Il tocco del peccato: Recensione

Di   |   21 Novembre 2013
Il tocco del peccato: Recensione

Il peccato infetta
I potenti schiacciano i deboli, i ricchi comandano sui poveri, il Sistema spazza via ogni resistenza, umilia, colpisce, saccheggia. Per quanto tempo un cane subirà le frustate stretto all'angolo, prima di rivoltarsi e azzannare? Il tocco del peccato, diretto da Zhangke Jia (The World, Still Life) racconta quattro storie ad hoc, ispirate, si dice, a reali fatti di cronaca (e non ne dubitiamo affatto), legate fra loro da alcuni personaggi che fanno da ideale collegamento a chiudere un tragico cerchio.


In una landa desolata la locale miniera statale, unica fonte di lavoro nella zona, è stata illegalmente venduta e i soldi sono stati intascati dall'ex direttore, che ora esibisce aereo privato e moglie con Vuitton. Un misero e ostinato cittadino della miserrima cittadina vuole giustizia, con tale psicotica ostinazione da rendersi inviso a tutti. Forse, come già diceva Mao, "Il potere nasce dalla canna di un fucile". Un marito sempre lontano torna fuggevolmente al paese da una moglie intimidita e da un figlio terrorizzato, ma riparte subito per compiere una delle spietate rapine che sono divenute la sua attività, unica via di fuga da una vita miserabile. Un'amante, troppo a lungo ingannata da un uomo sposato, subisce nell'arco di una giornata umiliazioni bastanti per una vita, fino alla ribellione più violenta e inattesa. Un giovane operaio in cerca di una vita migliore crolla dopo aver visto frustrate per vari motivi tutte le sue speranze, arrivando a un gesto estremo. Sullo sfondo, a contrasto con le squallide campagne, le distese semi-desertiche, le periferie più anonime, svettano come irridenti simboli di una ricchezza lontana torri di grattacieli, anche se costruiti in tutta fretta con più sabbia che cemento, e ponti audaci si stendono aerei a unire le sponde di lontane baie, per accelerare scambi e traffici, in contrasto con la miserabile vita senza speranza in cui strisciano i protagonisti (il film è stato girato in quattro città diverse: Shanxi, Chongqing, Hubei e Guangdong). Il sogno americano non ha funzionato, ma nemmeno quello comunista, e ha generato molti mostri. Perché per quanto possa sembrare paradossale il paese con il capitalismo più sfrenato e la corruzione più diffusa è la Repubblica Popolare Cinese, che si dichiara governato da un Partito Comunista. Il tocco del peccato è dichiaratamente un film a tesi, che mette in scena alcune storie esemplari. Zhangke Jia, che nonostante i temi trattati nei suoi film e i suoi toni risiede ancora in Cina, mette in evidenza che i conflitti sociali sono ben lungi dall'essere risolti e gli equilibri fra le varie classi sono determinati solo da rapporti di forza derivanti dal denaro che genera arroganza, violenza, soprusi e corruzione, senza miglioramenti rispetto a una Cina medievale. Il sogno maoista è lontano, le classi dei lavoratori sono sempre oppresse, nuovi schiavi in un contesto di apparente modernità. Finito il sogno dell'ideologia, il paese ha scalato ipocritamente i peggiori livelli del capitalismo più spietato e cinico in una versione, se possibile, ancora più sprezzante dei diritti degli infelici molti negli strati inferiori della società. Una Cina così non piace averla vicina.

Giudizio

  • Guai ai vinti
  • 7/10