Il corpo come un'arma
L'Irlanda è stata un paese senza pace, lacerato da una feroce guerra civile che ha le sue radici negli anni '20, come conseguenza della mancata indipendenza dall'Inghilterra, guerra che è proseguita sotterranea per poi esplodere con violenza indescrivibile fra la fine degli anni '60 e il 1998, quando finalmente e in modo del tutto inaspettato ha avuto fine con l'accordo del "Venerdì Santo". Il film di Steve McQueen risale al 2008 e solo oggi viene distribuito nelle sale, sull'onda della fama nel frattempo conseguita dal protagonista, allora poco noto, Michael Fassbender, divenuto un divo mondiale dopo aver interpretato l'altro ormai famosissimo film di McQueen, Shame: due storie del tutto differenti nelle quali il corpo è il soggetto, un corpo che vince sull'uomo in Shame, con la sua spinta sessuale che ne fa un'arma contro se stesso, e che in Hunger è vinto invece dalla volontà del protagonista di farne un'arma contro il sistema.
Ce ne hanno racconti di poliziotti, indagatori tradizionali o dai metodi creativi, eroici e integerrimi oppure disturbati e corrotti, democratici o fascistoidi, civili o bruti, viziosi o virtuosi, single per vocazione oppure faticosamente coniugati, amati o detestati da colleghi e superori, soggetto prediletto di innumerevoli film e infinite serie tv. Arriva adesso sugli schermi un ennesimo rappresentante della categoria, uno sbirro di provincia irlandese e già questo dovrebbe garantire un po’ di divertimento, dato che il protagonista è Brendan Gleeson, ottimo interprete in innumerevoli film, fra cui citiamo solo alcuni, Braveheart, Michael Collins, Gangs of New York, In Bruges, Harry Potter. Peccato che le promesse cui accennavamo siano in contrasto con il risultato ottenuto.