Il peggior Natale della mia vita: Recensione

Di   |   22 Novembre 2012
Il peggior Natale della mia vita: Recensione

Vacanze di Natale con i Fotters italiani
In periodo di crisi, chissà come sarà il nostro Natale, quest'anno. A farci entrare nel mood giusto, ci prova con largo (anche troppo) anticipo Alessandro Genovesi con Il peggior Natale della mia vita, il sequel del suo film precedente, La peggiore settimana della mia vita. I personaggi sono rielaborati dalla serie tv inglese The Worst Week In My Life, ma ricordano inevitabilmente la fortunata "saga" dei Fotters (Fockers), quelli di Stiller/De Niro. Anche questa volta lo Stiller italiano è Fabio De Luigi, il super-imbranato Paolo, un uomo in guerra con gli oggetti da far sembrare Clouseau un agile prestigiatore, goffo ma affettuosissimo partner della sua amata Margherita (Cristina Capotondi), che sta per farlo diventare padre. Entrambi, più i suoceri (Catania/Bonaiuto), sono ospiti per le vacanze di Natale nel castello di Alberto Caccia (Diego Abatantuono), un riccone che il padre di Margherita ci tiene a ingraziarsi.


Nel maniero innevato si aggira, con uno stile Famiglia Addams, anche la figlia di Alberto (Chiatti), gravida dopo inseminazione artificiale (odiosa com'è, chi se la sarebbe presa). Come dubitare che a ogni passo Paolo provocherà stragi, rendendosi responsabile di un decesso apparente e di uno reale, di sfasci di ogni genere e di gaffes mostruose, accomunandosi in qualche modo anche al mitico, nostrano Fantozzi? Fabio De Luigi, ingrassato perché si vede che così dovrebbe fare più tenerezza, fa leva sulla sua innata simpatia, sfruttando una tipologia ormai (anche troppo) consolidata. Averne uno così accanto nella vita, però, potrebbe alla lunga giustificare reazioni anche violente. Cristiana Capotondi, la mogliettina, è più impegnata a mangiare, da tradizionale puerpera, che a recitare; Laura Chatti fa l'antipatica a oltranza con sigaretta elettronica costantemente brandita; Dino Abbrescia è un surreale cameriere, macchietta con qualche entrata valida. La suocera, che nel film precedente era Monica Guerritore, qui viene sostituita da Anna Bonaiuto. Sprecati Ale e Franz in uno stiracchiato cameo. A farla da padrone sono i due "vecchiacci", il mitico Abatantuono, un uomo, un marchio, e il fantastico Antonio Catania, l'ostile suocero (e come dargli torto...), che nella sua caratterizzazione, come già nell'episodio precedente, è superiore alla sua controparte americana nella serie Ti presento i miei, Mi presenti i tuoi, cioè De Niro. Dopo un avvio assai lento, nella seconda parte il film si mette in movimento e prende un po' di ritmo farsesco, pur riciclando gag e battute ripescate da tutto il cinema di genere, dagli albori a oggi. La sequenza sulle note di varie hit natalizie, eseguita da Andrea Mingardi (che fa di nuovo il papà di De Luigi), con qualche momento coreografato nell'andirivieni frenetico dei personaggi forse vorrebbe ricordare Hellzapoppin' o i Fratelli Marx, ma sono precedenti inarrivabili. Nel suo tentativo di rifarsi a modelli stranieri, evitando grossolane volgarità, il film si ritaglia il suo spazio presso un pubblico in cerca di leggerissima evasione, magari nell'ottundimento della digestione festiva. In questo senso l'uscita così anticipata potrebbe nuocergli.

Giudizio

  • Basta non aspettarsi troppo
  • 6/10