Natale in crisi
Non ci sono neanche più i Cinepanettoni di una volta... Quest'anno, forse per risparmiare, la Filmauro dei De Laurentiis si presenta sugli schermi con una commedia comico/romantica in due episodi, uno interpretato da Christian De Sica, mentre l'altro è affidato alla coppia Greg & Lillo. Il fatto che non si riesca a mettere insieme una sceneggiatura capace di reggere almeno 90 minuti, ricorrendo a due brevi storielle separate, la dice lunga sullo stato di salute del nostro cinema più commerciale. Nel primo episodio De Sica è Alberto, psichiatra sotto indagine del feroce Fisco. Temendo la carcerazione preventiva, fugge dalla sua clinica travestito da prete, finisce a Trento e rocambolescamente si insedia nella Parrocchia di un ridente paesino montano (curioso cameo di Vauro).
Ci risiamo. Per il ventiseiesimo anno De Laurentiis sforna il solito cinepanettone, capitanato dall'immancabile mattatore Christian De Sica e diretto dall'inossidabile Neri Parenti. La storia ruota intorno a due terzetti, uno quello romano formato da Sabrina Ferilli (sempre brava e sorprendente nei tempi comici e nella forza autoironica), Massimo Ghini e, appunto, il De Sica mandrillone, che anche alla vigilia dei sessant'anni continua ad interpretare il solito ruolo del mascalzone/cornificatore di turno, quello che fugge dalle fidanzate gravide e si rifugia in zitelle vecchie e stra-ricche. Ma un giorno incontrerà la sua ex all'aeroporto (Ferilli) e, con una serie di trucchetti, la convincerà a farsi mantenere per qualche giorno. Suo figlio è quell'Emanuele Propizio ormai abbonato alle commedie ridanciane (vedi anche la prova con Verdone), qui abbinato a una Michela Quattrociocche che non si discosta granché dal personaggio interpretato per Moccia.
Ebbene sì, i cinepanettoni, con i loro 26 anni consecutivi di storia alle spalle sono ormai da considerarsi, piaccia o meno, una tradizione del nostro cinema. Riconosciuta anche a livello internazionale dopo esser entrata a far parte del Guinness dei Primati lo scorso Maggio in quanto ”unico filone cinematografico – ha spiegato il produttore Aurelio De Laurentiis durante la conferenza stampa di Natale a Beverly Hills – capace di durare tanto a lungo e sempre con lo stesso attore protagonista, Christian De Sica”.
Una tradizione che, ogni anno, è al centro di polemiche e discussioni tra chi vede nei cinepanettoni l’emblema di tutti i mali del cinema italiano e chi, di contro, ne esalta la natura nazional-popolare, suffragando tale tesi con gli incassi straordinari al botteghino, in un’eterna diatriba tra logica di mercato, da un lato, e valorizzazione culturale del settore cinematografico, dall’altro, che nel nostro Belpaese non ha mai saputo trovare una strada capace di conciliare queste due prospettive.
Polemiche destinate ad inasprirsi a causa della notizia che Natale a Beverly Hills ha visto il Ministero dei Beni e le Attività Culturali presieduto da Sandro Bondi attribuirgli la qualifica di “riconosciuto interesse culturale” (la delibera a questo link).
Un problema, quest’ultimo, dovuto all’assenza di una legge adeguata e specifica sui contributi ed il sostegno, non soltanto meramente economico, dello Stato al cinema e che rappresenta un segnale, tristemente antico, dell’arretratezza italiana in questo settore.
Natale a Beverly Hills non smentisce questa tendenza: sono tre, infatti, le donne, ovviamente tutte d’indubitabile bellezza, sulla scena dell’appuntamento di quest’anno offerto dalla ditta De Laurentiis-Parenti-De Sica.
Per Sabrina Ferilli e Michelle Hunziker è un ritorno alla serie natalizia. La prima, impegnata nell’episodio in cui deve vedersela con l’ex-amante Christian De Sica e il nuovo compagno Massimo Ghini, ritrova il cinepanettone dopo tre anni di assenza (l’ultimo era stato Natale a New York del 2006). La showgirl svizzera, invece, è al suo terzo Natale a… di fila. Dopo le veline, le letterine e le schedine dovremo, forse, iniziare a chiamarla «panettoncina»?
La terza è la new entry di quest’anno. Si tratta della Michela Quattrociocche di Scusa ma ti chiamo amore e dell’imminente Scusa ma ti voglio sposare. Da Federico Moccia al cinepanettone: cosa arriverà, dopo? Aspettiamo trepidanti (e un po’ preoccupati…) la risposta.
Dal prossimo 18 Dicembre, le sale italiane saranno letteralmente invase da Natale a Beverly Hills, diretto dal solito Neri Parenti ed incentrato su due episodi che s’intrecciano nello scenario da favola di Los Angeles. Nel primo, le new entry Alessandro Gassman e Gianmarco Tognazzi interpretano due vecchi compagni/rivali di liceo che, incontratisi casualmente a Beverly Hills, finiranno col vedere riaccese le vecchie ruggini a causa di una donna, la bionda Michelle Hunziker. Nel secondo, invece, Sabrina Ferilli ed il suo compagno Massimo Ghini dovranno fare i conti con la ricomparsa del vecchio amante di lei, un mascalzone che la mise incinta per poi sfuggire alle proprie responsabilità.
Un ruolo, quest’ultimo, su misura per Christian De Sica il quale, in occasione della conferenza stampa organizzata per promuovere il film, ha parlato della sua carriera e dei cine-panettoni, argomento a lui molto noto avendo recitato in tutti i film di Natale realizzati dal 1983 (Vacanze di Natale) ad oggi.
Da anni la scaramantica e furba usanza Filmauro per cui il film si presenta ma non si mostra alla stampa, mi obbliga a guardare il cinepanettone in sala. Rito sacrificale in cui capisco il dramma di un paese diviso a metà: chi ride con De Sica e chi ride (amaro) di De Sica. Quest’anno ho vissuto un’esperienza inattesa, a volte ho riso, e gli altri, invece, rimanevano muti, sorta di contrappasso personale.
Sullo sfondo della metropoli americana (sfruttata come se fosse Cortina, dove tutti si incontrano dappertutto) si intrecciano due storie parallele mettendo in scena la solita, bollita, commedia degli equivoci.