La storia ruota intorno al commercio dei bachi da seta, merce privilegiata in un Giappone perennemente innevato. Attorno alla vicenda economica, ruotano una serie di questioni personali e turbillon sentimentali, che coinvolgono il protagonista in un tentativo maldestro di storia platonica/tradimento a distanza con una donna-bradipo, interpretata dalla silenziosa, e sensuale, Koji Yakusho. Costringere l’attrice in questione ad una lentezza che si vorrebbe metaforica o rappresentativa del vissuto temporale di tipo orientale risulta una banalizzazione fastidiosa e, per certi versi, anche macchiettistica.
Troppo facile e superficiale anche il simbolismo di cui si serve il film, retorico persiono nelle scene paesaggistiche (dei dialoghi neanche parliamo: per chi ama la melassa e le dichiarazioni d’amore più scontate degli ultimi tempi sono perfette), dove si ha la presunzione di far bastare un cambio di cappello e un’inquadratura esotica (l’Egitto) o innevata (il Giappone) per dare una qualche idea di viaggio.
Per farla breve, le uniche sequenze godibili del film sono quelle del gioco a biliardo, con le mosse astute e imperdibili del personaggio di Baldabiou, anch’esso defraudato della sua pregnanza letteraria e sbattuto sciattamente sul grande schermo come personaggio secondario.
(da Filmblog.girlpower.it)