Mary cerca invano di convincere qualche uomo a sposarla, costruendosi una situazione da “buon partito”. Ma è costretta a fare ricorso ad un “vero” uomo per portare a termine una missione, trasportare-scortare alle loro lontane famiglie tre donne del posto malate di mente, alle quali la follia deve essere sembrato l’ultimo posto sicuro dove rifugiarsi, dove sottrarsi a una vita inumana. Ma il soggetto scelto è un essere umano alla deriva, abbrutito dall’alcol, un vagabondo che ha passato la vita ad assistere ai mille soprusi, alle ingiustizie, alle nefandezze su cui si stava costruendo una Nazione. E che nella pura animalesca sopravvivenza si è annullato. The Homesman è un western on the road in cui una strana coppia di protagonisti si conoscerà e si migliorerà. Ma servirà a qualcosa, salverà qualcuno, gioverà a qualcun altro? Sulla narrazione incombe una cupezza sterminata come le lande desolate dei paesaggi attraversati, nei cui cieli slavati ogni tanto splende un sole che inaridisce le coltivazioni, così come le vite di chi tenta di ricavare dall’inospitale landa di che sopravvivere. In alternativa il paese è battuto da gelide piogge, quando nel teso vento costante non rotea il nevischio. Una desolazione senza speranza schiaccia gli abitanti, esistenze spezzate dalla fatica, da dolori e sciagure. Nessuna delle promesse che avevano indotto a passare un oceano in cerca di una nuova vita, migliore, era stata mantenuta. L’avventura sembrerà aver sortito un risultato, una specie di improbabile redenzione. Un amaro finale cala però a troncare qualunque speranza su un misero futuro appena migliore, su un barlume di giustizia divina, come un sogghigno beffardo in faccia allo spettatore, a non illudersi che esista un contrappasso onesto. Tommy si ricava un ruolo su misura per la sua faccia che sembra di velina lungamente spiegazzata. Questa è la sua seconda regia, dopo Le tre sepolture, ed evidentemente il genere western, declinato come oggi si intende, bene si adatta alla sua visione della storia del suo paese. Struggente il personaggio di Mary, cui Hilary Swank aderisce in modo quasi commovente. Gran cast corale, in ogni ruolo di contorno si riconosce un bravo attore. Nel Blu-ray l’immagine è sempre di grande nitidezza sia nei primi piani dei personaggi, sia negli sterminati panorami (il film è stato girato fra Nuovo Messico e Georgia). Audio ottimo, un DTS HD sia per l’originale sia per l’italiano, potente e ben dettagliato, a ricreare una scena realistica. Come extra solamente due brevi filmati dedicati a storia e personaggi (5’) e il trailer.