Arrivata al successo dopo una lunga e mai rinnegata gavetta televisiva (“penso che l’atteggiamento di tanti miei colleghi che sputano su quello che hanno fatto in TV sia ridicolo, triste e anche un po’ stupido”, quando si dice «spontaneità») con fiction come Orgoglio e Capri e a pellicole tra le più interessanti nel difficile panorama cinematografico italiano (ricordiamo La verità vi prego sull’amore di Francesco Apolloni, L’amore è eterno finché dura di Carlo Verdone o L’uomo perfetto di Luca Lucini al fianco di Riccardo Scamarcio), la incontriamo a ridosso della conferenza stampa di presentazione del film spagnolo Le 13 rose, dramma basato su una storia vera e ambientato durante la dittatura franchista.
Questo sarà solo il primo degli appuntamenti che la vedranno protagonista nei prossimi mesi, ancora sospesa tra cinema e televisione.
In uscita ci sono due pellicole che la vedono protagonista. Di cosa si tratta?
Il primo è Mannaggia alla miseria diretto da Lina Wertmüller.
Torno finalmente a lavorare con «Linuccia», come la chiamo io, e ne sono proprio felice. Non c’è intervista in cui io non ricordi che devo tutto a lei che ha creduto in me dal nulla, quando ancora non avevo fatto niente (la scelse per il ruolo di protagonista in Ferdinando e Carolina del 1999 e per l’adattamento teatrale di Storia d’amore e d’anarchia del 2002).
È una commedia che dovrebbe uscire in Autunno ma ancora non so se arriverà nelle sale o se passerà unicamente in TV. Racconta la storia di tre ragazzi, una donna e due uomini, impegnati nella preparazione di una tesi di laurea in Economia e Commercio per la quale intraprendono un viaggio in Bangladesh con lo scopo d’incontrare Muhammad Yunus, in modo da capire meglio le idee di quest’uomo straordinario, premio Nobel per la pace nel 2006. I tre preparano così la loro tesi di laurea e, al ritorno, la ragazza decide di voler applicare davvero questa specie di «utopia», anche se non è esatto definirla così giacché esistono migliaia di banche per il microcredito nel mondo. Il problema è che la sua intenzione è quella di fondare una banca simile a Napoli con tutte le difficoltà che questo comporta, in primo luogo il suo essere una tipica intraprendente milanese che si trova ad agire nell’anarchia, disordinata e magica, napoletana. Incontrerà personaggi assurdi e passerà attraverso situazioni comiche e tragiche, osservate attraverso la lente della classica commedia all’italiana.
Chi sono gli altri membri del cast?
Accanto a me ci sono Sergio Assisi, Tommaso Ramenghi e poi altri grandissimi attori come Piera Degli Esposti, Roberto Herlitzka, Peppe Servillo. Un bel cast davvero e spero proprio che il film esca nei cinema.
Per quanto riguarda, invece, l’altro film? Anche in questo caso, si tratta di una pellicola diretta da un regista con cui ha già lavorato in passato…
Proprio così. S’intitola Oggi sposi ed è diretto da Luca Lucini con cui torno a lavorare dopo L’uomo perfetto del 2005. È prodotto da Cattleya e distribuito da Universal e, probabilmente, parteciperà al prossimo Festival di Roma.
È la storia di quattro coppie assurde che devono sposarsi e dei loro preparativi al grande giorno del matrimonio. Io interpreto un ruolo meraviglioso, del quale sono molto orgogliosa (dice sorridendo sarcastica…) e non posso aggiungere altro salvo che sono davvero irriconoscibile… Si tratta, in pratica, di un ruolo molto attuale, nel quale racconto un tipo di femminilità davvero terrificante ai miei occhi ma che mi sono molto divertita a portare sullo schermo ma non posso proprio dire di più.
Due progetti cinematografici di tutto rispetto. Invece, nelle prossime settimane, sarà impegnata in Rossella, miniserie per la TV. Di cosa si tratta?
È, forse, il progetto più grosso di media serialità della Rai per il prossimo anno. Una saga in costume che inizia alla fine dell’800 e che si conclude nel 1947 e che racconta l’emancipazione femminile attraverso la figura di una donna moderna che diventerà il primo medico donna della storia. Una vera donna con le palle, insomma!
Niente a che vedere, quindi, con il romanticismo della fiction Orgoglio, che ha interpretato nel 2005 e nel 2006?
È una cosa completamente diversa, è vero, ma io adoro Orgoglio e magari ci fossero altri ruoli come quello di Elisa Deodato. Poi un attore deve andare avanti e cercare di fare cose sempre differenti rispetto a quelle fatte in passato. Il personaggio in Orgoglio era la tipica cattiva ben delineata e a tinte forti, quello di Rossella, invece, è meno «disegnato» e cercherò di dargli una credibilità ed un’attualità diversa anche perché, pur essendo calato in un contesto storico preciso, si tratta di un personaggio inventato, anche se sviluppato a partire da alcuni spunti reali.
