Underworld: Blood Wars: Recensione

Di   |   06 Aprile 2017
Underworld: Blood Wars: Recensione

 La forma più della sostanza

Dopo un veloce riassunto delle cinque puntate precedenti che non tutte sono rimaste impresse nella memoria, inizia la nuova avventura di Selene, vampira che, innamorata di un Lycan, ha partorito una figlia ibrida, contesa dalle due fazioni per le inarrivabili qualità del suo dna.


Costretta a tenere nascosta e lontana la figlia avuta dal suo defunto grande amore, reietta dai vampiri, braccata dai licantropi, trascina una ben grama esistenza, concupita a sua volta perché anche il suo sangue ha doti speciali. I Lycan stanno per prendere il sopravvento sotto la guida del nuovo leader Marius, il sempre perfido attore Tobias Menzies (Outlander). I vampiri si stanno facendo sterminare, per debolezza, per impreparazione. Le giovani, decadenti nuove leve stanno per soccombere ai Lycan più rozzi e proletari, che per di più si possono muovere di giorno e di notte. Rinchiusa in una imprendibile fortezza la seduttiva vampira Samira vuole Selene come addestratrice, ma è tutta una trappola. Selene, aiutata dal giovane “erede al trono” David, fuggirà fino al più lontano avamposto dei vampiri, una fortezza degna di Game of Thrones, dove in un gelido nord si sono rifugiati dei mai morti platinati e avvezzi a trip lisergici, ma desiderosi di tranquillità. Fra menzogne e calunnie, tradimenti e ribellioni, ambizioni e passioni, alla fine tutto si risolve e giustizia e verità trionfano (per questa volta). Come al solito preponderante è l’elemento estetico, gran uso di slow motion per svolazzanti mantelli e sequenze di combattimento, il tutto immerso in una fotografia di luminosa cupezza, smaltata e patinata, che mantiene le dominanti bluastre dei precedenti episodi. Questa serie di film è sempre stata contraddistinta da una certa eleganza formale anche nelle scenografie e nei costumi, ma i mostri Lycan sono davvero fatti male, peggio di tutti la creatura in cui si tramuta Marius. Più feuilleton degli altri, in cui il fatto di essere vampiri e licantropi serviva solo per esagerare nelle scene di lotta, la trama di questo ultimo capitolo potrebbe essere la faida qualunque fra due potenti famiglie nemiche, con eredi l’uno contro l’altro armati. Del resto già in origine Selene e il suo amore erano dei novelli Giulietta e Romeo, anche se di un genere dark e alquanto sanguinario. Charles Dance fa il vampiro-Padre con la consueta classe. Theo James, già ne Il risveglio, Divergent e Il segreto, resta costantemente impassibile. Kate Beckinsale per mantenere la sua originale levigatezza si sta fillerando un po’ troppo ma sigillata nel latex fa sempre la sua bella figura, specie quando torna dall’aldilà sempre mora ma con eleganti shatush biondo platino. Eroina da commedie sentimentali ma anche da drammi in costume o indie, è entrata in questo ruolo più muscolare grazie al marito Len Wiseman, creatore della saga, e lo sta mantenendo anche ora, dopo il divorzio. Fumoso finale con possibile apertura a ennesimo sequel.

 

 

 

Giudizio

  • ripetitivo
  • 5/10