The Bourne Legacy: Recensione

Di   |   03 Settembre 2012
The Bourne Legacy: Recensione

Non era solo
E così finalmente sapremo come mai Jason Bourne sembrava indistruttibile. In Bourne Legacy, quarto capitolo della saga, da cui oculatamente si è sfilato Matt Damon, il protagonista è l'agente Aaron Cross, affidato a Jeremy RennerCross è sopravvissuto casualmente a un repulisti preventivo messo in atto dal glaciale Colonnello Byer (Edward Norton), che scopriremo essere stato dietro le quinte delle tre precedenti avventure di Jason Bourne. Byer è infatti a capo del National Research Assay Group (NRAG), un'agenzia segreta, che controlla Outcome, un programma di spionaggio segretissimo, che comprende il famigerato Treadstone, su cui Bourne indagava (meglio avere presente i tre precedenti capitoli, anche se di complotti di questo genere è pieno il cinema d'azione). Bourne Legacy parte da una scena che cita quella conclusiva di Bourne Ultimatum, per poi però cambiare completamente rotta.


Dove infatti la trama dei film con Damon era centrata sull'angosciosa ricerca della verità da parte di uno smemorato che, per necessità di sopravvivenza, scopriva passo dopo passo le sue eccezionali doti, mentre si addentrava in un mondo di insidie sconosciute, apprendendo alla fine di essere ben diverso lui stesso da quanto desiderato, qui questo protagonista sa tutto, lotta, fugge, uccide solo per la propria salvezza, dopo che tutti i suoi "colleghi"sono stati soppressi. Cross fa parte di un programma che utilizza militari dati per deceduti, sottoposti poi a vari esperimenti farmacologici e anche genetici, per farne dei super-agenti. Mentre la pulizia interna procede spietata, raggiunge la Dottoressa Shearing (Rachel Weisz), anche lei fra i soggetti da eliminare, e iniziano insieme una fuga che li porta a Manila, dove si trova il laboratorio in cui si sintetizza la misteriosa sostanza capace di creare definitivamente un superuomo, liberandolo dalla necessità di assumere medicinali in continuazione, dipendendo così a vita dall'organizzazione che lo ha "creato". La trama, in uno sviluppo che ormai ha abbandonato quanto scritto da Robert Ludlum nei suoi tre romanzi (adesso sta proseguendo a confezionarne altri Eric Van Lustbader), rimescola all'adrenalinica saga di gran successo il tema sempre caro al filone fantascientifico/complottista del super-soldato, chimera di tutti i governi guerrafondai che non vedono l'ora di avere "droni" umani da impiegare in nome del "bene supremo", da Universal Soldier in poi. Per di più, nell'inseguimento finale fra Cross e un "modello" più sofisticato, è inevitabile cogliere echi di Terminator 2, quando il "vecchio" Schwarzy veniva inseguito da un implacabile Robert Patrick. L'insieme è però assai meno appassionante, perché ormai il complotto è del tutto palese e così la componente della soluzione degli intrighi, dei rischi e delle complicità passa in secondo piano, portando in evidenza più banalmente la dimensione action. Il film alterna le sequenze della fuga e delle scene d'azione più movimentate alle sequenze nelle "stanze del potere", in cui assistiamo al confronto fra i super-capi dei super-segretissimi servizi, davanti ai quali chinano la testa anche i direttori della CIA, tutti convinti di essere "moralmente ingiustificabili, assolutamente necessari", per il Re e per la Patria disposti a qualunque nefandezza (Machiavelli docet), operando grazie a un mostruoso spiegamento di sistemi di sicurezza/tracciamento che sappiamo realmente esistente (e chissà quanto costa alla collettività). Si sfiora anche, nel personaggio della dottoressa, il tema dell'eticità della scienza, che per poter proseguire nei propri esprimenti finge di disinteressarsi degli scopi finali della ricerca stessa. A scrivere la sceneggiatura insieme al fratello Dan, è Tony Gilroy, autore anche dei precedenti episodi e regista di Michael Clayton e Duplicity. Il film si chiude con un finale vagamente alla James Bond che, dopo ben 135 minuti, riesce a essere affrettato, inondato come sempre dalle note della pur bella canzone di Moby, Extreme Ways, tema della serie. Non all'altezza dei precedenti episodi, con i quali il paragone è obbligato dato lo sfruttamento del marchio, Bourne Legacy è invece una storia a se stante, poco originale, con protagonisti scarsamente appassionanti, che scontenterà gli appassionati del personaggio, senza essere all'altezza di altri action visti di recente.

Giudizio

  • Tutta un’altra storia
  • 6/10