Cuori di mamma
Ci sono film che lavorano sull’affetto, quel sentimento di gratitudine che si prova nei confronti di chi ci abbia in passato raccontato belle storie, consolatorie, tenere, quelle che sappiamo benissimo nella vita vera non avvengono mai, ma in cui ci piace ogni tanto fingere di credere con noi stessi. In Mother’s Day c’è una combo micidiale, Garry Marshall e Julia Roberts, quelli di Pretty Woman (e nel cast con relativa battuta sulle posate, compare Hector Elizondo e pure di sfuggita Larry Miller).
La sana rabbia è utile
Nell’idilliaca isola degli Uccelli, i residenti stanno così bene che hanno perfino dimenticato come si fa a volare. A cosa servirebbe? Chi mai vorrebbe andarsene da tale paradiso? Uno solo degli abitanti è arrabbiato fin da piccolo, e non del tutto a torto, perché il piccolo rosso-piumato Red è stato preso in giro da tutti a causa delle sue sopracciglione nere. Red, divenuto adulto, è quello che tutti noi in fondo siamo, stufi delle buone maniere, angustiati da un’umanità che ci irrita sempre più, frustrati nei nostri buoni comportamenti, esasperati dalle regole del vivere civile che ci sembra di essere ormai gli unici a rispettare.
I tempi sono cambiati
Nel 1936 a Berlino, nel momento del massimo fulgore del regime nazista si sono tenute le undicesime Olimpiadi. Nell’intenzione di Hitler, dovevano diventare un forte strumento di propaganda degli ideali di superiorità della razza ariana. Leni Riefenstahl chiamata a riprendere il tutto, realizzerà nel ’38 il suo capolavoro, Olympia. Di lì a tre anni la Germania avrebbe invaso la Polonia e sarebbe scoppiata la Seconda Guerra Mondiale. Negli Stati Uniti il Comitato Olimpico era spaccato fra chi caldeggiava la partecipazione americana (Avery Brundage – Jeremy Irons, che diventerà comunque Presidente del Comitato Olimpico dal ‘52 al ‘72), e chi invece propendeva per il boicottaggio (Jeremiah Mahoney – William Hurt).
In fondo se lo meritano
In generale nella vita siamo vittime o carnefici e difficilmente si sfugge alla categoria d'appartenenza, pare sia proprio nel DNA. In ambito lavorativo, essere dipendenti (vittime) può essere frustrante, anche umiliante. Anche fare gli imprenditori però (carnefici) implica le sue difficoltà.
Uniti si vince
Soddisfacente edizione su Blu-ray Warner per la commedia Come ti spaccio la famiglia, commedia americana del nuovo corso, di quelle che fanno finta di essere scorrette ma non rinunciano alla morale di fondo. L'immagine è pulita e nitida nella resa della fotografia originale, dalle tonalità calde e naturali, sempre ben definita in ogni frangente. L'audio italiano è in DD 5.1 (in inglese è in DTS HD 5.1 contrariamente a quando dichiarato nella fascetta) ed è come sempre inferiore per potenza e brillantezza.
Uniti si vince
Cosa succede quando alcuni personaggi diversamente emarginati dal sogno Americano si incontrano? Niente di realmente drammatico, questa volta, perché stiamo parlando di Come ti spaccio la famiglia, una commedia molto leggera (ogni tanto per fortuna ne fanno ancora). David (Jason Sudeikis) è uno allergico al Sistema, da cui crede di essersi liberato, perché campa da sempre spacciando erba in modo molto professionale a un'affezionata clientela di "gente per bene". Rose (Jennifer Aniston) è una bella lap dancer non più giovanissima, stanca di un ambiente che sta peggiorando come tutto il resto della società, sua vicina di casa. Anche Kenny (Will Poulter) vive nello stesso caseggiato, un adolescente trascurato e assai imbranato, che ha eletto David a suo mentore.
Fiction?
In piena campagna elettorale italiana, non può che essere consigliata la visione casalinga di Candidato a sorpresa, commedia divertente e sboccata entro limiti accettabili, tanto per consolarci un po' delle patrie sventure. Il Blu-ray Warner offre il film anche nella versione estesa di 11 minuti. L'immagine è ottima, costantemente dettagliatissima, sempre nitida nella resa dei caldi colori della fotografia originale. Per essere una commedia centrata sui dialoghi, l'audio italiano in DD 5.1 offre una discreta resa di ambiente e musiche con qualche effetto speciale per le occasioni più movimentate (più nitida e brillante la traccia originale). Come extra troviamo 16 minuti di scene estese, con anche un finale alternativo e circa 10 minuti fra "paperissime" (gli errori sul set) e le gag (scherzi fra i protagonisti).
Fiction?
Tutto il mondo è paese... almeno nella politica. Consola e sconforta dirlo. Dopo numerose commedie anche drammatiche, in cui si denunciava il livello al quale è giunta la politica americana e le nefandezze di cui sono capaci i vari candidati a qualunque carica, arriva sugli schermi una commedia divertente e sboccata entro limiti accettabili, Candidato a sorpresa, in originale The Campaign. A priori il film non prometteva bene data la presenza di una coppia composta da Will Ferrell e Zach Galifianakis, due attori rimasti imprigionati in una precisa tipologia di personaggio, che spesso ha deluso. Invece di diventare sinonimo di divertimento, per scelte sbagliate nel tempo hanno dato il peggio, mentre possono fare di meglio se ben guidati e in presenza di una sceneggiatura decente.
Jason Bateman è un travet vessato dal sadico capo (Kevin Spacey), che lo sfrutta da anni col miraggio di una promozione; Jason Sudeikis si ritrova come capo dell’amata azienda un pervertito cocainomane (Colin Farrell), figlio del vecchio padrone purtroppo trapassato. Charlie Day lavora come assistente della procace dentista Jennifer Aniston, che lo molesta sessualmente, ricattandolo pure. Tutti e tre avrebbero una vita più felice se i tre odiosi capi, dei veri “horrible bosses” come da titolo originale, crepassero. Imbastiscono così quasi per gioco un piano per eliminarli, senza immaginare tutta la caterva di imprevisti che si abbatterà su di loro, causa palese impreparazione a gestire un complesso disegno criminale. Pur avendo in mente un piano stile Delitto per delitto di Hitchcock (e anche Getta la mamma dal treno, con De Vito), riusciranno a incasinare tutto, rischiando di finire in grossi guai.