Qualcuno, tornato come reso, lancia messaggi di tutt’altro genere, fuori attende solo un mondo di crudeli sofferenze. Ma perché creder loro? E’ tanto più comodo adagiarsi nelle confortanti promesse, inculcate da sempre. Intanto, come in una specie di Blade Runner alimentare, i prodotti con la data di scadenza, vengono buttati senza pietà nel bidone della spazzatura. Sembrerebbe una premessa filosofico-esistenziale mica da poco, per un film i cui trailer di sadico humor, mostravano cibi di ogni genere brutalizzati dagli essere umani, da farci venire il dubbio se portarci i pargoli o meno. Dopo la visione, il dubbio diventa certezza, ma per tutt’altro motivo. Già qualcosa avrebbe dovuto farci pensare la presenza fra gli autori di Seth Rogen, Evan Goldberg e Jonah Hill, tutta gente dal noto spirito goliardico accentuato da qualche esibito eccesso “fumoso”, che in precedenza hanno mostrato di sapersi fare buon gioco di molti luoghi comuni, dentro e fuori dallo schermo. Qui sotto l’apparenza di una buffa storia di amore e sopravvivenza, si vuole fare un discorso di feroce critica ai tanti nostri conformismi, ai mille luoghi comuni, una satira di politica e religione, dei divieti e delle regole di cui assurdamente infarciamo la nostra breve, incerta esistenza, cui stupidamente spesso soggiaciamo. E per farlo si usa a camionate il loro noto, dissacrante e a volte discutibile sense of humor. Mai come in questo caso sconsigliamo ai genitori di portare i piccini a vedere il film (negli USA vietato ai minori di 17 anni). Non per la ferocia con cui viene rappresentata la voracità degli uomini-dei, che come Saturno divorano i propri “figli”, ma per la miriade di parolacce, di pesanti allusioni, di battute politicamente scorrette sul sesso che costellano il film, di situazioni al limite del pornografico, spassose per gli adulti, incomprensibili o già imbarazzanti per bambini/ragazzini, con la raffigurazione di un’orgia finale fra prodotti da banco raramente così esplicita. In tanta voluta volgarità si perde quasi di vista anche la satira su ebrei e arabi, che viene adombrata nel rapporto fra un bagel ebreo e una morbida pita araba (per la precisione si chiama lavash). Si narra del wurstel Frank, turgido e sempre eretto, che non pensa ad altro che ad infilarsi dentro la morbida pagnottella Brenda, una deliziosa Betty Boop tutta da riempire, che del resto non aspetta altro, anche se è frenata dalle dure leggi della morale. Scosso dal suicidio di un barattolo di senape, Frank, unico alimento a nutrire scomodi dubbi esistenziali, finisce catapultato in un vortice di azione, che lo poterà a scoprire angoli del negozio mai esplorati prima, abitati da inquietanti personaggi che detengono conoscenza a lui ignote, un habitat multi-etnico dove serpeggia la Resistenza. Il guru è un chewingum masticato, massa informe che si muove su una sedia a rotelle, omaggio delirante al famoso astrofisico Stephen Hawking. Intanto però, a incrementare i problemi, una confezione di lavanda vaginale killer, munita di minacciosa cannula in erezione, inferocita perché sottratta all’umana che agognava di “riempire”, lo sta braccando. Nel frattempo, fuori dal negozio, il tenero Barry, salsiccetta con lieve handicap, avrà il suo contatto ravvicinato con un umano, che solo sotto trip da eroina, riuscirà a comunicare con il mondo alimentare. Si ritroveranno i nostri eroi, riusciranno a sottrarsi al loro lugubre destino, quale strada li porterà alla salvezza? Vedere per sapere. Dipenderà se agiranno in base a razionalità o istinto, a fede o ateismo, se arriveranno a capire quanto ingannevole sia il mondo da loro creduto l’unico possibile. Al lavoro tutto il Rogen-Pack, detto Frat-Pack, già apprezzato in varie combinazioni in Cattivi vicini, The Interview, Facciamola finita, Strafumati, Suxbad, Da Ali G Show, con la spiazzante new entry di Edward Norton (il bagel), che ci si interroga come sia finito nell’amena compagnia (ovviamente nel doppiaggio tutto questo si perde). Oltre a Seth troviamo Jonah Hill, James Franco, Danny McBride, Michael Cera, Kristen Wiig, Bill Hader, David Krumholtz, Craig Robinson e via enumerando nomi noti (pure Paul Rudd) nel campo della nuova commedia made in USA e delle serie tv più brillanti. Divertente anche l’uso delle canzoni, con uno spassoso “cameo” di Meat Loaf e hits celeberrime di Spandau Ballet, Eric Carmen, Wham. Forse non è colpa di Rogen, che sarà accusato di essere davvero troppo irriverente (in questo caso la coppia di registi Greg Tiernan e Conrad Vernon passa in secondo pianto, perché la confezione è impeccabile, non è il come ma il cosa viene messo in scena che colpisce). Forse, a vedere le reazioni della critica, siamo noi a non essere pronti per un film così. Sausage Party, che esce giustamente vietato ai minori di 14 anni, è un “cartone animato” che potrebbe spiazzare moltissimo, ma non è detto che questo vada visto come demerito. Basta però che a vederlo siano solo adulti, come ribadiamo.