Non era solo
E così finalmente sapremo come mai Jason Bourne sembrava indistruttibile. In Bourne Legacy, quarto capitolo della saga, da cui oculatamente si è sfilato Matt Damon, il protagonista è l'agente Aaron Cross, affidato a Jeremy Renner. Cross è sopravvissuto casualmente a un repulisti preventivo messo in atto dal glaciale Colonnello Byer (Edward Norton), che scopriremo essere stato dietro le quinte delle tre precedenti avventure di Jason Bourne. Byer è infatti a capo del National Research Assay Group (NRAG), un'agenzia segreta, che controlla Outcome, un programma di spionaggio segretissimo, che comprende il famigerato Treadstone, su cui Bourne indagava (meglio avere presente i tre precedenti capitoli, anche se di complotti di questo genere è pieno il cinema d'azione). Bourne Legacy parte da una scena che cita quella conclusiva di Bourne Ultimatum, per poi però cambiare completamente rotta.
Tengo famiglia
Mark Wahlberg non è un attore da cineclub. Con titoli come Three Kings, Planet of Apes, Shooter, The Italian Job, Max Payne, ha confermato la sua dedizione a un genere più facile, film commerciali di genere di medio livello, dando il suo meglio in qualche eccezione d'autore come Boogie Nights, The Yards e I padroni della notte, Four Brothers, The Departed, Amabili resti e The Fighter. Attore senza pretese da Oscar, galleggia da sempre in un giro medio, più bravo forse come produttore (Entourage, In Treatment, Boardwalk Empire). Sta insomma facendo una sua decorosa carriera, da ragazzo povero finito anche in galera, ex rapper e modello di mutande che era, migliorando con l'età quanto a recitazione. Anche in Contraband la situazione è la stessa, con l'attore protagonista di una convenzionale storia di trafficanti buoni e cattivi ambientata fra New Orleans e Panama City, un film con una sua dignità di genere, però, ben interpretato da un bel cast ed essenzialmente diretto da Baltasar Kormákur.
Nessuno è al sicuro
Arriva su DVD Universal uno dei migliori thriller d'azione della scorsa stagione, Safe House, ottimo esempio di film di genere, adrenalinico e coinvolgente, pur all'interno dei consolidati, gloriosi stereotipi di genere, arricchito da un'attenta caratterizzazione dei personaggi. L'immagine è sempre molto nitida nella resa della fotografia originale, sporca e realistica, a tratti granulosa. L'audio è potente e ben distribuito, molto coinvolgente, più brillante nell'originale. Come extra troviamo solo un breve speciale/dietro le quinte, "Dentro l'azione".
Una storia vera, straordinaria
Bella storia vera, che può piacere a grandi e piccini, arriva in homevideo Qualcosa di straordinario (Big Miracle), perché di un miracolo davvero si è trattato, la salvezza di tre balene rimaste imprigionate sotto uno spesso strato di ghiaccio al largo di Barrow, Alaska, che impediva loro di tornare in mare aperto. Nell'edizione su DVD Universal l'immagine è ottima, sempre dettagliata e vivida nella resa delle tonalità naturali della fotografia originale, nel bianco abbagliante delle distese di neve e ghiaccio e negli interni con luce artificiale più morbidi e con qualche traccia di grana.
Il triangolo no
Non Disney ma nemmeno Tarsem Singh, la nuova versione di Biancaneve opera di Rupert Sanders si aggiunge alla lunga lista delle trasposizioni della famosa favola dei Fratelli Grimm, che è stata declinata perfino in chiave porno, qui in una lettura più fedele, dark e sanguinosa, perché si sa bene che tutte le fiabe più classiche sono più truci delle versioni in chiave fantasy rivolte ai piccini. La bellissima Ravenna è una Regina che non è solo vanitosa MILF in cerca di sistemazione, ma una femmina ferita in un mondo che gira sulle regole dei maschi, selezionando crudelmente le donne in base ad avvenenza ed età. Per questo motivo si trasforma in una belva più crudele degli uomini che hanno finora disposto della sua vita (e, come si intuisce, di quella della madre). Seduce, sposa e ammazza l'ignaro e incolpevole Re e rinchiude nella Torre sua figlia, la piccola Biancaneve.
