Di www.MovieSushi.it   |   01 Marzo 2010
Festival di Roma: tagliata la sezione Extra
La nostra Italietta è fatta così. Quando una cosa funziona la si ridimensiona, la si retrocede, la si dimezza. Per non dire che la si elimina. Sabato è apparsa sul Corriere della Sera Roma una brutta notizia, non ripresa quasi da nessuno, tanto che sembra quasi di averla sognata. Il Festival del Cinema di Roma ha drasticamente ridotto la sezione L’Altro Cinema/Extra, curata da Mario Sesti, quella che finora aveva distinto il Festival di Roma come qualcosa di diverso dagli altri Festival. Che, in qualche modo, lo aveva caratterizzato fin dall’inizio.
L’Altro Cinema/Extra, con un drastico ridimensionamento, passa da 29 spazi a 12 film, di sola natura documentaria. Gli incontri con il pubblico, vera caratteristica vincente del Festival di Roma, non saranno più di due.
Robert De Niro, Richard Gere, Meryl Streep, David Cronenberg, Asia Argento, i duetti Carlo Verdone-Toni Servillo, Gabriele Muccino-Giuseppe Tornatore, Bernardo Bertolucci-Marco Bellocchio. Ecco alcuni degli ospiti che si sono alternati in questi anni sul palco dell’Auditorium di Roma. Ma Extra ha presentato anche documentari da Oscar (Man On Wire), cinema dedicato alla musica rock (Kurt Cobain: About A Son), film di genere (Martyrs) e ogni cosa rappresenti linguaggi nuovi e sperimentali.
Ora tutto questo è ridotto. E il rischio, scrive il Corriere della Sera, è che si arrivi a “un’estinzione graduale nel tempo” (nel 2006 film e documentari erano 47). Mario Sesti, il curatore della sezione, interpellato dal Corriere ha risposto con un no comment. “Senza autorizzazione, mi hanno detto che non posso parlare”.
Il Corriere della Sera ha anche raccolto alcune reazioni. “Sono stupito, in Italia, quando si ridimensiona qualcosa, finisce per scomparire” ha dichiarato Carlo Verdone. “Mi auguro che ci ripensino, basta andare su YouTube per vedere quanto sono cliccati quegli incontri. Eppure non facevano ridere, parlavamo del nostro lavoro. Perché depauperare qualcosa che funziona?” Non è di questo parere Gian Luigi Rondi, presidente del Festival. “Non vedo il ridimensionamento, al contrario, abbiamo reso Extra più importante valorizzando i documentari come in nessun’altra rassegna, e ci sarà il verdetto di una giuria internazionale”.
Resta da chiedersi che ne sarà ora del Festival di Roma, che sta pian piano perdendo tutte le sue particolarità, per entrare nel solco dei Festival più tradizionali. In questo senso sono emblematiche le parole di Asia Argento, che leggiamo sempre dalle pagine del Corriere. “Il rischio è che, continuando a cambiarlo, il Festival perda identità, come una donna che si fa una plastica facciale all’anno e poi diventa irriconoscibile. Quando trovi una formula che funziona, è sbagliato cambiarla”.
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Di www.MovieSushi.it   |   01 Febbraio 2010
È un'altra storia di brillante travestimento e di clamorosa beffa Il concerto, proprio come quel Train de vie che aveva rivelato qualche anno fa il regista Radu Mihaileanu. Dopo averci raccontato la storia di alcuni ebrei che organizzavano un finto treno di deportati, con tanto di finti soldati nazisti a guidarlo, oggi ci racconta la storia di un gruppo di musicisti ebrei che si fingono l’orchestra del Bolshoj di Mosca e accettano l’invito di un prestigioso teatro di Parigi per un concerto. Un ex direttore d’orchestra del Bolshoj, che era stato allontanato da Breznev, in epoca comunista, per non aver licenziato dei musicisti ebrei, ora fa il custode allo stesso teatro. E intercetta la lettera con l’invito per il concerto. Così decide di chiamare il suo vecchio gruppo, più alcuni improbabili nuovi acquisti.
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Di www.MovieSushi.it   |   20 Gennaio 2010
Tra le nuvole: Un riso amaro contro la crisi
Tra le nuvole è una commedia aspra, serrata e tagliente, scritta in modo superbo ed interpretata anche meglio.
Tra le nuvole è una storia d’amore romantica, divertente e straziante come solo le migliori storie sanno esserlo, al cinema e nella vita.
Tra le nuvole
è una tragedia, sovraccarica delle tensioni e delle molte disperazioni create dalla crisi economica globale.

