Zeus è morto e neanche io mi sento tanto bene... Gli Dei dell'Olimpo sono a rischio mortalità. Gli uomini, stanchi di loro, non pregano più e gli dei lasciati soli stanno perdendo la loro forza (finisse così anche con la politica...). Divisi e litigiosi come sempre fino alla fine, rischiano l'estinzione (non che grazie alla loro presenza gli uomini se la cavassero poi così bene). In ogni modo Zeus è costretto a chiedere aiuto a Perseo (di nuovo Sam Worthington), che di lui e della sua metà divina non ne vorrebbe sapere più niente, ancora traumatizzato dalla lotta col furioso Kraken (e con Arpie, streghe e la terribile Medusa) nel film precedente che, ammazzato anche da uno dei peggiori 3D della storia, era così brutto che non avremmo mai scommesso su un sequel. E invece eccoci qui e per fortuna le cose vanno meglio.
3D cinematografico nativo, per cui di buona resa, belle scenografie, mostri ben realizzati. Che è quello che conta, in una trama che vede solo l'ennesima faticosa corsa ad ostacoli, su modello videogame, dell'affaticato Perseo per salvare non tanto il suo papà pasticcione, traditore e tradito dalla Famiglia divina, finito in catene nel Tartaro, la zona peggiore dell'Ade, ma per mettere al sicuro l'amato figlioletto (che nel finale fa temere un film numero 3). Per riuscire nell'intento dovrà affrontare l'atipatico fratellastro Ares (
Edgar Ramirez), di lui più potente perché di puro sangue divino (la gelosia del primogenito nei confronti del"figlio del peccato"?). Insieme a
Ralph Fiennes, l'arrabbiatissimo responsabile dell'Ade, "zio" di Perseo, ci sono naturalmente lo Zeus di
Liam Neeson,
Bill Nighy che è Efesto,
Danny Huston che compare brevemente nelle vesti di Poseidone (tutta gente che con i soldi che prende con questi film poi fa altre cose più interessanti).
Rosamund Pike è l'eroica Regina guerriera Andromeda;
Toby Kebbell interpreta Agenore il Navigatore, un figlio di Poseidone dal fare buzzurro davvero fuori posto. Ci diletteremo con giganteschi ciclopi, Chimere a due teste, guerrieri con due corpi, il cavallo alato Pegaso, un Minotauro imbufalito, folgori divine, meteoriti, eruzioni vulcaniche, esplosioni, mazzate paurose e il mostruoso gigante di lava e fuoco Kronos, padre degli Dei, famoso perché cercava di mangiarsi i suoi bambini. Sui dialoghi caliamo un velo pietoso. Dirige professionalmente
Jonathan Liebesman (
Battle Los Angeles,
Al calar delle tenebre,
The Killing Room), fra trucchi prostetici, creature in animatronic e tanta, tantissima computer grafica (i panorami sono quelli delle Canarie), ma di buon livello, e un tripudio di effetti sonori.