Madonna-Mussolini: zero a zero
Capita ogni tanto di porsi il retorico interrogativo: come siamo finiti così? Francesco Diliberto aka Pif con il suo secondo film, cerca una risposta, per capire, per spiegare una parte importante della nostra storia, che tanti pesantissimi riflessi ha avuto sul nostro sviluppo come paese civile (se una pianta ha radici malate, crescerà asfittica, deforme, malaticcia). Come in La Mafia uccide solo d’estate, Pif la prende alla lontana e la sua narrazione ha un approccio sentimentale, nel senso che la storia, anche quella con la S maiuscola, gira intorno alle vicende di piccole persone, ai loro affetti, ai loro principi, ai loro sacrifici. E ai loro errori.
L’arte di arrangiarsi
Da una lontana provincia italiana, il delizioso paesello di Pietramezzana, Dolomiti della Lucania, piccole case arroccate fra verdi pendii, gole rocciose e nuvole (nome di fantasia, la zona è realmente quella, bellissima), dove tutti sognerebbero di ritirarsi per ritemprarsi dallo stress metropolitano, sono invece fuggiti quasi tutti, perfino il Sindaco, abbandonando i cittadini a loro stessi. L’economia locale è precipitata dopo la chiusura della miniera, unica attività della zona, e i 120 abitanti sopravvissuti tirano a campare con l’assegno di disoccupazione e qualche stratagemma all’italiana.
Più congiuntivi (e più carta igienica) per tutti
Per un tragico errore umano (ma ci si mette anche google) una disastratissima scuola media di Acerra, nota come discarica e non solo di spazzatura, con record di abbandoni e bocciature, viene gemellata con un impeccabile istituto, sempre in prima linea per qualità e risultati, sito in un ridente paesino toscano. Parte così un pullman ricolmo di sciagurati studenti che faticosamente dalle aride lande campane si inerpica fra ordinati filari di cipressi sulle verdi colline toscane.
Riscrivere le pagine bianche
Pietro (Bova) e Francesco (Argentero) sono due fratelli-coltelli. Dopo gli anni della giovinezza, qualcosa ha incrinato il loro rapporto, allontanandoli irrimediabilmente. Chiusi nel rispettivo rancore sono diventati due adulti bastardi dentro, incapaci di costruire un decente rapporto con il prossimo.