Serve altro per definirlo un film straordinario?
Speriamo, piuttosto, che dopo la delusione ai Golden Globes (dove si è aggiudicato solamente il premio per la Miglior Sceneggiatura), agli Oscar goda di maggior fortuna. Tuttavia, la miopia dell'Academy, soprattutto in un'annata segnata da un blockbuster coraggioso e imponente come Avatar, è ben nota, anche di fronte ai buoni risultati al box office che il film sta ottenendo in patria (dove è uscito lo scorso 4 Dicembre, incassando, finora, circa 64 milioni di dollari).

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Di www.MovieSushi.it   |   06 Gennaio 2010
Sons of Cuba: La lotta della giovane Cuba, sul ring e nella vita
Da quarant’anni una piccola isola domina il Pugilato alle Olimpiadi”.
Inizia ricordando quest'impressionante dato statistico Sons of Cuba vincitore del Marc'Aurelio d'argento come miglior documentario per la Sezione L'Altro Cinema-Extra all’ultima edizione del Festival Internazionale del Cinema di Roma.

Per indagare le ragioni di questo primato, il giovane documentarista inglese Andrew Lang si è immerso nella controversa realtà cubana per più di due anni (dal 2005 al 2007). Con una troupe composta quasi interamente da tecnici locali, Lang ha ottenuto, unico caso in quasi cinquant’anni di Rivoluzione cubana, l’autorizzazione a girare all’interno di un istituto scolastico: l’Havana Boxing Academy. Qui vengono formati i giovanissimi boxeur (dai 9 agli 11 anni) che avranno il compito di continuare tale gloriosa tradizione, attraverso un duro regime di allenamento quotidiano: sveglia alle quattro del mattino, cinque ore di esercizio fisico, lezioni scolastiche fino al pomeriggio e poi di nuovo in palestra.
Sforzi e fatica in nome dell’ideale rivoluzionario (“Attraverso lo sport, la rivoluzione avanzerà”, nelle parole del Líder Máximo Fidel Castro), già così forte in loro, ma anche in nome di una possibilità di riscatto dalla miseria delle loro condizioni di vita.

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Di www.MovieSushi.it   |   03 Gennaio 2010
Radu Mih?ileanu: l'ironia e la musica contro le tragedie della Storia
Finzione, inganno, beffarda impostura.
Il cinema di Radu Mih?ileanu ruota da sempre attorno a questi elementi, che ritornano anche nella sua ultima opera, Il concerto, nelle sale italiane dal prossimo 29 Gennaio ma presentato in anteprima (trovate qui la nostra recensione) all’ultima edizione del Festival Internazionale del Cinema di Roma.
Ad essi, il regista rumeno aggiunge quel tocco di leggera e brillante ironia che, nel 1998, lo fece conoscere al grande pubblico con Train de vie – Un treno per vivere. Nel poetico racconto ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale la grottesca preparazione di un finto treno di deportazione da parte di una comunità ebraica diventa il simbolo della reazione, comica e fiabesca, alla barbarie nazista.

