Mad Max – Fury Road: Recensione

Di   |   14 Maggio 2015
Mad Max – Fury Road: Recensione

La speranza è un errore

Da circa 15 anni George Miller (quasi settant'anni) ce l'aveva dentro, questo remake del suo Mad Max, allora presupponendo ancora Mel Gibson come protagonista, dopo il suo Interceptor del '79, film a basso costo dal successo inaspettato, seguito dai due sequel. Sono stati film che hanno dato il via, concettualmente e soprattutto figurativamente, al genere "medioevo barbarico prossimo venturo", più tecnicamente definito post-apocalittico. Finalmente, e non senza ulteriori intoppi, Miller è riuscito a portare sullo schermo una rivisitazione del suo amato personaggio e del suo strabordante universo di morte.


Incontriamo Mad già a un altissimo grado di madness, ossessionato dai ricordi di chi non ha saputo proteggere, in fuga dai nuovi mostri che popolano una Terra devastata da un conflitto atomico dopo l'esaurimento di petrolio e acqua. Ma nella sua fuga, incontra un'altra fuggiasca, Furiosa, ex imperatrice del nuovo feroce sistema, gestito con brutalità inenarrabile da Immortan Joe, dietro la sua mostruosa maschera. Se è vero che il nemico del mio nemico è mio amico, Max e Furiosa sono costretti a stringere un'alleanza. Max sta semplicemente fuggendo per la sua vita, lei fugge per salvare le Cinque Mogli, un gruppetto di ragazze dalle fattezze ancora miracolosamente perfette, usate dai bruti per procreare figli sani. La donna le vuole portare nei luoghi da cui era stata rapita da bambina e di cui ha un ricordo paradisiaco, nella convinzione che sia rimasto intatto. Nel mondo in cui fuggono tutto è invece morte e desolazione, dovunque solo malattie, mutazioni, infezioni, deformità, degenerazioni di ogni tipo a fare strage della lurida umanità sopravvissuta. Si cerca vanamente di contrastare l'imbruttimento della razza umana con orridi, obbligati accoppiamenti fra il marcio establishment e le poche creature sane e belle rimaste. Si mantengono infatti in vita con metodi fantasiosi solo i pochi disgustosi vecchi crudeli che naturalmente detengono il potere e che all'uopo hanno plagiato le menti dei più giovani per farne carne da macello, soggiogando con fame, miseria e terrore il resto di un'abbrutita massa (quanto ci piace questa fantascienza che così agevolmente fa lampante metafora della situazione della razza umana, dall'alba dei secoli). Un uomo solo e un pugno di donne contro tutto il terrore e la brutalità del vecchio mondo malato. Quante possibilità avranno di farcela e a che prezzo? Tom Hardy mette al servizio del suo allucinato personaggio il suo sguardo più folle, attraverso il quale riesce però a passare la compassione-empatia per Furiosa, che si incarna nel corpo mutilato eppure atletico e nel viso intenso e bellissimo di Charlize Theron, gran scelta del regista, con poche battute a disegnare un personaggio forte, saggio di vita vissuta dolorosamente, come sagge per lo stesso motivo e indomite, sono le vecchie, rugose combattenti che compaiono dal deserto (capitanate da un'ancora bellissima Megan Gale). Nicholas Hoult è il patetico ragazzo vittima degli inganni del potere e fra le cinque mogli da salvare si riconoscono Zoë Kravitz e Rosie Huntington-Whiteley, al suo primo film dopo Transformers 3. Hugh Keays-Byrne, che è lo spietato Immortan Joe, era già il "cattivo" nel lontano Interceptor. Mai remake è stato tanto atteso, grazie anche alla sequela di esaltanti trailer che da mesi sono stati immessi in rete, per ingolosire un mercato che non aspetta altro che di essere preso all'amo. Quanta gioia quindi alla scoperta che il boccone è golosissimo. Difficile dopo anni di action e di post-apocalittici sempre più esagerati dire qualcosa di nuovo. Quindi si alza l'asticella sempre di più e Miller preme l'acceleratore in ogni campo. Gli siamo così debitori di una galleria di personaggi nessuno ormai originale ma tutti enhanced, con la ricreazione di un universo barbarico metal-punk di sfrenata efferatezza, dove la mostruosità dei Potenti ricorda alcuni personaggi di Dune di Lynch. Il film è talmente strabordante di dettagli visivi da richiedere più di una visione, per godersi auto, moto, camion, armi, costumi, acconciature, tatuaggi, mutilazioni, ogni accessorio a un livello eccelso, per garantire il massimo godimento, il tutto accompagnato dall'emozionante colonna sonora di Junkie XL (Tom Holkenborg), che già avevamo notato in 300 – L'alba di un impero, con citazioni di Verdi e Massive Attack. Oltre l'80% degli effetti visivi è frutto di reali stunt, e si nota, e si impone all'attenzione anche un lavoro di montaggio spettacolare. Abbiamo visto il film in 2D e data l'enorme quantità di vertiginose sequenze in frenetico movimento, negli scatenati assalti lungo il grande inseguimento, pensiamo che forse il 3D potrebbe infastidire, oltre a attenuare la splendida luminosità di Australia e Namibia, luoghi dai paesaggi sterminati dove è stato girato il film. Pompati da massicce dosi di adrenalina, saremo trascinati senza sosta nell'azione più furiosa e devastante, in una fuga disperata su un gigantesco camion verso un'impossibile salvezza, che dovrà riavvolgersi su se stessa, perché se il Re è morto, il suo regno forse può essere ancora salvato. La saga di Mad Max è tornata a essere di riferimento nel suo genere.

 

Giudizio

  • Una chitarra elettrica suonerà la carica
  • 9/10