La Famiglia sotto attacco
Non c'è due senza tre e torna anche un altro "vendicatore" gradito alle platee. Dopo The Equalizer e John Wick ritroviamo infatti Bryan Mills, il papà più stressato del mondo, che non si capisce se sia lui una calamita per i guai o se sia semplicemente l'uomo più perseguitato dalla sorte sul pianeta. Questa volta nessun rapimento, ma un evento ancora più grave e devastante, con successivo tentativo di incastrarlo, scatenandogli alle calcagna tutta la polizia di Los Angeles.
Se consideriamo che il film è stato prodotto con un budget di 30 milioni di dollari e ne ha incassati 100 e che il franchise della versione videogame va più che bene, non possiamo certo meravigliarci che la Fox voglia provare a cavalcare l’onda.
Inizialmente la formazione al lavoro sul titolo vedeva Kyle Ward impegnato con la stesura della sceneggiatura basata sul 5 episodio del titolo videoludico, mentre la regia era stata affidata allo spagnolo Daniel Benmayor (regista di diversi spot pubblicitari per Sony, Renault e Samsung e che ha appena chiuso due lungometraggi).
Oggi il quadro è diverso, si perché Daniel Casey sembra essere stato ingaggiato come sceneggiatore. Non ci sono dettagli circa le modalità, cioè se Case affiancherà il lavoro di Ward o se questo rappresenti un vero e proprio cambio al timone riaprendo completamente il campo a nuove svolte narrative.
Da qualche parte nel mondo esiste una fratellanza di criminali che ha creato un business molto redditizio: allevare ragazzini per creare, con il tempo e un addestramento costante, dei killer perfetti, precisi, affidabili e completamente privi di emozioni da “noleggiare” a quanti ne chiedano il servizio.
L’Agente 47 (Timothy Olyphant) è uno di loro. Forse il migliore. E incastrarlo in una macchinazione internazione si rivela non essere un’idea brillante. Soprattutto se in gioco c’è la vita della “fanciulla in pericolo” di turno (Olga Kurylenko, che penso rivedremo presto). La macchina da guerra calva e incravattata si scatena, e ne faranno le spese le forze di polizia di varie città e, ovviamente, i suoi colleghi assassini, calvi e incravattati anche loro.
Dopo le pecore assassine della divertente horror comedy Black Sheep, tocca ai vampiri “politically correct” di Perfect Creature fornire un esempio di come la Nuova Zelanda sia sempre più attiva nella produzione di pellicole horror. Diretto da Glenn Standring (autore del dimenticabile L’inconfutabile verità sui demoni), il film affronta il tema del vampirismo cercando un approccio originale ed ibridato con influenze fantascientifico-distopiche: il risultato è decoroso (il budget si aggira intorno ai 20 milioni di $) anche se lontano dall’essere pienamente soddisfacente.