L’uomo che vide l’infinito DVD: Recensione

Di   |   24 Ottobre 2016
L’uomo che vide l’infinito DVD: Recensione

 Il bravo selvaggio

Esce su DVD Eagle il film del 2015 L’uomo che vide l’infinito, storia del genio matematico Srinivas Ramanujan, sconosciuta ai più. Fra tutte le categorie dei personaggi geniali in vari settori, sembra che quelli più sofferenti e in difficoltà nei rapporti umani siano i matematici. Categoria che anche allo spettatore medio sembra avvolta di magia, perché discettano di cose di cui la maggior parte di noi non capisce assolutamente nulla, perdendosi un poco la grandezza del personaggio e dei tormenti cui assiste.


Questo accade anche in L’uomo che vide l’infinito, film che narra la vita del genio matematico Srinivas Ramanujan, al quale (dicono le note) la comunità scientifica è debitrice di rivelazioni che hanno fatto da base agli studi sui buchi neri, personaggio poco noto alle masse cinefile. Altrettanto poco noto era stato per il John Nash protagonista di A Beautiful Mind, mentre più conosciuti erano Alan Turing di The Imitation Game oltre all’onnipresente Stephen Hawking, che però non sono solo dei semplici matematici. Ma anche in film con personaggi di finzione, i matematici sono sempre caratteri difficili, afflitti da problemi psichici (Pi greco, Will Hunting, Proof, Infinity). Qui siamo nei primi del ‘900, in un’India ancora colonia inglese e fortemente legata alla tradizione, dove il venticinquenne Ramanujan originario di Madras, di etnia tamil, devoto a divinità indù, pur costretto a una vita di stenti, mette a punto una serie di intuizioni di totale genialità. Conscio che l’ambiente in cui vive non gli avrebbe mai permesso di esprimere le sue potenzialità e di trasmettere al mondo quello che per lui era un messaggio divino, riesce a partire per Londra, dove viene ospitato nella chiusa comunità del Trinity College. Là inizia a lavorare con il professor G. H. Hardy (Jeremy Irons), un eccentrico da manuale, amico di un altro più mite matematico, John Littlewood (Toby Jones), nonché di Bertrand Russell (Jeremy Northam) il noto filosofo pacifista. Per poter essere pubblicato, però, le sue intuizioni geniali dovevano essere dimostrate, come un qualunque teorema di geometria da prima media. La collaborazione con Hardy è sofferta, oltre che per la caratterialità dei due personaggi, per causa delle insuperabili differenze fra Ramanujan e il nuovo ambiente, composto per lo più da gretti professori, classisti e razzisti, veri colonialisti impenitenti. Inoltre Ramanujan deve sopportare oltre all’ambiente e ai diversi metodi di lavoro, anche la mancanza della moglie e il peso di tutte le sue tradizioni, difficili da rispettare nel nuovo ostile college. Il film, diretto dal quasi esordiente Matt Brown con anonima professionalità, descrive con calligrafica precisione ambiente e periodo storico (alle porte della Prima Grande Guerra mondiale), per comunicare il totale spaesamento del giovane, umile genio matematico, al quale Dev Patel trasmette la giusta dose di indifesa estraneità, con un tono sempre controllato anche se il dramma bussa alle porte. Irons è perfetto come algido professore, anche lui diversamente estraneo al mondo. Tratto dal libro di Robert Kanigel, il film ci racconta l’umana vicenda di un personaggio ignoto ai più, la cui vita è stata votata alla sofferenza, dalla quale lo salvavano solo i momenti speculativi. Forse menti così dovrebbero rinunciare ai legami famigliari, amicali. Ma forse sono solo quei legami a salvare queste menti dalla follia, in cui la loro genialità li isolerebbe. E sarebbe una perdita enorme perché, chiusi in una dimensione che li astrarrebbe troppo dalla vita reale, non potrebbero spiegare ai propri simili, ai propri figli quel mondo di cui vedono scritte le leggi dove i comuni mortali non vedono nulla. Perché le formule matematiche esistono anche senza di noi e aspettano solo che noi le vediamo, le spieghiamo, le applichiamo. Perché la matematica è la mano di dio. Che ammesso da un ateo con Bertrand Russell non è poco. Nel DVD Eagle l’immagine restituisce con pulizia la fotografia originale, dalle tinte autunnali, con una definizione naturalmente morbida. L’audio in DD 5.1 ricrea con ricchezza ambiente e musiche, con dialoghi sempre nitidi. Extra scarsi, solo sei minuti di brevi dichiarazioni sul film di Patel, di Irons (nelle cui parole nei confronti della matematica ci ritroviamo), della giovane indiana Bhise, del regista, dei due produttori e del consulente matematico, figura indispensabile in un film come questo.

 

 

Giudizio

  • Una storia poco nota
  • 7/10