Tra le varie case di distribuzione americane specializzate nel cinema di genere, la Dark Sky Films è, sicuramente, una delle più attive. Ultimamente, infatti, ha immesso sul mercato una serie di titoli assolutamente imperdibili. Il primo titolo che mi sento di consigliare caldamente (anche perché si tratta di un inedito per l’Italia) è Spider Baby, horror seminale diretto dal grande Jack Hill nel 1968. Il film, che insieme al quasi contemporaneo La notte dei morti viventi ha rivoluzionato l’horror americano, racconta la storia dei fratelli Merrye – Elizabeth, Virginia e Ralph – i quali sono affetti da una rara malattia genetica che riduce le sue vittime allo stato selvaggio (con tanto di cannibalismo come piccolo effetto collaterale). A badare a loro è rimasto solo Bruno (Lon Chaney Jr.), l’autista di famiglia il quale non può evitare il peggio quando lontani parenti arrivano per una visita di cortesia. L’edizione Dark Sky annulla in un sol colpo tutte quelle precedente fornendo una copia in alta definizione, restaurata partendo dall’originale negativo 35mm. Jack Hill stesso (autore di un interessante commento audio insieme a Sid Haig) ha supervisionato l’operazione integrando nel film alcune scene mai viste prima. Completa il tutto un reparto extra che offre 3 documentari, una fotogallery e l’inizio alternativo.
Un altro classico (anche se più recente) assente dal mercato italiano è il divertente Trilogia del terrore (1975, di Dan Curtis), horror in tre episodi interpretato dalla divina Karen Black. Il film è famoso soprattutto per l’episodio (tratto da una short story di Richard Matheson) in cui la Black viene assediata nel suo appartamento da Zuni, una statuetta africana posseduta da uno spirito malvagio. L’edizione della Dark Sky offre il commento audio di Karen Black e dello sceneggiatore William Nolan, una featurette dedicata a Richard Matheson e una alla stessa Black.
Altro titolo strepitoso proposto dalla Dark Sky è Werewolves on Wheels, super-cult dell’exploitation anni Settanta diretto da Michel Levesque (l’art designer dei film di Russ Myer). Definito come “l’Easy Ryder con i lupi mannari” il film racconta di una banda di motociclisti che, dopo essere stati coinvolti in un rito satanico, si trasformano in licantropi. Ottima la qualità audio-video presentata e, nonostante si tratti di una produzione indipendente a basso budget, la Dark Sky è riuscita a fornire un’ottima offerta di contenuti speciali: commento audio del regista e dello sceneggiatore David M. Kaufman, photo gallery, trailers originali e radio spots.
Da segnalare, infine, la Ultimate Edition Blu Ray che la Dark Sky propone di The Texas Chainsaw Massacre (Non aprite quella porta), sostanzialmente simile a quella italiana a cura della Dall’Angelo Pictures (vedi recensione), l’edizione Dark Sky offre l’alta definizione del supporto Blu Ray e nuovi contenuti speciali: il commento audio di Tobe Hooper, Daniel Pearl, Gunnar Hansen, Marilyn Burns, Paul Partain, Allen Danziger e Robert A. Burns, l’art director.
Survivors - I Sopravvissuti - Serie TV 1975 BBC: Quando l'Apocalisse comincia con l'influenza
Di Paolo Zelati | 17 Marzo 2009Uno dei vantaggi più interessanti legati al supporto dvd è quello di poter recuperare chicche come Survivors. C’è tutto un mondo, dietro alle serie tv degli anni Settanta (soprattutto), che merita di essere riscoperto. Saghe coinvolgenti, amatissime e, inoltre, che hanno notevolmente influenzato l’evolversi del fanta-cinema a livello internazionale.
- Recensione
- Survivors - I Sopravvissuti - Serie TV 1975 BBC
- British Broadcasting Corporation (BBC)
- Pennant Roberts
- Terence Williams
- Gerald Blake
- Eric Hills
- Peter Jefferies
- George Spenton-Foster
- Tristan DeVere Cole
- Lucy Fleming
- Ian McCulloch
- Denis Lill
- Stephen Dudley
- Tanya Ronder
- John Abineri
- Lorna Lewis
- Carolyn Seymour
- Sci-Fi
L'inizio è quello di un tipico Vietnam movie: elicotteri in volo e musica sixties. Effetti speciali iperrealistici, budella sparse per il campo di battaglia e fiotti di sangue, e soldati che cadono al ralenti. Anche la fotografia è ricalcata sui toni di Apocalypse Now, Platoon e Full Metal Jacket. Dopo pochi minuti però – complice Jack Black appeso in maniera irreale a un elicottero - capiamo che non siamo in guerra, ma in un film, tratto da un libro su una missione suicida. Tropic Thunder è un sapiente gioco metacinematografico, una farsa dove Apocalypse Now incontra Professione: pericolo ed Effetto Notte (ma anche il M.A.S.H. di Altman). Tra gli extra del dvd c’è proprio il making of della prima, fondamentale scena del film, dove capiamo come siano stati studiati gli stilemi del genere.
