The Last Stand: Recensione

Di   |   31 Gennaio 2013
The Last Stand: Recensione

Good Habits Die Hard
E per fortuna le sue sane abitudini l'anziano sceriffo Owens non le ha perse. Dopo anni a "serve and protect" i cittadini nell'anti-droga di Los Angeles, si è ritirato ad accudire l'esigua e pacifica popolazione di Summerton, sonnacchioso paesino vicino al confine messicano. Si troverà a essere lui The Last Stand, l'ultima barriera da superare per un efferatissimo super-boss della droga, in fuga verso il natio Messico dopo una spettacolare evasione. Vanamente si affanna per riprenderselo il solito agente dell'FBI, che dovrà capitolare ammettendo la superiorità dell'ex cop. Sull'onda del gradimento per i due Expendables, Arnold Schwarzenegger torna da protagonista con un film diretto da Jee-won Kim, già responsabile dell'esagerato Il buono, il matto, il cattivo e di A Bittersweet Life, con una sceneggiatura scritta però dallo sconosciuto Andrew Knauer.


Poco sarebbe bastato per rendere il film la solita baracconata fastidiosa. Invece The Last Stand si rivela spiritoso e citazionista quel tanto che basta a renderlo più che digeribile, spesso autoironico (Arnold ama scherzare sulle proprie origini da immigrato e sulla sua età), con la sua commistione fra i soliti action alla Schwarzy e le varie sfide all'Ok Corral. Nel resto del cast troviamo a Forest Whitaker (l'agente FBI), Jaimie Alexander (una volitiva poliziotta di provincia), Rodrigo Santoro (un ex-marine in fase di riscatto), Peter Stormare (perfido come sempre), Luis Guzmàn (il solito vigliaccone) e Edurado Noriega (il narco malvagio). Menzione per il Jackass Jimmy Knoxville, cui sono affidati i siparietti comici, che da bravo amerikano chiama le sue armi con nomignoli affettuosi. Aggiungiamo qualche bell'inseguimento in auto (il cattivo ha una splendida Corvette ZR1 modificata stile Fast & Furious), qualche crash ben realizzato, e ci troviamo un film che proprio perché non cerca di essere niente di diverso o più "alto" assicura i suoi svelti 107 minuti di divertimento (ammettiamo di essere un po' provati dalla massa di film superiori alle due ore da cui sono invasi gli schermi in questo inizio anno). Indubbiamente nel tripudio di armi da assalto impugnate anche da arzille nonnine, l'NRA ringrazia. Ma i film in cui l'eroe fa giustizia grazie ad un uso spropositato di armi d'assalto ci hanno sempre fanciullescamente divertito. In nome del politically correct non toglieteci anche questo...

Giudizio

  • Perché 6 sarebbe poco
  • 7/10

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