Con Deadpool hanno preso un “eroe/anti-eroe” contiguo all’universo X-Men (già comparso in X-Men Le origini – Wolverine, ma dimenticatevelo), munito di un irriverente sense of humor, condito di battutacce e rimandi al suo (nostro) immaginario pop, e ci sono andati giù spudoratamente pesanti. Ma non si pensi alla solita minestra, perché il sarcasmo di Deadpool è più appuntito e colpisce più bersagli di quanto comunemente si usi. Tutto appare lampante già durante i titoli di testa, dallo stile, quanto a contenuto, del tutto inedito, che anticipa alla perfezione l’impostazione data alla trasposizione di un personaggio già anomalo sulla pagina di carta. Gli autori non si sono limitati a infarcire di siparietti “comedy” una seriosa vicenda di eroi problematici, afflitti da dilemmi etici, ambasce personali, sensi di colpa, peso dei doveri, infanzie traumatiche, destini già scritti e via enumerando nell’ambito dei super-eroi “seri”, operazione già riuscita ma con esito ben più ortodosso con Ant-Man e rispetto alla quale I guardiani della galassia è un film di pensosità bergmaniana. Ne hanno fatto invece proprio un delirio di folle intrattenimento e si sa che sono sono lavori che si possono osare solo con personaggi minori e film a budget inferiore, al di fuori del controllo strettissimo della Casa-Madre. La storia prende Wade Wilson, un tizio senza filtri che in passato è stato nelle Forze Speciali e adesso campa facendo il gorilla/mercenario, gli fa incontrare l’amore della sua vita, la bellissima, tostissima Vanessa (una splendida Morena Baccarin), e sul più bello lo fa crudelmente ammalare di cancro. Per guarire finisce in balia di un progetto che mirerebbe a creare altri Wolverine o, in mancanza di successo, dei feroci automi-schiavi da usare in combattimento. Sottoposto a inumane sofferenze, il povero Wade esce devastato fisicamente (reso mostruoso con una pelle da grande ustionato), ma con il corpo in grado di rigenerarsi totalmente. La narrazione ci mette al corrente della sua storia con una serie di flashback che ritmano una spettacolare sequenza d’azione (nota di merito al montaggio, che si impone all’attenzione). Poi si concentra sulla caccia all’uomo che Deadpool compie per vendicarsi, aiutato da due X-Men minori, Colosso e Testata Mutante Nagasonica. Il film è un susseguirsi frenetico di scene d’azione arricchite da una quantità di battute, di riferimenti, di prese in giro che strappano in continuazione la risata, anche nelle rare parentesi romantiche con l’adorata Vanessa, mentre il protagonista, come nel fumetto, si rivolge sistematicamente al pubblico. Da non perdere assolutamente le due scene alla fine dei titoli di coda, anch’esse in linea con il tono folle di tutto il film. Unico neo nella versione italiana, il doppiaggio appiccicato al “cattivo” Ed Skrein (The Transporter Legacy) con un fasulla accento inglese alla Stanlio/Ollio. Bella pure la colonna sonora di Junkie XL (Tom Holkenborg), con anche un’ottima selezione di canzoni. E smettiamola di parlare male di Ryan Reynolds, per favore. Deadpool, che oltraggia così voluttuosamente le regole di genere da rendere, per esempio, impossibile una sua parodia in stile Scary Movie, perché già scorrettissimo di suo, è insomma davvero una bellissima, inattesa sorpresa. Non fosse per la pelle rovinata, vorremmo tutti essere come lui, piuttosto che Superman, Batman o gli X-Men, vuoi mettere che spasso essere Deadpool?