A Dangerous Method: Medice, cura te ipsum

Di   |   29 Settembre 2011
A Dangerous Method: Medice, cura te ipsum

A Dangerous Method è una storia di uomini e donne, di mariti, mogli e famiglie, di amore e sesso, di passione e razionalità, di perversioni e tradimenti, di rimorso e ribellione. E’ una storia come capita a molte persone comuni, sennonché nel film di Cronenberg i protagonisti sono gli inventori della moderna psicanalisi, Gustav Freud e Carl Gustav Jung, collegati dalla figura di Sabina Spielrein, una paziente di Jung divenuta poi sua allieva e amante, oltre che allieva dello stesso Freud.

La storia inizia nel 1904 e vede un giovane Jung sperimentare il “Dangerous Method” cioè la “terapia delle parole” sulla giovane, disturbatissima Sabina Spielrein. Del caso Jung discute anche con il suo maestro, Gustav Freud, misurando in lunghe conversazioni e in un fitto scambio epistolare, fra Vienna e Zurigo, le differenti visioni sul rapporto fra sessualità e disturbi della personalità. Mentre si interrogano su quanto l’ego possa sopportare nella repressione dei propri impulsi, Jung intreccia una passionale relazione, che diviene anche materia di studio, con Sabina, che nel frattempo ha intrapreso gli stessi studi dei suoi due maestri. Ma la relazione fra un analista e il paziente era già allora vietata e per di più Jung era sposato. Inevitabile quindi la disapprovazione di Freud. Un futuro tormentato attendeva così tutti i personaggi.

Convincenti i protagonisti, Viggo Mortensen, attualmente l’attore feticcio di Cronenberg, che è Freud, e il lanciatissimo Michael Fassbender, che impersona un glaciale Jung, mentre Keira Knightley, vera protagonista, forse eccede un po’ nelle scene d’isteria. Nel film compare anche brevemente Vincent Cassel nel ruolo determinante dell’autodistruttivo Otto Gross, oppositore delle tesi dei due analisti, che si autodistruggerà nella ricerca della soddisfazione della sua libido. Christopher Hampton (Le relazioni pericolose, Espiazione) ha scritto la sceneggiatura, traendola dal suo testo teatrale.

Molto atteso come sempre capita con i film di Cronenberg e grazie ad un cast di grande interesse, A Dangerous Method si rivela un impeccabile esercizio calligrafico dalla rigida impaginatura, un freddissimo biopic, non particolarmente appassionante né riguardo ai rapporti tra Freud e il suo, almeno all’inizio, discepolo, né quanto alla relazione fra Jung e la Spielrein, che prenderà derive sado-maso, a causa dei traumi subiti dalla giovane donna durante l’infanzia. Certo è che proprio in quegli anni nasceva la scienza che avrebbe permesso di collegare certe turbe ai problemi affrontati nei primi anni della vita, riconducendo tutto, come sosteneva Freud, al sesso. Sesso che domina anche le vite dei tre protagonisti che si dibattono per tentativo di ricondurre alle loro teorie i primitivi istinti, in un gioco di predominio non solo fra amanti ma anche fra colleghi, nell’affanno per conciliare i propri comportamenti con le regole sociali che sì cambiano, ma in ogni momento storico pur sempre esistono.

Se è vero che la sessualità è la forza più dirompente che esista, quante energie sono state spese per reprimerla, per imprigionarla, incanalarla e sublimarla, invece che lasciarla sfogare liberamente, quanti danni sono stati fatti e quante ferite inferte e quanti cattivi maestri hanno discettato a vuoto (medice, cura te ipsum…). E la felicità sembra sempre lontana dall’essere umano, a tanti anni dalla nascita di una disciplina che aveva sconvolto il mondo, come preconizzava Freud, avvicinandosi a New York in piroscafo: “Non sanno che siamo venuti a portargli la peste”. Chiedere a Woody Allen.

Giudizio

  • gelido
  • 6/10

Galleria immagini

  • Click to enlarge image 14668.jpg
  • Click to enlarge image 14669.jpg
  • Click to enlarge image 14670.jpg
  • Click to enlarge image 14671.jpg
  •