Lech Majewski, artista poliedrico, sceneggiatore di Basquiat e regista di The Garden of Early Delights, sul quadro di Bosch, oltre che di lavori di video arte, conduce lo spettatore in un viaggio dentro al famoso quadro La salita del calvario di Pieter Bruegel il Vecchio, del 1564. Il dipinto riproduce la Passione di Cristo trasportando l'azione nelle Fiandre del 1500, in un periodo in cui il paese era devastato dalla crudele e spietata occupazione spagnola di Filippo II, mostrando come le pene dell'umanità assoggettata a qualunque potere assoluto siano sempre le stesse nei secoli dei secoli. Protagonista della narrazione è il pittore (interpretato da Rutger Hauer), che osserva le vite dei singoli personaggi del suo paese, mentre lentamente si mettono in movimento incontro ai loro destini, andando così a formare loro stessi poco alla volta il grande quadro complessivo che Bruegel alla fine catturerà nella sua tela (che contiene 500 personaggi).
“Melancholia, dal greco mélanos (nero) e cholé (bile), quindi bile nera, uno dei quattro umori dalle cui combinazioni dipendono, secondo la medicina greca e romana, il carattere e gli stati d'animo delle persone”. Melancholia è l’ultimo film di Lars von Trier, regista da sempre discusso, autore da subito osannato, diventato rapidamente antipatico a quasi tutti per le sue sempre provocatorie e spesso insane dichiarazioni, a qualcuno anche per i suoi film, specie se girati in base alle regole del Dogma o con l’Automavision.
La storia comincia con la narrazione di un matrimonio e con l'approfondimento psicologico dei personaggi coinvolti (e fin qui ci troviamo nettamente in territorio Von Trier...) per poi trasformarsi in un disaster movie bello e buono (un pianeta si trova in rotta di collisione con la terra). Il ricchissimo cast è composto da Kirsten Dunst, Charlotte Gainsbourg, Kiefer Sutherland, Charlotte Rampling, John Hurt, Alexander Skarsgård, Stellan Skarsgård, Jesper Christensen, Udo Kier, Brady Corbet e Cameron Spurr.
La storia comincia con la narrazione di un matrimonio e con l'approfondimento psicologico dei personaggi coinvolti (e fin qui ci troviamo nettamente in territorio Von Trier...) per poi trasformarsi in un disaster movie bello e buono (un pianeta si trova in rotta di collisione con la terra). Il ricchissimo cast è composto da Kirsten Dunst, Charlotte Gainsbourg, Kiefer Sutherland, Charlotte Rampling, John Hurt, Alexander Skarsgård, Stellan Skarsgård, Jesper Christensen, Udo Kier, Brady Corbet e Cameron Spurr.
In attesa che il film esca anche in Italia (ancora ignota lla data), guardatevi il nuovo trailer inglese:
Esce su Blu-ray Fox Non lasciarmi, crudele storia di fantascienza tratta dal romanzo del giapponese Kazuo Ishiguro (Einaudi editore), autore già di Quel che resta del giorno, film interessante, passato sugli schermi senza grande riscontro. Ottima l’immagine, sempre assai nitida e dettagliata, sia nei primi piani che nei campi lunghi, con un’avvertibile profondità di campo. L’audio è centrato sui dialoghi, con qualche spunto nei canali posteriori per alcuni effetti ambientali e per la resa delle belle musiche di Rachel Portman. Come sempre più nitida la traccia originale. Quanto ad extra troviamo un classico dietro le quinte, “I segreti di Non lasciarmi” (30’), con interviste a cast e regista; una galleria fotografica opera dello stesso regista; “L’arte di Tommy”, la sequenza dei disegni con cui il ragazzo cercherà di ottenere un rinvio del suo destino; una serie di poster del Programma Nazionale Donatori, che ci permettiamo di dire, dato il tema del film e il taglio dell’argomento, suonano abbastanza macabri.
La storia comincia con la narrazione di un matrimonio e con l'approfondimento psicologico dei personaggi coinvolti (e fin qui ci troviamo nettamente in territorio Von Trier...) per poi trasformarsi in un disaster movie bello e buono (un pianeta si trova in rotta di collisione con la terra). Il ricchissimo cast è composto da Kirsten Dunst, Charlotte Gainsbourg, Kiefer Sutherland, Charlotte Rampling, John Hurt, Alexander Skarsgård, Stellan Skarsgård, Jesper Christensen, Udo Kier, Brady Corbet e Cameron Spurr.
In uno spazio atemporale, un futuro quasi parallelo nel quale la scienza ha fatto passi da gigante, esseri umani vengono partoriti, specificatamente allevati per poi donare i propri organi, pure riserve di parti umane. Tutto questo implica una prospettiva di vita piuttosto breve, che si riduce a ogni espianto. I ragazzi come docili agnelli vengono macellati un pezzo per volta, fino a diventare inusabili e così gettati via come scarto. Tutto fa parte del Sistema, non si discute, nemmeno l’accenno a una ribellione, a una fuga. Sullo sfondo di quella che appare essere un’idilliaca oasi di campagna, Kathy, Tommy e Ruth, tre amici cresciuti insieme ad Hailsham, un isolato e apparentemente perfetto collegio inglese, scoprono di far parte di questa asettica catena di montaggio. Il resto dell’umanità quasi non si vede, i ragazzi trascorrono la vita che a loro è concessa isolati e ignorati, nell’ipocrita consapevolezza del resto del mondo. Solo usati senza l’ombra di un imbarazzo morale, perché fatti nascere e cresciuti solo per questo scopo, sono perfettamente indottrinati e del tutto rassegnati. Solo alcuni e solo per amore, osano mettere in dubbio non la liceità del sistema, ma almeno la durata del tempo a loro concesso. I tre amici sono legati fin dall’infanzia da uno scambio di sentimenti che ha intrecciato variamente le loro storie di cuore. Quando si ritrovano, dopo i diciotto anni, sono ormai convogliati senza speranza nel sistema. La straziante illusione di poter elemosinare qualcosa di più, si scontrerà con la durezza implacabile dei regolamenti.
Da film come questi non ci aspettano trame appassionanti o performance recitative. La trama è funzionale alla messa in scena dei numeri musicali e il cast viene selezionato soprattutto per le capacità atletiche, che qui, come sempre nei vari Step Up e similari, sono davvero superiori alla media. Ammireremo le spettacolari esibizioni dei vari gruppi, enfatizzati da rallenty e fermo immagine, rendendoci conto di quanto Michael Jackson abbia profondamente influenzato tutta la danza hip hop degli ultimi decenni (o al contrario sia a sua volta stato influenzato lui dalla Street Dance, nata nei primi anni ‘70). Gli stili sono il solito mix fra hip-hop, breaking, popping e locking, in nome di “improvvisazione ed evoluzione”, arrivando spesso però a somigliare molto ad un’estrema ginnastica atletica.