Ma fra lui e la promozione si frappone un ostacolo: l’umana Tulip, cresciuta insieme alle cicogne, dopo che per sua sfortuna un pennuto fattorino si era rifiutato di consegnarla ai legittimi genitori, innamorata del suo irresistibile musino. Perché guai a guardare in faccia uno dei tenerissimi frugoli, si resta ammaliati a vita, con gli occhi a forma di cuoricino, e non si riesce più a staccarsene. Ma il tentativo di non licenziare l’umanamente inetta Tulip (che nasconde però vette di genialità inaspettate) produrrà sfracelli inimmaginabili, portando Junior e Tulip a essere frullati dentro una serie di folli avventure. Tutto per proteggere un’adorabile neonata, inopinatamente sfornata dal gigantesco macchinario, che giaceva inoperoso da anni a Monte Cicogna (uno dei marchingegni più divertenti visti in un film, il cui funzionamento si potrà ammirare a pieno regime nel finale). Deliziosi gli uccellini vessati dal dispotico capo dell’azienda e divertenti i lupi capaci di aggregarsi in surreali veicoli da trasporto di ogni genere, stile Transformers. Doppiaggio italiano altalenante a seconda dei personaggi, fastidioso il piccione affidato a Vincenzo Salemme (spesso si tende a dare accenti meridionali italiani a personaggi che in originale hanno accenti del sud degli States, che alle nostre orecchie suona ben diverso), meglio Alessia Marcuzzi, Federico Russo accettabile. Scrive Nicholas Stoller (Non mi scaricare, Cattivi vicini 1 e 2, scrittore e regista di molte altre commedie), che anche dirige insieme a Doug Sweetland, imprimendo un ritmo frenetico, senza momenti di “stanca”, fra mille facce buffe, gag e battute divertenti a ripetizione. Cicogne in missione si rivela un film spassoso, senza messaggi particolari, se non che forse è ora di buttare giù nel burrone le aziende della New Economy (oggi più propriamente note come “gig economy”) per tornare ai vecchi sistemi. Grazie ai quali si ricomincia, fra l’altro, a fare bambini. Quindi con tutta la sua carineria, Cicogne in missione funziona assai meglio di qualunque irritante slogan pro-fertilty del nostro inetto Ministero.