Nel 2014 alla regia di X-Men Giorni di un futuro era tornato Singer, che ritroviamo alla guida di questo terzo capitolo, Apocalisse. In principio era il Male, chiamato con tanti nomi, Ra, Krishna, Jahvè. Ma ancora prima era Apocalisse (Oscar Isaac), con i suoi letali aiutanti, quattro come i Cavalieri dell’Apocalisse (ma lui forse era arrivato prima). Lui è sempre esistito, dalla notte dei tempi (il prologo ci porta nell’Egitto del 3600 a.C.), assorbendo energia da altri mutanti, occupando i loro corpi, ringiovanendo e incrementando i propri poteri. Una congiura lo aveva fermato, imprigionandolo nelle viscere della terra, ma da lì riemerge nel 1983, ben deciso a recuperare il tempo perduto sotto le polverose rovine, ripulendo il pianeta, che trova disgustosamente decaduto (come non solidarizzare) e per di più responsabile di abusi nei confronti dei mutanti. La pagheranno cara, tutto ciò che i vili umani hanno edificato sarà distrutto e dalle ceneri del loro mondo ne costruirà uno migliore, su cui dominare. Apocalisse recluta alleati minori (Angelo, Tempesta, Psylocke) ma il pezzo da novanta è Magneto (Michael Fassbender), devastato dall’ennesimo lutto inconsolabile. Chi si potrà opporre, chi sarà il loro principale avversario? Il nemico da battere è Xavier (James McAvoy), che dalla sua lontana scuola avverte la potenza distruttrice della nuova minaccia. Si formano così due fronti. Tra i “buoni” il compito di reclutare alleati verrà portato a termine da Raven/Mystica (Jennifer Lawrence), e con successo, nonostante i nuovi soggetti siano inesperti anche se volonterosi (Cyclope, Quicksilver, Jean Grey, Nightcrawler). Singer intreccia lo sviluppo delle trame, l’evoluzione dei personaggi, per portarli là dove sono destinati ad essere, come li abbiamo conosciuti, come il destino li ha forgiati, li ha uniti, divisi e ancora riuniti, con una valida scrittura dei personaggi, portando avanti lo sviluppo del loro legame e le cause delle diverse alleanze che si sono formate nei decenni. Capace di appassionare (crediamo) gli appassionati più maturi e i giovani delle ultime generazioni cresciuti con i film, che dei fumetti sa poco o nulla (restano tutti film da consigliare solo agli appassionati del genere), X-Men: Apocalisse sfrutta poco gli spunti umoristici, affidati a scarse battute (una deliziosa sul Ritorno dello Jedi) e alla divertente sequenza con Quicksilver (Evan Peters), sulle note di Sweet Dreams, che cita quella del film precedente. Attenuati i toni più drammatici di altri episodi, riguardo l’emarginazione dei mutanti, l’attenzione va solo a Magneto, e minori citazioni degli anni ’80 rispetto a quelle del film precedente, che era ambientato nei ’70. Altre riprese sono all’orizzonte, dopo i precedenti spin-off (i vari Wolverine, qui velocemente citato in un travolgente cameo di Hugh Jackman, e Deadpool, dall’inatteso, strepitoso successo), perché anche Fox, detentrice dei diritti di questo segmento Marvel, non intende perdere l’occasione per proseguire con i suoi crossover/prequel/sequel/reboot e via arzigogolando. Questa rilettura, anche se non ha l’originalità di Giorni di un passato futuro e scivola troppo veloce su alcuni personaggi di contorno, è apprezzabile, anche perché mette ancora una volta in scena degli ottimi attori, tutti ben scelti anche nei ruoli minori, con un riuscito approfondimento dei caratteri ed effetti speciali sempre all’altezza. Si è rivelata vincente la scelta di McAvoy e Fassbender per interpretare i due ruoli principali. Il Professor Xavier, rampollo di ricca famiglia un po’ nerd, che raccoglie intorno a sé i disadattati mutanti per formare una squadra che possa proteggere il mondo dai malvagi, e Magneto, reso gelido e implacabile dalle atroci esperienze nei campi di concentramento, solitario e ossessionato: uno votato al bene del suo prossimo, l’altro chiuso nel guscio della sua vendetta. Quante sofferenze e lutti hanno affrontato tutti, per salvare un’umanità che forse non se lo merita. In fondo l’interrogativo resta sempre quello, per tutti i Super-eroi.