La storia di alcuni musicisti ebrei, allontanati dal Bolshoi di Mosca all’epoca della Russia comunista, che accettano l’invito ad esibirsi in un prestigioso teatro di Parigi, in realtà destinato alla vera orchestra del celebre teatro russo, caratterizza invece Il concerto.
Ancora una volta, dunque, Mih?ileanu ci offre la sua preziosa lezione: guardare negli occhi la tragedia, l’Olocausto come gli orrori dell’URSS, e avere il coraggio di irriderla, non significa sottovalutarla ma è, al contrario, l’unico modo di sopravvivere ad essa e, forse, prendersi una rivincita nei suoi confronti.

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Di www.MovieSushi.it   |   31 Dicembre 2009

Si dice che il cane sia il migliore amico dell’uomo. In verità non sempre si rivela propriamente amico, ma quando lo è senza ombra di dubbio è anche il migliore. Ne sa qualcosa Richard Gere, protagonista della nuova zuccherosa opera di Lasse Hallstrom, il regista di Le regole della casa del Sidro, Buon Compleanno Mr. Grape e Chocolat.

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Di www.MovieSushi.it   |   27 Dicembre 2009
L'Aquila Bella Mè: Quello che le televisioni non dicono
È un quadratino piccolo piccolo, la televisione, un picture in picture rispetto allo schermo più grande, quello del cinema, dove viene proiettato L’Aquila bella me. Visto al Festival di Roma, sezione L’altro cinema/Extra, il film di Pietro Pelliccione e Mauro Rubeo (prodotto da Daniele Vicari e Valerio Mastandrea) è un racconto del terremoto che il 6 aprile scorso ha sconvolto la vita degli aquilani, visto dal di dentro, da due ragazzi del luogo. E con quei modi e quei tempi che la velocità e i toni dell’informazione televisiva non permettono.
È per questo che quella tv, quelle immagini che in quei giorni vedevamo ovunque, relegata in un angolo dell’immagine cinematografica, diventa un simbolo: vediamo le immagini televisive attraverso le televisioni poste nelle tendopoli approntate nel capoluogo abruzzese.
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Di www.MovieSushi.it   |   02 Dicembre 2009
A Serious Man: The Boys Are Back In Town
contro
The Boys Are Back In Town, recitava una vecchia canzone dei Thin Lizzy, utilizzata come colonna sonora di ogni celebrazione di ritorno a casa. I boys in questione che sono tornati a casa sono Joel e Ethan Coen, noti come i Fratelli Coen. Che con A Serious Man sono tornati nella loro Minneapolis, per raccontare una storia personalissima, che parte dalla loro infanzia. Siamo nel 1967, in una comunità ebraica di un non ben identificato paesino del Mid West. È il luogo da dove vengono Joel e Ethan, e il racconto è ispirato a fatti e persone conosciute nella loro infanzia.
Larry Gopnick, professore di fisica, sembra uno di quegli uomini senza qualità che sarebbe piaciuto raccontare a Musil. È un professore di fisica in attesa di una cattedra: nel frattempo la moglie ha deciso di lasciarlo per Sy Ableman, un uomo concreto e importante. Able man significa appunto uomo abile, capace. È lui l’uomo serio, il “serious man” del titolo. Nel frattempo la vicina di casa lo tenta girando nuda per il giardino, lettere anonime sembrano minare la sua promozione, e nemmeno con i figli le cose vanno bene. “Potrebbe andare peggio, potrebbe piovere” recita una famosa battuta di Frankenstein Jr. E infatti le cose peggiorano ulteriormente…
La stampa americana ha definito il film “l’Antico Testamento in trasferta a Minneapolis”: lo spunto del film potrebbe essere, infatti, il Libro di Giobbe, in cui l’uomo viene messo alla prova per dimostrare al propria fede, nonostante sembra che il suo Dio si accanisca contro di lui. Uscendo dal seminato religioso, potremmo definire il film anche una parabola sul destino e la scelta umana, con il primo a prevalere incondizionatamente. “Una serie di sfortunati eventi” potremmo definire la storia, rubando il titolo a un’altra opera.