Ci sono dei cartoni animati che, senza ombra di dubbio, hanno lasciato nella cultura pop del nostro paese una traccia indelebile. Esistono frasi, battute che vengono citate, utilizzate o, almeno, subito riconosciute da (soprattutto) quella fascia generazionale che, oggi, ha trent'anni e che, negli anni Ottanta, è cresciuta a “pane e anime”. “Il mondo è mio!!!” è proprio una di queste espressioni e, a pronunciarla, con tanto di risata di contorno, era il mitico Dottot Zero, supercattivone del cartone animato giapponese Fantaman, arrivato in Italia nel 1981.
Due donne forti nella sua vita, entrambe amate in modi e momenti diversi: Alba (Monica Bellucci) che piangerà per lui, e Sara (Ksenia Rappoport: complimenti a Tornatore per la bella scoperta) che, invece, lo farà piangere.
E piange, Roberto. Contro il machismo del fisico di Favino e quello maschile imposto dalla società, cede alla normale malinconia di una storia che finisce.
Maria Sole Tognazzi, dopo il brillante esordio con Passato prossimo del 2003, prova a raccontare la coppia dall'inusuale punto di vista maschile, evidenziandone le sofferenze.
Ma l'impresa le riesce solo a metà.
Se da un lato, infatti, la sceneggiatura riesce, malgrado qualche banalità e notte insonne del protagonista di troppo, a rendere un film sentimentale per molti aspetti realistico (anche se la Bellucci fa di tutto per convincerci del contrario: un corso di dizione è sempre più urgente) e non melodrammatica ed irritante come sono molti film di questo genere, dall'altro la sua regia tende troppo spesso a "calcare la mano" sul, appunto, sentimentalismo, indugiando su sguardi, mani, sorrisi in alcuni casi efficaci e funzionali (bellissima la scena della cena tra Favino e la Rappoport, verso la fine del film) ma a lungo andare, stucchevoli.
Mentre sugli schermi italiani esce finalmente The Wrestler, l'attesissimo Leone D'oro dell'ultima Mostra del Cinema di Venezia, la Mediafilm distribuisce l'edizione Blue Ray di Il collezionista di occhi, il primo horror movie prodotto dalla WWE (World Wrestiling Entertainment).
Ai confini della realtà - Anni '80: Finalmente in dvd il mitico "revival" anni Ottanta
Di Paolo Zelati | 23 Febbraio 2009Tra tutte le serie Tv che più hanno influenzato lo sviluppo del cinema (e della letteratura) fantastico contemporaneo, Ai Confini della Realtà è (insieme a Star Trek) la più importante. Ideata da Rod Serling nel 1958, la serie venne trasmessa dalla CBS tra il 1959 e il 1964 per un totale di 156 episodi. Famosi per proporre un affascinante mix tra mystery, horror, fantascienza e grottesco, gli episodi della serie (introdotti in prima persona dallo stesso Serling) furono scritti, tra gli altri, da scrittori del calibro di Richard Matheson, Charles Beaumont e Ray Bradbury. Entrata di diritto nella storia della cultura pop americana (citata ancora oggi, per esempio, in cartoni animati come I Simpson o I Griffin) Ai Confini della Realtà affascinò critici e pubblico, creando un vero e proprio culto mediatico “ante litteram”. Molti giovani attori e registi (che poi sarebbero diventati nomi di punta della New Hollywood) esordirono nella serie ideata da Serling; ricordiamo solo Robert Redford, Charles Bronson, William Shatner e Richard Donner.
Finalmente ce l’abbiamo fatta: anche in Italia è uscita un’edizione degna di questo nome per Non aprite quella porta, capolavoro firmato da Tobe Hooper nel “lontano” 1973 e imitato, da troppi, fino alla nausea. Se possedete il film in qualche altro formato (VHS, DVX, oppure la terribile edizione italiana Kult Horror) incineritelo: è questa l’edizione da prendere.
Se non ci fosse il stato il classico corto Pixar (si chiama Presto, ed è ancora una volta strepitoso, la storia di un mago e del coniglio che estrae dal suo cilindro) a precedere Wall-E quando è uscito in sala, probabilmente non avremmo neanche creduto di trovarci in un film d’animazione. Perché l’inizio di Wall-E è degno, per impatto e qualità delle immagini, di quelli di un classico della fantascienza. Lo scenario apocalittico-distopico in cui si muove il robot Wall-E, è ai livelli di Blade Runner o di 2001: Odissea nello spazio. Oggetti che ormai appartengono a un modernariato vicino/lontano nel tempo, che questo essere meccanico, moderno E.T. dal collo lungo e gli occhini sgranati, raccoglie e conserva. Grattacieli altissimi, che solo un incontro ravvicinato ci rivela essere montagne di spazzatura, che Wall-E raccoglie e compatta in cubi. È la Terra del futuro, il mondo che noi umani ormai abbiamo abbandonato. C’è rimasto solo Wall-E, che centinaia di anni prima avevamo creato per raccogliere la spazzatura, e che, dimenticato, continua il suo lavoro.
Ritrovarsi sul set di The Passion diretto da Mel Gibson, ha dato modo a due registi, Francesco Cabras e Alberto Molinari, di porre domande al cast del film rispetto alla religione, a Dio e ai grandi misteri legati alla cristianità.