insieme il primo album di studio, Definitely Maybe, e sono esplosi. Il mondo è impazzito, è arrivato (What’s the Story) Morning Glory?
Una settimana di otto giorni
L’ultimo film di Ron Howard è la cronaca di un Big Bang, la narrazione del momento in cui i Beatles da gruppetto locale sono diventati a velocità supersonica un mito per il mondo intero. Cose da riempire trent’anni tutte condensate in tre anni. Questo è avvenuto anche grazie all’incredibile serie di concerti dal vivo che i quattro Fab hanno tenuto a partire dal 1962, un giro per il pianeta a velocità supersonica, come una fucilata che li ha fatti arrivare stremati al 1965, anno in cui dopo il concerto di Candlestick a San Francisco, hanno detto “no more”.