Les Misérables: Recensione
Di Giuliana Molteni | 30 Gennaio 2013Allons enfants de la Patrie
Attesissimo e già carico di candidature ai premi Oscar, ben otto, arriva sugli schermi italiani Les Misérables, trasposizione su grande schermo del musical omonimo, a sua volta tratto dal celeberrimo romanzo di Victor Hugo, pubblicato nel 1862 e ambientato pochi decenni prima. Numerose sono state le versioni cinematografiche (anche televisive, in animazione e a fumetti) di questa melodrammatica storia, definita "uno dei più grandi romanzi sociali mai scritti". Les Misérables è storia di delitti e castighi, di soprusi e rivincite, di riscatto e redenzione, di bontà e cattiveria, dove si muore lottando contro un sistema che forse "When Tomorrow Comes" sarà sconfitto, ma a prezzo di indicibili sofferenze, di lacrime e sangue. Possiamo consolarci pensando che i martiri "vivranno liberi nel giardino del Signore"? Alain Boublil (parole) e Claude Michel Schönberg (musica) hanno cominciato a scrivere il musical nel 1978 e la prima rappresentazione è avvenuta a Parigi nel 1980.
È stato poi adattato all'inglese e rappresentato a Londra nel 1985, diventando il musical più longevo al mondo, battendo il record di Cats. Per il film la sceneggiatura è stata affidata a William Nicholson (Il Gladiatore, Elizabeth the Golden Age), con l'uso di tutti i pezzi del musical, ad eccezione di Suddenly, cantata da Hugh Jackman, unica canzone nuova. I miserabili siamo noi, i sudditi schiacciati del Potere. Hugh Jackman è Jean Valjean, l'uomo comune costretto a una vita di sovrumani sacrifici, di infinite sofferenze, marchiato a vita per aver rubato un tozzo di pane per la sua famiglia. Sua nemesi è l'inflessibile Javert (Russell Crowe), il mastino del Sistema che, nella sua incapacità di contemplare riscatto e perdono, crolla quando le sue certezze nell'Ordine costituito barcollano. Fantine (Anne Hathaway) raffigura l'umiliata donna del popolo, spezzata dai soprusi di un prossimo senza pietà, che paga con una sorta di martirio il suo sforzo inumano per difendere la figlioletta, Cosette, per farle avere un futuro migliore. La bimba è stata affidata ai biechi coniugi Tenadier, due biechi sfruttatori del prossimo. Unica discutibile scelta (già del musical) è quella di averli resi grotteschi e farseschi, mentre in realtà sono i personaggi più emblematici della sfiducia che è lecito nutrire nei confronti della "gente comune", perché sono i nostri simili che spesso diventano i carnefici più feroci, alleandosi con quelli che percepiscono come più forti. Proprio Cosette sarà la scintilla che riaccende in Valjean la speranza di un futuro migliore, per il quale lottare. La ragazza da adulta incontra l'idealista Marius, giovane di buona famiglia con la testa piena di ideali, con cui convolerà a giuste nozze dopo molte traversie. Intorno a loro si intrecciano le vicende di altri rivoluzionari e romantici, gli studenti e la gente comune che combattono per le strade per un domani migliore, vittime disegnate perché le illusioni si pagano col sangue. Ma ci sono i tamburi lontani, ad avvisare che il sole dell'avvenire sta per sorgere. Dirige Tom Hooper (Il discorso del Re) illustrando senza particolare originalità la narrazione, quadro dopo quadro, nella scelta di mettere in scena l'opera rispettandone la teatralità, mentre le performance canore dovrebbero da sole attribuire intensità drammatica e delineare la statura dei personaggi. Rispetto alle precedenti versioni cinematografiche la componente socio-politica è marcata quanto quella strettamente riguardante le sventure del povero Valjean, che lotta da singolo individuo per uscire dall'abisso nel quale si aggirano come in un girone dantesco le masse affamate, luride, purulente, di una Parigi in tutta la sua fatiscente grandezza, mentre pochi eroici erigono vane barricate. Les Misérables è interamente cantato, con le esibizioni dei cantati registrate in diretta, per aggiungere intensità alla prestazione. I risultati sono più che stupefacenti per tutti, Hugh Jackman si conferma uno degli attori più poliedrici del nostro tempo, una vera sorpresa Anne Hathaway, che compare brevemente ma regala una I Dreamed a Dream dalla commovente intensità. L'unico a risultare meno convincente è Russell Crowe, perché, abituato a cantare rock, ha una voce non impostata che male lega con quelle del resto del cast. Ma si difende con la sua presenza. E poi Amanda Seyfried e Eddie Redmayne (ai quali sono affidati due personaggi poco appassionanti), Aaron Tveit che è Enjolras, Samantha Barks (Éponine) e Daniel Huttlestone che interpreta il monello Gavroche. Il film viene giustamente distribuito in originale con i sottotitoli, non scommetteremmo così sull'interesse di un pubblico generalista, perché storicamente il musical non ha mai riscosso apprezzamento nel nostro paese e i sottotitoli in genere respingono. Sarà per questo che i trailer italiani stanno barando, simulando che si tratti di un film "normale", sfruttando i pochissimi "recitativi" doppiati?
Giudizio
- per appassionati
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