Antonella Clerici: Mi sono sempre sentita un cartone animato

Di   |   29 Settembre 2009
Antonella Clerici: Mi sono sempre sentita un cartone animato
Non deve essere stato difficile doppiare dei personaggi d’animazione per Jerry Calà e Antonella Clerici. Loro dei cartoni animati lo sono sempre stati, e riescono a esserlo ancora anche oggi che non sono più giovanissimi. Buffi, allegri, ognuno a loro modo morbido, sempre sorridenti: Calà e la Clerici sono simpatici perché li disegnano così. Sono loro le voci di Biancaneve e gli 007 nani, film d’animazione nelle sale da venerdì 2 ottobre in 150 copie. Lei è Biancaneve, lui lo “specchio delle mie brame”. A dire il vero, la Clerici, in jeans e maglia nera che lascia scoperte le spalle, ci è sembrata in gran forma.

“Fare la doppiatrice non è il mio lavoro, era la prima volta ed è stata un’esperienza straordinaria, mi sono divertita molto” ci ha confessato subito con umiltà la presentatrice. “Io stessa mi sono sempre sentita un cartone animato, e anche in tv ho sempre cercato di portare il mio lato infantile: anche ne La prova del cuoco, con le famose canzoncine”. Il personaggio di Biancaneve le piace, e l’ha sentito sempre più suo man mano che ci lavorava. “Abbiamo doppiato tutto il film e poi siamo tornati indietro e ho rifatto alcune scene iniziali, perché conoscevo meglio il personaggio”.

“Io ho sempre odiato il doppiaggio” ha esordito Calà spiazzandoci un po’. “Quando doppiavo i miei film, fino alla fine degli anni Ottanta, Vanzina mi chiamava il “Signore degli Anelli” perché ci mettevo un turno di lavoro a fare un anello (il nome convenzionale dato alla singola scena, o frammento, da doppiare, ndr), ero lentissimo. La Eagle mi ha chiamato: li divertiva che lo specchi magico parlasse con la mia voce, e potessi tirate fuori qualcuno dei miei vecchi slogan, come ‘libidine e doppia libidine’. In futuro mi piacerebbe fare qualche ruolo più complesso in un film del genere”.

Il futuro per la Clerici invece non passerà dal cinema. “Non ho intenzione di fare l’attrice” ha ammesso. “Credo che ognuno debba fare il suo lavoro, e farlo al meglio. Credo che fare l’attrice sia un lavoro serio, al massimo potrei fare una sitcom in cui faccio me stessa, tipo ‘Casa Clerici’ o ‘Ristorante Clerici’”. Ma il futuro di Antonella è noto, ed è piuttosto roseo. Si chiama Festival di Sanremo ed è il punto più alto che un conduttore può sperare di raggiungere. “Io sono quella che sono e credo che la ragione del mio successo sia anche la mia semplicità. Sul palco dell’Ariston porterò anche la mia parte bambina. Non mi spaventa, l’Ariston: è un palco che mi ha sempre portato bene”.

Sono due cartoni animati, Antonella e Jerry (lo dice anche il suo nome), ma sono anche due genitori. La bimba di Antonella ha sette mesi, l’erede di Jerry sette anni: inevitabile parlare anche del loro ruolo e dei gusti in fatto di prodotti (cinematografici) per l’infanzia. “Mi piace questo tipo di film, tipico degli americani, basato sull’ironia” spiega Calà. “Ho un figlio di sette anni che dà già molti segnali di ironia, e credo che a lui questo film piacerà”. “I miei ricordi di infanzia per i film di animazione sono dei gran pianti” continua l’ex Gatto di Vicolo Miracoli. “Mi portavano a vedere Bambi e poi stavo male per una settimana. Ora porto mio figlio al cinema: mi piacciono i film Pixar, come Gli incredibili e Wall-E, un film straordinario che sono andato a vedere con lui, ma che ho apprezzato anch’io”. “Io adoro film come L’era glaciale, e Titti e Gatto Silvestro” aggiunge la Clerici. “Ho una bambina di sette mesi, che quando vede i colori si diverte”. “Quando fai ridere i bambini vuol dire che funzioni” fa eco Calà. “Io ero matto per Tom & Jerry, per quelle storie di inseguimento che non verrà mai coronato”. “I bambini hanno tantissimi stimoli oggi” si fa più seria la prossima presentatrice di Sanremo. “L’offerta in tv è tale che possono vedere tutto, da una cosa cruenta come C.S.I. a canali tematici dove trovano cose adatte alla loro età. Spetta sempre ai genitori controllare, ma ora l’offerta è ampia”. “Cartoni come questo sono classici anche nella loro stranezza” aggiunge Calà. “Ce ne sono altri molto violenti. Io ho un maschietto che gioca sempre ad ammazzare qualcuno, tra Power Rangers e Transformers. Ma poi vede anche Barbapapà. I bambini vanno accompagnati anche a vedere cose da adulti: mio figlio ad esempio adora Life On Mars”.

La moda dei “talent” ingaggiati per doppiare i film d’animazione, tipicamente americana, sta attecchendo anche da noi. “È una strategia di marketing per rendere più appetibile un film” ne è conscio Calà. “In America non dicono ‘doppiato da’, ma mettono addirittura il nome dell’attore su cartelloni e titoli di testa come se fosse il protagonista. E si pensano i personaggi in base a chi li doppierà. Così il personaggio diventa un misto tra umano e cartone. Se l’umanità fosse davvero così, sarebbe una bella umanità”. Bravo Jerry, ci hai dato una bella idea: un’umanità fatta da uomini-cartoni, che forse sarebbe meno cattiva. Intanto, due cartoni animati in carne ed ossa li abbiamo già. Si chiamano Jerry e Antonella.