Self/less: Recensione

Di   |   09 Settembre 2015
Self/less: Recensione

Una radicale chirurgia estetica

Il cancro è la livella suprema. Quando ti becca puoi avere tutti i miliardi che vuoi, ma hai chiuso. Non si rassegna il magnate Damian (Ben Kingsely), una vita a lavorare e accumulare capitali, insieme a Martin (Victor Gaber), amico e socio di sempre. Ha sei mesi da vivere se va tutto bene, ma non lo accetta. Ha sentito parlare dello shedding, una rivoluzionaria anche se misteriosa procedura che consente di recuperare un corpo nuovo mantenendo la propria natura, la propria "anima".


Costosissima ovviamente, se la possono permettere in pochissimi. Damian è uno corretto e si assicura che la cosa lo sia altrettanto. Si affida così al trasferimento, sotto il controllo dell'algido Dottor Albright (Matthew Goode). Da ultra-sessantenne malato, si sveglia nel corpo di Edward (Kevin Reynolds), un trentenne costruito in laboratorio, atletico e sano, e se ne va a prendere confidenza con la nuova vita, con il nuovo se stesso, a New Orleans. Ma un giorno si dimentica di prendere delle speciali pillole anti-rigetto e gli succedono strani fenomeni, che lo sconvolgono. E l'uomo comincia a interrogarsi. Perché l'essere umano non è solo un sacco di carne sana che contiene un manovratore qualsiasi. Il vero essere umano ha un'anima e quella di Damian è predisposta all'etica. Non diciamo di più anche se lo spettatore più sgamato capisce subito dove si va a parare. Ugualmente il film si lascia guardare volentieri, con i suoi colpi di scena, qualcuno prevedibile, qualcuno meno, in un contesto che più che al thriller richiama temi cari alla fantascienza. Su sceneggiatura dello spagnolo David Pastor, dirige Tarsem Singh, regista che ha scelto film diversi per la sua carriera cinematografica, finendo per deludere la critica che gli imputa una svolta al commerciale, dove l'estetica sovrasta la sostanza. Nasce come regista di video musicali e fotografo, nel 2000 gira The Cell, cui segue nel 2006 l'interessante The Fall e poi Immortals e una versione di Biancaneve. Ryan Reynolds è un altro che non sta simpatico alla critica e qui non fa nulla per contrastare tale giudizio. Ben Kingsley riveste un ruolo che gli è famigliare, il boss onnipotente. Anche Matthew Goode sgrana l'infido occhio azzurro come al solito. Natalie Martinez, vista in molte serie poliziesche, Detroit 1-8-7, CSI NY, e anche in Kingdom e Secrets and Lies, qui compare in un ruolo più vulnerabile. Senza aspettarsi niente di rivoluzionario, Self/less regala quasi due ore di moderata evasione, piacevolmente retrò per la presenza di rovelli morali che ormai non ci appartengono più.

 

Giudizio

  • evasione senza impegno
  • 6/10

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