Suits & Sunglasses
Abbiamo spesso lamentato la scarsità di idee nuove da parte degli sceneggiatori di Hollywood, da anni avvitati fra sequel, prequel, reboot e spin off. Costituisce quindi una piacevole sorpresa la terza puntata di Men in Black, la divertente serie nata nel 1997dagli omonimi fumetti di Lowell Cunningham grazie al regista Barry Sonnenfeld, che a distanza di dieci anni torna a dirigere per la terza volta le avventure dei due impassibili agenti J e K. Nel loro instancabile impegno come tutori della legge terrestre nei confronti delle schiere di alieni che si riversano sul nostro pianeta in cerca di occasioni più o meno lecite, i nostri "negoziatori intergalattici" sono sempre alle dipendenze di un'Agenzia Governativa non meglio identificata.
Ma questa volta è particolarmente intrigante, più intimista quasi, il pretesto narrativo: perché l'agente K è così scorbutico, come mai ha il caratteraccio che si ritrova, che affligge quotidianamente il suo estroverso partner, l'agente J, tanto logorroico e salutista quanto K è taciturno e appassionato di Junk Food? Come ha avuto origine questa strana, improbabile coppia? Lo sapremo finalmente, insieme con altri segreti che risalgono a quel passato nel quale l'agente J si trova costretto a tornare, proprio per salvare K da un feroce criminale che lo vuole radicalmente togliere di mezzo. Infatti il feroce Boris, detto L'animale, evaso da un carcere lunare di massima sicurezza, è riuscito a viaggiare nel tempo fino al 1969, per togliere di mezzo un giovane K ed evitare così di essere da lui in seguito mutilato e catturato. Libero da ogni ostacolo, Boris potrà scatenare nel futuro un gigantesco attacco alla Terra. Una sceneggiatura brillante e ben confezionata, nonostante i molti rimaneggiamenti subiti, riveste a pennello due personaggi già esistenti e caratterizzati con precisione, mentre la regia, senza momenti di noia, trasporta lo spettatore in un passato ancora recente eppure tanto diverso, adattando alla circostanza le regole dei paradossi temporali. Geniale la trasposizione della vicenda nel momento dello sbarco dell'uomo sulla Luna, alla fine dei "ruggenti" anni '60, con la possibilità di scherzare sui diritti civili e sulla segregazione razziale, su Andy Warhol e la sua Factory, su Yoko One e Jimi Hendrix. Sempre godibile il variegato universo degli alieni che vivono mascherati in mezzo ai terrestri. La serie degli agenti governativi in elegante completo nero non passerà alla storia della fantascienza, ma si ricorderà soprattutto per l'incredibile, fantasiosa galleria di assurde creature immaginate dalla fervida fantasia del leggendario Rick Baker, che meriterebbero un extra a parte nei dvd. Alla fine, della trama action, delle mire aliene sulla Terra poco importa, interessa la "commedia", lo scambio di battute fra i personaggi e il percorso di agnizione di J nella sua progressiva scoperta della versione basic di K. Il cast vede ovviamente ancora la faccia di granito da clown triste di
Tommy Lee Jones e il forever young
Will Smith.
Josh Brolin restituisce con efficacia la laconica espressività di un Tommy Lee Jones più giovane e più easy.
Alice Eve (The Raven) ed
Emma Thompson interpretano rispettivamente la versione giovane e quella matura di O, personaggio inserito a riprove che anche sotto la ruvida scorza di K batte un cuore. Il film è presentato in un 3D discreto ma sostanzialmente inutile, come troppo spesso accade, rendendo l'aggravio del biglietto francamente irritante.