Il che comunqe non rende più facile il mestiere del critico cinematografico, il quale si trova di fronte ad un'opera che, Moccia si metta il cuore in pace, cinema non è, in quanto non fa che mettere insieme un gruppetto di vuote statuine che, dirette in maniera più che discutibile, recitano (parolone) una love story il cui unico pregio è quello di aver saputo intercettare il cuore dei puerili sogni adolescienziali della gioventù alto-borghese contemporanea.
Scusa, ma ti voglio sposare riparte lì dove Scusa, ma ti chiamo amore ci aveva lasciato, ovvero con i due innamoratissimi Nikki (Michela Quattrociocche) e Alex (Raoul Bova) a bearsi del loro amore "alternativo" (che consisterebbe essenzialmente nel fatto che lui ha 20 anni più di lei, sai che scandalo...). La storia si allarga però questa volta a racconto corale e i preparativi per il matrimonio tra i due protagonisti diventano un'occasione per esplorare anche le dinamiche relazionali dei loro rispettivi amici, in un affresco della società di oggi, tra classici tradimenti, separazioni, gravidanze inattese, escort, crisi d'identità (e di mezza età) e tanto, tanto romanticismo.
Il film va naturalmente contestualizzato e analizzato soprattutto in relazione al target giovanilistico di riferimento. Dovrebbe essere però per questo giustificato per il vuoto totale di cui si riempie, come dire che se un prodotto è indirizzato ad un pubblico meno maturo è in sé autorizzato ad essere poco curato, sterile, per non dire decerebrato? Esistono molti film "giovanilistici" (andatevi a guardare, solo per fare un esempio, il recente 500 giorni insieme) che spiccano per confezione, dialoghi brillanti, rispetto del proprio pubblico, onestà e soprattutto mancanza di presunzione, componenti che non dimostra di avere il nostro Moccia nazionale.
Il merito (fortuna?) dell'autore è quello di essere riuscito a cavalcare i gusti di una società italiana sempre più educata a chiedere di meno, ad accontentarsi di poco e a rimanere chiusa ed aggrappata ai suoi piccoli sogni provinciali che non ricomparivano così insistentemente sul grande schermo dall'epoca dei Telefoni Bianchi. Dovremmo quindi in questo clima di povertà culturale accettare semplicemente Moccia solo perché è un fenomeno di massa che a molti piace? La risposa è Scusa, ma... no.