Attraverso un portale tenuto aperto dal Vil, una forza malefica che si nutre dell’essenza vitale delle creature, il cui esecutore è il malvagio Gul’dan, si stanno accingendo a invadere Azeroth, il regno degli umani. Per gli umani si tratta di capire come rispondere a un attacco di quella potenza, come evitare di finire annientati. Per gli orchi meno bestiali si deve scegliere fra lo sterminio senza onore o un discorso di conciliazione che può aprire a un futuro più civile. In quello che noi da profani supponiamo un diplomatico compromesso fra il ferreo controllo Blizzard, la sceneggiatura di Charles Leavitt e Jones e la messa in scena finale del regista, qui al suo primo blockbuster, il risultato finale non delude lo spettatore cinematografico (dei videogiocatori non vogliamo neanche sapere). I mondi nei quali siamo trascinati sono fascinosi, uno spettacolare universo di un barbarico medioevo, con scenografie e costumi degni di nota, scene di combattimenti, singoli duelli o stragi di massa di grande brutalità, bellissimi orchi costruiti in facial mocap e fiabesche creature (stupendi i grifoni e i lupi), per un film costato 160 milioni di dollari. Belle anche le musiche di Ramin Djawadi e la fotografia di Simon Duggan (Il grande Gatsby, il secondo 300). Ben scelto lo stanco eroe Anduin Lothar che è Travis Fimmel (Vikings) e anche la durissima mezzosangue Garona (Paula Patton). Il Guardiano Medivh è Ben Foster, bravo attore ma in Italia poco noto, al suo primo fantasy (escludendo X Men Conflitto finale), che manca però forse del carisma necessario al suo personaggio. Llane, il re di Roccavento dall’animo nobile, è Dominic Cooper. Sotto le facce di bizzarra mostruosità degli orchi si nascondono vari attori, Toby Kebbell (Durotan, l’orco che oserà sfidare il proprio ordine costituito), il mitico Clancy Brown che è il ferocissimo Black Hand, e Robert Kazinski e Daniel Wu. Ci convince meno il giovane mago Khadgar, che è Ben Schnetzer (la serie Happy Town e poco altro). Tutti i personaggi, la cui costruzione è cominciata in attesa dei film successivi, sono già ben delineati, sia che sopravvivano sia che soccombano. Warcraft il film, che non è e non vuole essere il videogame, visto su grande schermo e con un coinvolgente 3D appassiona quanto può fare un buon fantasy, con gli umani in lotta contro mostruose creature in un mondo favoloso e crudele, dove si muore da eroi per senso dell’onore e ci si ama di sofferto amore, nonostante l’appartenenza a razze diverse, in una narrazione di grande respiro, epica e drammatica, coinvolgente e mai noiosa. Anche se non innovativa, né come svolgimento, né come messa in scena. Ma garantisce il suo divertimento e vale il prezzo del biglietto. Questo Warcrfat, che non a caso si rifà al primo gioco del ’94, va anche visto nell’ottica di un trattamento che complessivamente è previsto per tre film, per cui probabilmente si amplieranno situazioni e personaggi qui assenti o ridotti e si chiarirà qualche dubbio (l’Universo Warcraft è sterminato). Insomma, abbiamo ancora “miles to go”. Per ora va anche bene così.