Proprio in una delle belle ville che da lontano costeggiano la linea ferroviaria, ha imparato ad amare una bella coppia della cui vita felice capta brandelli al volo, la bionda Megan (Haley Bennett) con il bel marito (Luke Evans) spesso sorpresi in appassionati intrecci. La zona è molto amata da Rachel anche perché proprio poche case più in là ha abitato anche lei con il suo Tom (Justin Theroux) prima che tutto franasse. E là ancora lo vede felice con la sua nuova compagna, Anna (Rebecca Ferguson) e quel neonato che insieme invano avevano cercato. La ricostruzione della storia, pezzi frantumati di un puzzle da ricomporre, scorre in avanti e indietro lungo la linea temporale, come quei treni che vanno e vengono sullo sfondo, adeguandosi alla struttura narrativa del libro omonimo di Paula Hawkins, da cui la sceneggiatura di Erin Cressida Wilson (che ricordiamo per Secretary e Fur) è tratta, gran successo di vendite, si parla di 15 milioni di copie vendute. A ciascuna donna sono dedicati alternativamente parti della narrazione, mentre il filone principale è costituito dall’indagine di Rachel, con continui andirivieni nel corso degli ultimi mesi, degli ultimi giorni. La tragedia esistenziale di Rachel infatti vira presto sul thriller, perché la bella Megan scompare, il marito si dispera, Rachel in stato di ebbrezza alcolica combina sempre più pasticci e dubbi serpeggiano su tutti, compreso un bell’analista (Edgar Ramirez), cui Megan faceva ricorso. Perché in quell’idilliaco quadretto iniziale a essere infelice non era solo Rachel, tutti hanno due facce e nulla è come sembra. Certe volte partire è meglio che morire. Discreto thriller psicologico, La ragazza del treno ha sei protagonisti, tre uomini e tre donne, le cui vite si sono intrecciate ai bordi di quella linea ferroviaria, così carica di rimandi esistenziali, così “finestra sul cortile” delle vite degli altri. La sceneggiatura ovviamente sfronda parecchio e approfondisce poco i personaggi, specie quelli maschili, ma non fa del tutto male il suo lavoro, perché nel romanzo l’identità dell’assassino balenava ben prima che nel film. Dirige diligentemente Tate Taylor, ex attore, autore di The Help e Get on Up, il film su James Brown, raffreddando la materia con una messa in scena molto elegante ma fredda. A voler attualizzare, il film tocca un tema molto dibattuto, quello della brutalità maschile, della violenza non solo fisica che molti uomini esercitano sulle loro vittime, donne erroneamente innamorate e incapaci di sottrarsi in tempo al loro nefasto influsso, incapaci di avvertire i segnali di allarme. Ma non tutti i personaggi femminili del film sono uguali. La ragazza del treno resta però ben diverso dal thriller cui viene paragonato, quel Gone Girl che l’altro anno, chissà perché, è stato visto come film di rivalsa femminile, mentre era il godibile ritratto di una psicopatica pericolosa, mentre qui la “rivalsa” delle donne è ben più giustificabile.