Siate pronti a vedere Jackie Chan in una veste del tutto nuova. Infatti lo vedremo presto sui grandi schermi nella pellicola epica 1911, dove si presenterà in un modo ben lontano dal personaggio ad esempio di Rush Hour o Shangai Noon.
La produzione di questo film, diretto da Anthony Hemingway e prodotto da George Lucas, ha tenuto n profilo basso fin dal casting aperto nell’Aprile 2009. Non si è infatti parlato molto di questa produzione targata Lucasfilm, nonostante l’impegno di un mostro sacro come il regista di Star Wars. Addirittura qualche tempo fa si vociferava che lo stesso Lucas avesse dovuto rigirare delle scene che non sembravano soddisfacenti, ma la notizia è stata subito smentita.
Paul Greengrass, conosciuto ai più per i suoi due film sulla saga di Bourne e per Bloody Sunday, è tra i più grandi registi d’azione e questo Green Zone ne è, ancora una volta la prova. La pellicola è incentrata sui primissimi giorni di guerra in Iraq e su quello che avvenne prima della cattura di Saddam Hussain. Il soggetto di Rajiv Chandrasekaran e la sceneggiatura di Brian Helgeland ipotizzano un complotto all’interno del Governo Americano per entrare forzatamente in guerra. Quindi viene preso come capro espiatorio, il sanguinario generale iracheno Al Rawi, personaggio realmente esistito e giustiziato, per dare un senso alla critica antinazionalista che fa da sfondo alla pellicola. Una critica pesante e affatto velata che Greengrass racconta con l’abilità di regista navigato in pellicole di genere.Nella sceneggiatura, però, non tutto scorre come dovrebbe, nella storia sono presenti delle falle piuttosto evidenti e delle situazioni poco credibili che fanno dubitare anche lo spettatore più ben disposto.
Greengrass sta applicando il suo stile personale a una storia vera. Se vi sono piaciuti gli ultimi due film su Bourne, molto probabilmente apprezzerete Green Zone.
Greengrass si sta occupando di tutti gli aspetti del film, e ne ha parlato in una recente intervista a Collateral.
Non erano ancora stati assegnati, ma l'effetto degli Oscar si stava già facendo sentire in tutto il mondo. In molti paesi avevano già capito che The Hurt Locker era il grande favorito della Notte delle Stelle (tranne che in Italia, l'unico paese dove la stampa maleinformata era convinta che vincesse Avatar) e già a partire da questo weekend lo avevano astutamente ridistribuito nelle sale dei loro cinema.
"Spero di essere solo la prima di molte", ha così esordito Kathryn Bigelow commentando la vittoria dell'Oscar per la miglior regia, il primo in tutta la storia della manifestazione ad andare tra le mani di una donna, "Vorrei però pensare a me stessa solo come un regista, e aspetto il giorno in cui questa inversione di tendenza sia considerata qualcosa di irrilevante".
The Hurt Locker di Kathryn Bigelow è l'ufficiale trionfatore della Notte degli Oscar 2010. Miglior Film, Regia, Montaggio, Sonoro, Montaggio Sonoro e Sceneggiatura originale, per un totale di sei premi che hanno contribuito a rendere questa edizione 2010 degli Academy Awards assolutamente storica. The Hurt Locker non è infatti soltanto il film trionfatore degli Oscar che ha incassato di meno nella storia della manifestazione (anche se ora è previsto un ingente ritorno in sala in tutto il mondo, compresa l'Italia), ma è soprattutto il film che ha fatto vincere per la prima volta il premio per la miglior regia ad una donna.
Di pochi giorni fa era la notizia che Nicolas Chartier, uno dei quattro produttori del film The Hurt Locker, era stato escluso dalla cerimonia di premiazione degli Oscar per aver violato le regole dell'Academy facendo campagna contro uno degli altri film contendenti, per l'esattezza Avatar di James Cameron.