There was a boy, a very strange boy, enchanted boy…
Quattrocento anni sono passati e le parole da lui scritte arrivano ancora come frecce nel cuore, come lampi nel cervello (scusate la retorica ma siamo appassionate di William Shakespeare e rigettiamo con un alzata di spalle qualunque ipotesi fantasiosa sulla sua non-esistenza).
Può un cittadino perfetto, buono e giusto, sopperire in maniera fin troppo facile alla banalità del male? È la domanda cui prova a rispondere il regista austriaco Vicente Amorim, che con Good riesce a gettare uno sguardo inedito e non convenzionale su un pezzo di storia, quello del nazismo e della deportazione degli ebrei, che sul grande schermo è stato fin troppo sfruttato e spesso strumentalizzato. Grande merito va soprattutto all'attore protagonista, un Viggo Mortensen semplicemente sontuoso nel disegnare sul proprio volto i tratti di un uomo perbene, pacato, puro e senza macchie, che lentamente si lascia attrarre dal "lato oscuro" della Germania degli anni Trenta.
Nacho Cerdà è un regista di sicuro talento. Solo che, fino ad oggi, solo pochi cultori del cinema horror ne erano a conoscenza. Grazie ai suoi cortometraggi (Genesis e, soprattutto, il ferocissimo Aftermath) Cerdà si è fatto un nome nel circuito “underground” e, visti i risultati, il suo approdo al lungometraggio era solo una questione di tempo.