È nerissimo l’orizzonte di questi Fratelli Coen, annuncia tempesta come nella scena che chiude bruscamente il film. I due fratelli sfogano tutto il loro pessimismo cosmico in un film claustrofobico, chiuso in quattro mura, e chiuso in se stesso. Siamo agli antipodi dei kolossali spazi aperti da cinemascope desertico di Non è un paese per vecchi, e dalla comicità con cast all star di Burn After Reading. A Serious Man è un film tutto in interni – ricostruiti alla perfezione e fotografati in un uniforme tono marrone – e senza star (un George Clooney avrebbe spezzato la magia del salto indietro nel tempo, hanno dichiarato gli autori), ma con caratteristi scelti bene, che forniscono un’ottima prova. Sono interni da incubo, sono le case piccolo borghesi che da American Beauty e Revolutionary Road al cinema ci hanno abituato a scene di ordinaria tragedia.
Ma A Serious Man è un film chiuso in tutti i sensi. È soprattutto un film chiuso in se stesso, in cui i Coen sono così calati nella loro infanzia, e in usi e costumi legati alla religione ebraica, da realizzare un film quasi solipsistico, criptico, difficile da capire. La grandezza di un autore sta nel riuscire a parlare del proprio mondo e delle proprie ossessioni riuscendo al contempo a essere universale, e arrivare a tutti. A Serious Man racconta un mondo distante, e così personale che i Coen lo tengono tutto per loro, e non ci invitano mai ad entrare. Così A Serious Man è un film serioso, e – nonostante qualche situazione divertente – in fondo è noioso. Anche se chi ha deciso di ridere con i Coen si sforza di ridere lo stesso. Ma c’è poco da ridere, in tutti i sensi. È un esercizio di stile che al di fuori della comunità ebraica e dell’America, risulta fine e se stesso. I ragazzi sono tornati a casa. Speriamo che si rimettano presto in viaggio, ritrovando il mondo e ritrovando se stessi. Fratelli, dove siete?
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Di www.MovieSushi.it   |   15 Novembre 2009
Identità. Confine. Confini non solo geografici, ma confini soprattutto interiori, intimi. La boxe come scuola di vita, parare i colpi sul ring per imparare a parare i colpi bassi della vita. Tenere alta la guardia, e rialzarsi dopo ogni caduta. Perché non è importante quante volte si cade, ma come ci si rialza dopo ogni caduta. Di tutto questo parla Alza la testa, di Alessandro Angelini, presentato in concorso al Festival di Roma, e nelle sale in questi giorni. Il film ha regalato a Sergio Castellitto il Marc’Aurelio d’Oro come miglior attore, com’era capitato a Giorgio Colangeli tre anni fa proprio con il film d’esordio di Angelini, L’aria salata. Segno che Angelini ci sa fare nella scelta e nella direzione degli attori. Ma il suo ultimo film ha così tanti temi che vale la pena di approfondirli. Come abbiamo fatto in questa lunga intervista.
Dopo L’aria salata anche Alza la testa è la storia di un rapporto padre-figlio. Perché le interessano questo tipo di storie?
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Di www.MovieSushi.it   |   14 Novembre 2009
Il mondo del rock vive di leggende, maledizioni, montature. E quando si mettono di mezzo i Beatles, si sa, tutto diventa più grande. Così, se ancora oggi, dopo l’iradiddio che successe negli anni Sessanta, c’è ancora qualcuno che crede che Paul McCartney sia morto, nei primi anni Settanta c’era qualcuno che credeva che McCartney non solo fosse vivissimo, ma incidesse i dischi con il nome di un altro. Quel nome era Emitt Rhodes. Solo che Emitt Rhodes era una persona che esisteva, un cantante e un autore con un suo repertorio di tutto rispetto. Ma da questa leggenda, e da altre vicissitudini, rimase travolto.
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Un film nero e pessimista, claustrofobico e chiuso in se stesso, e in un mondo in cui non ci invitano mai ad entrare. Fratelli, dove siete?