Anche in un luogo simile però, tutto potremmo aspettarci tranne che una mite coniglietta di campagna possa diventare una poliziotta badass. Questo ha infatti sempre desiderato la tenerissima Judy, che dopo un faticosissimo tirocinio, finita a fare l’ausiliaria del traffico, si troverà a dover indagare su una misteriosa sparizione di predatori, un caso che sta scuotendo l’establishment. Coadiuvata da Nick, un’infida volpe, un cinico approfittatore che tira a campare a colpi di truffe, si infilerà in un’indagine molto pericolosa, dimostrando tutta la grandezza del suo cuore coraggioso, che batte dentro il suo tenero corpicino. Dato che la trama è scritta con cura, quando sembra che la macchinazione sia stata sconfitta, saremo però appena a metà strada del caso, che vedrà nel finale un bel colpo di scena. Con una trama quasi “adulta” per quanto riguarda “delitto e castigo”, Zootropolis disegna una deliziosa galleria di personaggi, tutti ottimamente tratteggiati, doppiati da un’infinità di divi noti. Buona anche la versione italiana, con un unico appunto: perché un bisonte americano un po’ hippie parla in toscano? Perché insomma, anche se per fortuna brevemente, Paolo Ruffini? Con qualche citazione spassosa (Breaking Bad) qualche gag surreale (la morbidezza delle pecore), la storia scritta dai due registi (gente della Factory) più Jared Bush che arriva dalle serie tv, mette in scena una delle sequenze più spassose degli ultimi tempi, ambientata in un ufficio pubblico dove sono impiegati solo dei bradipi, dall’espressività travolgente, a riprova che per quanto riguarda il servizio pubblico, tutto il mondo è paese. Zootropolis è un altro di quei prodotti senza impegno ma perfettamente riusciti, che mettono d’accordo grandi e piccini. Si potrebbe obiettare quanto sia illusorio, forse un po’ nocivo, questo insistere con i piccini che si debbano ostinatamente perseguire i propri sogni, malgré tout. Ma possiamo anche lasciar perdere ogni tanto e concederci un centinaio di minuti in rilassatezza.