Biancaneve e gli 007 nani: Non ci sono più i cartoni di una volta...

Di   |   01 Ottobre 2009
Biancaneve e gli 007 nani: Non ci sono più i cartoni di una volta...
Non ci sono più i nani di una volta. Di solito una frase di questo genere viene detta in senso pessimista. Usata come frase di lancio di un film d’animazione, invece, vuole raccontare un’operazione precisa. Quella di una rilettura del mondo delle favole, che per anni sono state al centro del cinema d’animazione (vedi i classici Disney), che oggi viene fatta mescolando i personaggi tra di loro e condendo tutto in salsa d’irriverenza, per dare così un gusto nuovo a dei sapori che esistono da tempo. La cucina che ha aperto la strada in questo senso è stata la Dreamworks con il suo Shrek.

La produzione di Biancaneve e gli 007 nani (titolo italiano di Happily N'Ever After 2, nella storia non c’è traccia di spie) non osa raggiungere le vette di Shrek, che shakerava personaggi fiabeschi in un tourbillon di invenzioni, ma prende una singola storia, quella di Biancaneve, e la reinventa, inserendo qua e là citazioni da altre favole (Cenerentola, La bella addormentata nel bosco, I tre porcellini, Pinocchio) e attualizzazioni. Così Biancaneve parla al cellulare, balla a ritmo di r’n’b, e, quando addenta la mela, non si addormenta, ma diventa una pettegola. È il gossip il male peggiore che possa capitare a qualcuno oggi, ci sembra di capire.

Non ci sono più i nani di una volta, per noi che scriviamo, è invece una frase che rappresenta un rimpianto. Perché l’animazione digitale di questo film è lontana sia dalla perfezione raggiunta da Dreamworks e Pixar, sia dai vecchi cartoni 2D a cui associavamo le favole classiche. Superfici non curate, personaggi che si muovono a scatti: abituati alla perfezione di prodotti come Ratatouille e Wall-E, qui tutto ci sembra ingenuo e approssimativo. E neanche la storia ha quei lampi di genio a cui ci siamo ormai abituati nei film d’animazione, e che necessiterebbe per giustificare questa operazione di rilettura.

Un discorso a parte lo merita il doppiaggio. Anche l’Italia sceglie di usare dei personaggi famosi per doppiare i protagonisti dei cartoon: solo che in America si usano i migliori attori, e qui personaggi televisivi, che, se ne rendono conto loro stessi, attori non sono. Così la simpatica Antonella Clerici stenta un po’ nel doppiare Biancaneve. Ma soprattutto non si capisce che senso abbia far doppiare a una (seppur splendida) quarantenne il personaggio di un’adolescente. Ci starebbe anche Jerry Calà come voce dello “specchio delle mie brame”: ma siamo sicuri che i bambini capiscano battute come “libidine e doppia libidine”? Sì, perché in fondo i destinatari di un prodotto come questo sono loro. Non si tratta del film d’animazione adulto a cui ci hanno abituato ormai i grossi studios. Questo è un film per bambini: accanto a noi a vedere il film c’era una bambina di cinque anni. E a lei il film è piaciuto. Che abbia ragione lei?

Giudizio

  • Cinque, perché è un film dalla qualità approssimativa. Ma anche per l'età del pubblico di riferimento. Ai bambini piacerà!
  • 5/10

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