L’arte di arrangiarsi
Da una lontana provincia italiana, il delizioso paesello di Pietramezzana, Dolomiti della Lucania, piccole case arroccate fra verdi pendii, gole rocciose e nuvole (nome di fantasia, la zona è realmente quella, bellissima), dove tutti sognerebbero di ritirarsi per ritemprarsi dallo stress metropolitano, sono invece fuggiti quasi tutti, perfino il Sindaco, abbandonando i cittadini a loro stessi. L’economia locale è precipitata dopo la chiusura della miniera, unica attività della zona, e i 120 abitanti sopravvissuti tirano a campare con l’assegno di disoccupazione e qualche stratagemma all’italiana.
Milano Legal
Certi generi non sono nelle corde dell'italica cinematografia, è inutile insistere. A dire il vero, visti i recenti prodotti, ci chiediamo cosa sia rimasto in queste usurate corde. Umberto Carteni (Diverso da chi?) ci prova anche lui, a variare i temi della commedia, trasportando liberamente su grande schermo il romanzo di Federico Baccomo alias Duchesne, che nasceva a sua volta da un ironico blog dedicato agli avvocati milanesi. Il rampante anche se scontento Andrea, associato in uno studio legale internazionale, si occupa di operazioni societarie miliardarie. Per la carriera ha rinunciato alla sua vita privata, che si trascina squallidamente. Mentre tratta la cessione di un'industria italiana, piccola ma preziosa, per conto di un acquirente arabo, incontra Emily, quella che potrebbe essere l'amore della sua vita.
Tanti disastri e pochi matrimoni nella nuova commedia sentimentale diretta da Nina Di Majo. Infatti di matrimonio al centro della storia ce n'è uno solo mentre di guai ce ne sono moltissimi. Il film si poggia su una sceneggiatura che sembra ideata dal peggior Virzì (la sceneggiatura non a caso è di Francesco Bruni che spesso lavora al fianco del regista toscano) e tra equivoci e distrazioni si ride poco e niente. Gli attori non funzionano o funzionano poco e quello che dovrebbe essere il trascinatore, Fabio Volo, si trova invischiato in quella che probabilmente è la peggior interpretazione della sua carriera. Nel ruolo del classico bresciano ricco e dalle idee leghiste, Volo dovrebbe divertire con la sua solita faccia tosta; e ci riuscirebbe se non fosse per uno script discutibile che penalizza irreparabilmente il suo lavoro. Margherita Buy nel ruolo della solita donna sola ed isterica è forse quella che ne esce meglio mentre Luciana Littizzetto è totalmente priva della vivacità che la caratterizza. Tra i protagonisti presente anche la giovane e bella Francesca Inaudi che, in mezzo a tanta pochezza, non sfigura.
- Recensione
- Matrimoni e altri disastri
- Nina di Majo
- Margherita Buy
- Fabio Volo
- Luciana Littizzetto
- Francesca Inaudi
- Mehmet Gunsur
- Marisa Berenson
- Mohammed Bakri
- Massimo De Francovich
- Gianna Giachetti
- Elisabetta Piccolomini
- Stefano Abbati
- Antonio Petrocelli
- Sergio Forconi
- Laura Pestellini
- Danilo Nigrelli
- Nicoletta Boris
- Jarkko Pajunen
- Lorenzo Caponetto
- 01 Distribution
- 2010
- Commedia
Elena (Ambra Angiolini) è una caparbia donna che lotta tutti i giorni contro i pregiudizi razziali, svolgendo il ruolo di mediatrice culturale tra africani e istituzioni italiane. Il marito Carlo (Fabio Volo), viceversa, è completamente insensibile al tema ed evita furbamente le situazioni che lo potrebbero mettere di fronte alla propria indifferenza e costringerlo ad affrontare l'argomento. In modo pressoché analogo è delineata l'altra coppia protagonista del film, composta da due senegalesi immigrati a Roma: Nadine (Aïssa Maïga) è un'affascinante donna nauseata dal sentir sempre parlare di Africa, fame, povertà e miseria e desidererebbe solo vivere la propria vita infischiandosene del resto; sfortuna vuole che il marito (Eriq Ebouaney) sia collega di lavoro di Elena e che ingaggi continuamente battaglie per il proprio paese e per il proprio popolo. Inevitabile sarà l'incontro/scontro tra le due famiglie, con una carambola di eventi che metteranno in luce la vera essenza del razzismo quotidiano e l'ipocrisia sociale di fondo.
Dopo l’inaspettato successo di Manuale d’amore, il regista Giovanni Veronesi (figura molto potente nell’attuale scacchiera “politica” del cinema italiano) e Aurelio De Laurentis (forse, l’ultimo produttore in senso stretto rimasto in questo “povero” paese) ci riprovano sfruttando la via del sequel ma, nonostante gli esorbitanti incassi ottenuti fino ad ora, il risultato è quantomeno mediocre, sicuramente inferiore alla pellicola precedente. Ancora una volta il film si presenta come una tetralogia di storie il cui collante – per modo di dire – è un fattore esterno: nel primo capitolo era un audio libro, qui invece si tratta di una trasmissione radiofonica sull’amore condotta dal dj Claudio Bisio.