Barman v Superman: Dawn of Justice: Recensione

Di   |   23 Marzo 2016
Barman v Superman: Dawn of Justice: Recensione

 

Tu sanguini? Gronderai….

Si potrebbe supporre che condividere uno scopo renda fratelli, che avere le stesse mete accomuni caratteri anche distanti. Quindi se prendiamo due Grandi Vigilanti come Superman e Batman, supereroe invulnerabile e dotato di forza suprema il primo, umano vulnerabile dotato però di ferrea volontà e principi morali indefettibili il secondo, si suppone potrebbero essere grandi amici. E invece…. Come mesi di anticipazioni, teaser, trailer, gif animate e gossip ci hanno anticipato, è odio mortale.


Bruce ha subito un terribile lutto personale, stile 11 settembre, quando la lotta fra Superman e Zod durante la devastazione di Metropolis ha distrutto il palazzo della sua società con tutti i suoi dipendenti (non a caso definito Black Zero Event). Superman dal canto suo vede di mal occhio il buio giustiziere di Gotham City, un concorrente artigianale che osa mettersi in concorrenza con lui, facendo carne da macello dei suoi avversari, senza giurie, senza processi. Ma entrambi sono messi sotto critica dall’opinione pubblica oltre che da varie autorità, rendendo sempre più arduo farsi venire voglia di salvarla, quest’umanità così difettata, pronta a glorificare e ad abbattere velocemente i propri idoli. Impossibile rimanere buoni a lungo in un mondo come il nostro. Questa latente reciproca disapprovazione viene incrementata astutamente dal giovane Lex Luthor, che riesce a ordire un piano maligno per scagliare l’uno contro l’altro i due eroi e rimanere alla fine padrone del campo. Del suo piano diabolico e di come si articoli, di come i due eroi abbocchino e poi sputino l’esca, non diciamo altro, perché lo stesso regista, in un messaggio video prima dell’inizio del film, ha raccomandato di non spoilerare e ci sembra giusto accontentarlo. Chiara e dichiarata risposta DC Comics al progetto Marvel degli Avengers, Batman v Superman è la giusta introduzione a una futura serialità che vedrà confluire nelle narrazioni altri eroi, in un’ennesima gang bang di personaggi amati universalmente, ma di un’altra casa editrice. Qui si inizia con Wonder Woman, altri eroi (Aquaman, Flash e Cyborg) compaiono in brevi sequenze. Un taurino Ben Affleck (10 kg messi su) a nostro parere è un Batman assai riuscito, invecchiato e incupito, accudito dal compassato Jeremy Irons. Ancora più rugginose, metalliche, ruvide le sue tute e i suoi veicoli, la Batmobile sembra un dragster di Mad Max. Batman è l’unico vero “super-eroe”, perché umano, mentre l’Alieno volante è un dio immortale, che il Dark Knight si sentirà di avere tradito, proprio come un novello Giuda. Infatti al suo confronto Superman rifulge di quasi angelica bellezza e compostezza (e pazienza), definito Dio o Alieno divino, con il mantello sempre svolazzante in estetiche pieghe. Molto si fa per “deificare” il personaggio, che compare sempre librato in cielo in modo da ricordare divinità e santi vari, basterebbe mettergli in una mano un cuore sanguinante (in una scena sembra Gesù fra i lebbrosi). Peccato che questo tema, molto presente di Man of Steel e qui ribattuto spesso da Luthor, un poco si perda nel frastuono dei combattimenti. Ma Superman, per chi lo voglia guardare con cuore più ingenuo, fra uno sfracello e l’altro è soprattutto il Principe Azzurro Supremo della sua Lois, per salvare la quale, da qualunque angolo dell’Universo lui arriverà, veloce come il vento, abbandonando qualunque altra cura, fosse anche difendere il mondo, più umanizzato in questo episodio rispetto a Man of Steel. Entrambi i protagonisti in questa lettura sono però molto umanizzati, facilmente ricattabili come qualsiasi omuncolo della strada, perché nel momento in cui si agitano sentimenti umani, si diventa ugualmente vulnerabili. Peccato che un troppo Jokeriano Jesse Eisenberg, che sta diventando un facile casting per i personaggi odiosi, non abbia abbastanza carisma per essere un Lex Luthor sufficientemente inquietante. Gal Gadot promette bene come Wonder Woman. Nelle musiche di Hans Zimmer echeggiano temi di molto colonne sonore precedenti, inevitabili auto-citazioni, lontana la bellezza dei temi del Batman nolaniano, mentre la mano di Junkie XL si nota immediatamente in altre parti, come nella scena del “treesome” supereroico. Un appunto al 3D, che dona profondità di campo ma, anche in una proiezione tecnicamente impeccabile, scurisce troppo la fotografia originale. Sarebbe da rivedere semplicemente in Imax 2D. Dawn of Justice è un film nel complesso interessante, con un Batman fra i migliori visti finora, quanto a scrittura del personaggio e a interpretazione, ma che non rapisce mai emotivamente. Il giudizio risente (per noi, non propriamente spettatori da pop corn) dell’ultima parte da blockbuster adolescenziale, che spreca i temi più intriganti messi in campo in precedenza, forse per l’obbligo per Zack Snyder regista e per gli sceneggiatori (probabilmente mal assortiti) che sono Chris Terrio (Argo) e David S. Goyer (Blade, Ghost Rider, Man of Steel, la serie FlashForward, Constantine). di dare il famoso colpo al cerchio e anche alla botte. E così si dà il via agli inevitabili eccessi fracassoni sul piano dei combattimenti, specie l’ultimo con Doomsday, che sono epiche mazzate che fanno schiantare i corpi con esiti architettonicamente devastanti (ma più disturbante è la brutalità dei colpi con cui Batman durante un combattimento infierisce su Superman indebolito momentaneamente dalla kryptonite). Oltre al discorso su “who’s watching over us”, dei o pipistrelli che siano, è sempre intrigante il tema comune alle storie di esseri dotati di poteri tali da influenzare il destino dell’umanità, simile per tutti i gruppi di eroi che conosciamo: il gruppo degli Avengers Marvel o questi di DC Comics, così come gli X-Men (ma non dimentichiamoci pure dei robottoni buoni dei Transformers): sono osannati e detestati, dopo l’esaltazione iniziale considerati delle vere calamite attira-guai per l’umanità, portatori di lutti e distruzioni di cui liberarsi con ogni mezzo. Insomma, si chiude sempre il solito cerchio: a grandi poteri, grandi responsabilità, non si scappa.

Giudizio

  • Fra il sei e il sette, in realtà
  • 7/10