Venendo a Le 13 rose, quest’esperienza all’estero le ha fatto venir voglia di viaggiare, non solo per puro divertimento ma anche per lavoro?
Assolutamente sì! Io adoro viaggiare. Se potessi vivere viaggiando, lo farei: è la dimensione che, in assoluto, mi si addice di più. Ovviamente amo il mio paese (specifico perché altrimenti potrei essere male interpretata) ma vorrei iniziare a lavorare all’estero un po’ di più.
Senza contare che, a differenza di altri suoi colleghi, per lei gli idiomi di altri paesi non rappresentano un problema…
In effetti è così. Sono nata e cresciuta negli Stati Uniti quindi l’inglese è la mia lingua madre, poi parlo spagnolo e tedesco. Mi manca il francese e questo è, per me, una sorta di complesso perché desidero tantissimo lavorare in Francia ma non conosco una parola di quella lingua. A parte “je suis Catherine Deneuve”! (Dice ridendo e strappando una risata a tutti i presenti)
E il successo del film in Spagna, con un milione e mezzo di spettatori e le 14 nominations ai Premi Goya (gli Oscar spagnoli) non le ha aperto nuove possibilità lavorative in quel paese?
Veramente io non sapevo nulla di quest’enorme successo. È una cosa meravigliosa! In questo periodo, appena finito un film, tendo a scappare per andarne a girare un altro, quindi non mi avevano informata del fatto che stesse andando così bene. Forse dovrei chiamare il mio agente spagnolo…
Tra i molti ruoli da lei interpretati negli ultimi mesi, qual è il suo preferito?
Di solito dico sempre che il ruolo che ho preferito è l’ultimo che ho fatto, perché tendo ad affezionarmi e a rimanere legata in modo più forte con quelli più recenti. Però stavolta devo dire che forse quello di Oggi sposi è quello che mi è piaciuto di più tra questi.
Può spiegarci il motivo?
Credo sia perché è una commedia nel vero senso della parola, mentre, invece, L’uomo perfetto era una commedia romantica, quindi un po’ «smorzata» nei suoi toni comici. Quando hai un regista che ti lascia la libertà di andare nella direzione della commedia pura e ti da piena fiducia in questo senso, il risultato è meraviglioso. Almeno spero! Magari, invece, risulterò «cagna» da morire… Però mi son divertita davvero a farlo!
Quali sono le sue altre passioni, oltre la recitazione? Magari la musica, vista anche la partecipazione al Festival di Sanremo?
Esatto! Ciò che mi fa battere il cuore, oltre al mio mestiere che adoro, è proprio la musica. Sono innamorata della musica, dei cantanti, di chi scrive musica. Per me è, in assoluto, l'arte più completa. Vado a Broadway circa tre volte l’anno per godermi tutti, ma proprio tutti, i musical e gli attori che li interpretano cantano meravigliosamente e, quindi, penso che un attore dovrebbe saper cantare. Purtroppo io non ho una gran voce ma mai dire mai…
A questo proposito, lei era una fan di Michael Jackson?
(Cambia radicalmente espressione e, dopo qualche istante di silenzio, risponde) Ero, se possibile, qualcosa di più. Il termine «fan», inteso come l’isteria di chi si strappa i capelli, non mi appartiene molto.
Io provavo un amore ed una stima enorme nei suoi confronti. Trovo che fosse il più grande artista del nostro secolo. Lo paragono a Mozart, senza alcun dubbio. Era, secondo me, una persona magica, capace di tirar fuori la parte più bambina ed innocente da se stesso e da coloro che ascoltavano la sua musica.
Michael Jackson è stato un regalo che il cielo ci ha fatto e, sempre come opinione personale, è stato ammazzato dalla cattiveria delle persone. Ormai è troppo facile piangere sulla sua tomba, visto che, nel momento in cui bisognava non parlare dell’assoluzione dalle accuse ingiuste di pedofilia che lo avevano colpito, preferendo continuare a parlar male di lui, molti che ora ne parlano come di una grande star non si sono per nulla risparmiati…
La sua morte è, per me, una tragedia terrificante.
L’intervista potrebbe chiudersi su questa nota malinconica ma poi, a microfoni ormai spenti, Gabriella Pession accenna ad un incontro «sfiorato» con il maestro Woody Allen e non possiamo non chiederle di raccontarci i dettagli. “Ero a New York per incontrare la storica casting director dei film di Woody Allen – racconta divertita – Lui non era assolutamente previsto che ci fosse e, invece, mentre aspettavo, ho visto il suo tipico basco riverso sul tavolo e ho sentito la sua voce provenire dall’ufficio. Purtroppo era impossibile incontrarlo per cui ho avuto la fortuna di averlo a pochi metri da me e, contemporaneamente, la sfortuna di non poterlo neanche avvicinare per scambiarci qualche parola. Dopo stavo quasi male per l’incazzatura…”
Una conclusione certamente migliore, caratterizzata da quel sorriso contagioso che l’ha accompagnata durante tutta la durata dell’intervista.