Passano otto anni, durante i quali una coppia di poliziotti non smette mai di indagare, sulla scomparsa della ragazzina e di molte altre, cercando di infiltrarsi in una rete di pedofili. Nemmeno il padre si arrende e, pur gravato da infamanti sospetti e abbandonato dalla moglie, continua a vagare nelle desolate lande dell’Ontario alla ricerca di qualche indizio. In un costante intreccio di piani temporali per creare un puzzle che lo spettatore deve ricomporre in corso d’opera, la sceneggiatura scritta dallo stesso regista insieme a David Fraser, svela subito il colpevole e la sorte della vittima del rapimento, lasciando i protagonisti sullo schermo a vagare in un apparente, angosciante vuoto. Emergerà una verità terribile, un giro di indifferente ferocia, in cui personaggi della buona borghesia ricchi e rispettati, traggono linfa per alimentare la loro megalomania non solo dall’abuso fisico e psicologico delle creature sequestrate, ma anche dal dolore dei parenti e da un controllo della situazione a distanza, grazie alla tecnologia che oggi lo consente, che li fa sentire di potere quasi divino nel manovrare quelle che per loro sono solo misere pedine umane. Simile per ceri versi al ben più riuscito Prisoners, The Captive è una storia di distorsioni mentali estreme, di manipolazioni e plagio. Dopo aver narrato la cupa storia di Devil’s Knot, Atom Egoyan torna a dedicarsi a storie che vedono bambini vittime della distorsione mentale di certi adulti e l’impossibilità dell’elaborazione di un lutto insopportabile da parte di altri (come ne Il dolce domani e Il viaggio di Felicia). Questo sembra interessare maggiormente il regista, che porta la storia a compimento con qualche faciloneria sul versante thriller, che sempre infastidisce il giallista più accanito, perché in fondo di un’indagine poliziesca stiamo parlando, con un finale affrettato, del tutto improbabile, determinato forzosamente da imprudenze inaccettabili. Valido il cast. Ryan Reynolds è l’umiliato ma non sconfitto padre, la madre è affidata a Mireille Enos (The Killing), entrambi distrutti dall’incertezza sul destino della figlia. Rosario Dawson e Scott Speedman sono un’interessante coppia di investigatori. Il personaggio più “colorito” è quello dell’Orco, Kevin Durand, che incontriamo subito in apertura, anche se l’eccesso di coloritura nella narrazione dell’orrore rischia di farlo scadere nel grottesco. Valido o meno, The Captive fa parte della categoria di film da sconsigliare a genitori apprensivi o all’opposto da consigliare a quelli più distratti (ricordiamo anche la serie tv The Missing), perché sappiamo come alle volte la realtà possa essere peggiore della finzione. Nel Blu-ray edito da Eagle Pictures l’immagine restituisce con nitidezza un ambiente che in esterni è quasi sempre immerso nell’abbagliante biancore delle nevi, mentre gli interni sono più bui e fotografati con tonalità molto calde, ma resi anch’essi alla perfezione. Ottimo l’audio, DTS HD Master Audio in originale, che per un film con poca azione è quasi più di quanto ci si potesse aspettare, con una resa coinvolgente dell’ambiente e della bella colonna sonora di Michael Danna, abituale collaboratore di Egoyan, oltre che del Flauto magico di Mozart, pezzo che ha un suo ruolo nella narrazione. Come extra troviamo un finale alternativo insieme alle scene tagliate. The Captive può interessare anche per riflettere su questi terribili rapimenti a lunghissima scadenza, di cui parla anche Room, in questi giorni nelle sale.