I satrapi, ma chi li ammazza
Sacha Baron Cohen ai tempi di Ali G era un simpatico personaggio di provenienza televisiva, su cui nessuno avrebbe scommesso un centesimo come "attore" cinematografico. Previsione parzialmente confermata in quanto, come "attore", non ha fatto cose memorabili, ma come inventore di folli personaggi nei quali sfogare tutti il suo istrionismo ha trovato il successo, divertendosi anche di più, o almeno così sembra. Con Il Dittatore Cohen continua dunque nella sua formula preferita, che qui produce anche risultati migliori delle altre volte perché c'è una sceneggiatura vera, una storia su cui lavorare, che si dichiara "liberamente tratta dal romanzo di Saddam Hussein Zabibah and the King".
Missione Riuscita
Per uno dei migliori film della già fortunata serie Mission Impossible - Protocollo fantasma, il quarto episodio, Universal presenta un'edizione su Blu-ray davvero esaltante. Attenzione all'audio, di vero godimento (attenzione anche ai vicini) e massima qualità. La traccia italiana, pur inevitabilmente inferiore al True HD 7.1 originale, è in DD 5.1, ma di altissimo livello, con una resa spettacolare di esplosioni, sparatorie, eventi atmosferici e musiche, con un dettaglio di grande precisione nella spazialità dell'ambiente, elementi che provocano un ludico coinvolgimento. Anche in mezzo al caos i dialoghi sono sempre precisi e in evidenza. Ottima anche l'immagine sempre molto nitida e dettagliata, con un senso di avvolgente profondità.
Per fare un mondo, ci vuole un albero
Lorax è una buffa creatura, dall'aspetto vagamente simile a una grossa nocciolina (ovale insomma), coperto di morbido pelo arancione, con pelose sopracciglione e folti baffoni biondi. Lui è il guardiano della foresta, incaricato di proteggerla dagli abusi incoscienti degli umani, senza poter però mai intervenire direttamente: Lorax può solo consigliare, indicare la strada, poi starà all'umano capire le conseguenze dei suoi gesti e regolarsi di conseguenza. Questo non comprende il giovane Onceler, che per recuperare la stima dell'odiosa madre si inventa lo sfruttamento delle soffici e pelose chiome degli alberi di Truffola, che ricoprono coloratissimi le colline circostanti Thneedville.
Non è più il 1999
Never look back...sappiamo bene che l'evento da evitare come la peste è la reunion con i vecchi compagni di liceo, le solite Feste tanto temute in cui constatare di persona quanto si è già invecchiati-ingrassati-falliti-infelici rispetto ai propri progetti e misurarsi con i sogni degli anni passati (oppure belli-ricchi-arrivati-odiati da quelli che non ce l'hanno fatta). Declinata con toni spesso grotteschi o amari, l'occasione muta se trattata in film che potremmo definire "alla Adam Sandler" (e il motivo c'è), come nel quarto capitolo della saga American Pie. Ritroviamo infatti i nostri "eroi" sulla trentina, alcuni che hanno messo la testa a posto, intendendo con questo mettere su famiglia e trovarsi un posto di lavoro serio, altri (un nome a caso...Stifler) che proprio non ce l'hanno fatta.
Qualche volta sarebbe meglio tenere un basso profilo. Invece, fieri delle nostre capacità tecnologiche, noi fragili umani inviamo nel profondo universo un potentissimo segnale, per richiamare l'attenzione di eventuali forme di vita simili alla nostra. Come risposta, su Pearl Harbor, che ancora sta commemorando la devastante aggressione giapponese della Seconda Guerra, si avventa un'armata di alieni invasori. Cattivissimi naturalmente, e potentissimi. Ammarati nell'Oceano Pacifico di fronte alla costa, si isolano sotto una cupola di energia, immobilizzando insieme a loro tre nuovi e attrezzatissimi cacciatorpedinieri, e cominciano la loro opera di distruzione. I minuscoli e (all'apparenza) indifesi umani che li devono combattere, un gruppetto di personaggi dai caratteri schematici, dovranno ricorrere a tutte le loro risorse fisiche e mentali e ad ogni genere di eroico sacrifico per salvare il mondo.