Il comandante e la cicogna: Recensione

Di   |   17 Ottobre 2012
Il comandante e la cicogna: Recensione

Che sensazione di leggera follia
Le statue ci guardano, mentre ignari ci arrabattiamo per tirare a campare, chi correttamente, chi meno, commentando sconsolate lo spettacolo sconfortante offerto da una società ben lontana dagli ideali, dai valori per i quali i personaggi immortalati hanno vissuto e meritato il monumento su cui si ergono solitari, Verdi, Garibaldi, Leopardi e anche un meno stimabile Cavalier Cazzaniga. Leo, un idraulico prematuramente vedovo, si barcamena faticosamente tra il suo lavoro e la non facile impresa di crescere i due figli adolescenti, Maddalena ed Elia, assistito nel suo immaginario dalla presenza della defunta moglie Teresa, che gli appare e scompare nei momenti più impensati. Per colpa di un video erotico girato di nascosto dal fidanzato mascalzone di Maddalena e messo a sua insaputa in internet, Leo è costretto a rivolgersi all'avvocato Malaffano, quasi un nomen omen, un personaggio truffaldino dai traffici loschi.


Nel suo studio il nostro Leo incontra Diana, un'artista squattrinata e sognatrice che per necessità finanziarie sta affrescando una parete secondo le assurde manie di grandezza di Malaffano. La ragazza è alla ricerca della grande occasione della sua vita per risolvere tutti i suoi problemi economici, a cominciare da quello dell'affitto da pagare al suo padrone di casa, il caratteriale Amanzio, uno stravagante moralizzatore. L'uomo casualmente conosce il piccolo Elia (entrambi sono stati pizzicati con merce rubata in un grande magazzino), tredicenne tutto preso dal computer, ma soprattutto impegnato nella sua personale crociata ecologica a difesa di Agostina, una cicogna, cui porta tutti i giorni il cibo necessario alla sopravvivenza. Trascinati in un'avventura al limite della legalità, Leo e Diana nel frattempo imparano a conoscersi, mentre il corpulento Amanzio aiuta Elia a ritrovare Agostina, che si è rifugiata tra le montagne svizzere....Tornato alla commedia di stampo surreale dopo Agata e la tempesta (la cicogna è lo sguardo dall'alto sul mondo), il regista svizzero- milanese Silvio Soldini (Giorni e nuvole; Pane e tulipani; Un'anima divisa in due), realizza questa curiosa, ma anche amara rappresentazione dei nostri giorni travagliati, utilizzando uno stile pieno di leggerezza, d'ironia, di simpatica follia; tutti antidoti contro la volgarità imperante, il cattivo gusto, la furbizia e la disonestà che ci circondano. Sceneggiato da Doriana Leondeff, Marco Pettenello e dallo stesso Soldini, Il comandante e la cicogna, film aperto e corale, si avvale di un cast di prim'ordine, a cominciare da Valerio Mastandrea, attore artisticamente in grande crescita, qui nei panni del generoso Leo affiancato dalla brava Alba Rohrwacher, quasi irriconoscibile in versione bruna, nel ruolo della fantasiosa Diana, da Claudia Gerini, l'estrosa vedova Teresa, dal solito eccellente Giuseppe Battiston, una presenza costante e insostituibile per molti registi italiani. Non vanno dimenticati Luca Dirodi e Serena Pinto, i due giovani esordienti chiamati a interpretare i figli adolescenti di Leo. Un plauso particolare ancora per Luca Zingaretti, che si presta divertito a dare il suo volto con tanto di capigliatura folta, al becero e strafottente avvocato Malaffano, il personaggio più facilmente macchiettistico. Pierfrancesco Favino, Gigio Alberti e Neri Marcorè hanno prestato la loro voce alle statue. Se all'inizio della pellicola sentiamo brontolare Garibaldi, non contento di come vanno le cose che è costretto a vedere (" allora era meglio che rimanevano gli austriaci a comandare...."), il film ci invita ad una riflessione sulla nostra esistenza attraverso la sua surreale carrellata di disadattati, che tentano di arginare i colpi del destino, destinati però sulla lunga distanza alla sconfitta, come sancisce con affettuosa amarezza il finale. Del resto anche Agostina se ne era volata via...

Giudizio

  • amarognolo
  • 7/10