Hardcore!: Recensione

Di   |   13 Aprile 2016
Hardcore!: Recensione

 

É tutto soggettivo

Negli ultimi anni si è spesso lamentato che il cinema rubasse trame, idee, personaggi e stili narrativi dal mondo dei videogames (detto ovviamente nell’accezione negativa), oltre ad abusare di computer grafica. Il pubblico qualche volta ha apprezzato, talvolta meno, a seconda del valore del risultato finale.


Certo che su grande schermo, per lo meno nell’action, un certo svecchiamento c’è stato, grazie a questa commistione, un aumento nella frenesia delle riprese, nella realizzazione degli incidenti e anche delle iperboli narrative, una elementarizzazione di trame che parallelamente ha portato a un approfondimento “cinematografico” nello svolgimento di molti giochi. Nel complesso comunque l’avvicinamento non aveva sempre dato risultati negativi. A dividere definitivamente le platee fra i pro e i contro, fra i “giovani” e i “vecchi” (così si finirà a dire) arriva il film Hardcore!, prodotto da Timur Bekmambetov, a sua volta regista appassionato di effetti speciali in CG come aveva dimostrato nei suoi Guardiani, della notte e del giorno, oltre che in Wanted e ne La leggenda del cacciatore di vampiri. L’attivissimo Bekmambetov aveva già prodotto un film “sperimentale” come Unfriended, che si svolgeva tutto sullo schermo di un computer. Ilya Naishuller, giovane russo piuttosto occidentalizzato, scrive e dirige una storia girata interamente con GoPro Hero 3, che deriva da un suo video dei Biting Elbows, Bad Motherfucker, mettendo in scena un protagonista senza volto, di cui per tutto il film vedremo solo le mani, stile Doom per intenderci. E non a caso, così a occhio, metà del film, gli inseguimenti e i crash più estremi sono in CG. La trama è una traccia elementare lungo la quale far scorrere l’azione (ma succede anche con i film “veri” se mal riusciti). Henry si sveglia sul tavolo di un candido laboratorio, accudito amorevolmente dalla bellissima e biondissima consorte, che gli riavvita un braccio e una gamba, ma non fa in tempo a riattivargli la favella, che il laboratorio viene attaccato da imprecisati killer. Inizia così l’azione vera e propria, che consisterà nella fuga di Henry attraverso una a lui sconosciuta Mosca, inseguito da nemici di cui non conosce i moventi, al comando di un super-perfido ossigenato di nome Akan, che sembra davvero dotato di poteri sovrannaturali. Henry, senza poter dire una parola, corre, si arrampica, cade, precipita, rotola, si rialza, impugna pistole, mitra, fucili, lancia bombe a mano, usa pugnali, katane e fondi di bottiglia, picchia a mani nude, calci e testate, squarcia petti per recuperare pezzi di ricambio che poi si installa da solo. Perché come si intuisce subito, c’è sotto tutta una storia di vandemmiana memoria (ma anche Robocop ha il suo peso), la creazione di eserciti di soldati-automi, ottenuti da cadaveri di gloriosi caduti in battaglia. E della troppo bella e bionda signora anche lo spettatore più sprovveduto sa che è meglio diffidare (i noir insegnano). Ad aiutare il povero Henry ci sarà solo il misterioso Jimmy (Sharlto Copley, la cosa migliore del film), che muore in continuazione e in continuazione risorge, con caratteristiche ogni volta diverse (militare britannico, spia stile 007, mercenario selvaggio, guerriero mimetizzato come Schwarzenegger, hippie strafumato, erotomane drogato e via enumerando). Quindi Naishuller porta letteralmente il videogame stile sparatutto sullo schermo, buttando qua e là qualche citazione cinematografica (fra cui quella del primo film della storia girato in soggettiva, Lady in the Lake del ’47, tratto da Raymond Chandler), piazzando un bel po’ di belle canzoni come accompagnamento, dimenticando però che 90 minuti di ammazzamenti frenetici in soggettiva, di sparatorie, esplosioni e combattimenti sono vissuti dal videogiocatore come parte attiva nell’azione, mentre lo spettatore è obbligato alla passività nella sua poltrona. E dopo un po’, semplicemente, si stufa, si annoia. Non badate però ai detrattori che lamentano nausee o mal di testa, sono delle pussy. Concludendo, il cinema è tante cose, può essere anche questo, forse ci sarà qualche emulo. E’ inutile però, anche se può essere divertente, ipotizzare un futuro come questo (o tutti con Oculus Rift e similari). Vedremo la risposta del pubblico. Noi intanto preferiamo stare seduti a guardare Crank o Shoot ‘Em Up piuttosto (o Tarantino o Sin City ma che ve lo dico a fare).

 

Giudizio

  • Cinema, non cinema….
  • 6/10

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