Si parte con l'antipatica Anna (Olivia Wilde), che per traumi suoi qualcosa deve far pagare al suo maturo amante Michael (Liam Neeson), uno scrittore in crisi, per il quale il confine fra realtà e finzione, fra quanto vissuto e quanto scritto è assai labile. Incontriamo poi l'inspiegabilmente generoso Sean (Adrien Brody), solitario ladro di design d'abbigliamento che si lascia irretire da Monika, un'improbabile zingara pure scorbutica anche se bella, alla quale un bieco trafficante albanese ha rapito la figlioletta. E per finire seguiamo le disavventure della disturbata e autolesionista Julia (Mila Kunis) e del suo ex marito pittore Rick (James Franco), che si contendono la custodia del figlioletto che Julia è accusata di avere messo in pericolo di vita per incuria. Al margine ci sono anche altri personaggi, l'ex moglie di Michael, interpretata da Kim Basinger, e l'avvocato di Julia che è Maria Bello. Sconfortante il segmento affidato a Brody, ambientato in un'Italia da operetta, con corollario di luoghi comuni da dover rivalutare From Rome with Love di Woody Allen, dove un Riccardo Scamarcio, costretto a fare un immusonito barista villano, si muove in mezzo ad altra gente grottescamente esagitata, con l'ingresso in scena di un improbabile Vinicio Marchioni nei panni di un perfido trafficante albanese. Ma sarà un dettaglio che infastidirà solo il pubblico italiano. Paul Haggis, diventato famoso come regista di Crash e autore di molte belle sceneggiature, racconta con patinata eleganza una storia su quegli intrecci che gli sono cari, perché anche questa volta un'intersezione ci sarà fra vari personaggi, anche se non nel modo consueto. Mano a mano che si procede nella narrazione la frammentazione dei singoli episodi e la loro alternanza aumenta e la connessione, che è il filo conduttore, si rivela macchinosa e bisogna arrivare a tre quarti del film per comprendere dove si va a parare, per capire se si tratta di vite in cerca di riscritture o scrittori in cerca di vite da raccontare. La ricorrenza dell'acqua e altri simbolismi saranno chiari solo a cose concluse e si comprenderà quale fosse il filone principale e perché e come gli altri due ne derivassero. Ma sempre senza appassionarsi troppo.