E' strano recensire pochi minuti di un film. Mezzora non è poco, d'accordo, ma lo diventa quando si tratta di un film firmato Cameron (ormai abbonato ai kolossal sbanca-botteghino, che qui si porta dietro il fedele musicista - e alcune musiche tetre/pompose/affascinanti fanno molto Titanic) che in due ore e mezza propone una realtà altra, abitata da strani alieni blu.
Al Noir in Festival sono state proiettate dieci scene, che danno giusto una vaga idea di quel che sarà (qui potete intanto leggervi le opinioni della stampa straniera). Possiamo subito dire che il 3d regala profondità anche in un film non d'animazione, senza peraltro risultare invasivo. La e-motion capture, quel saper emozionare lo spettatore con performance di attori veri, proponendo tuttavia come protagonisti creature fantastiche (che, vi assicuriamo, sembrano a dir poco reali), stupisce davvero. Il luccichio dei loro sguardi, la pelle striata, la coda e la chioma lunga, quel muoversi con i muscoli che balzano, quelle espressioni del viso che sembrano così umane, reali, vere, più che verosimili. Tutto ricreato ad arte in anni di lavoro, soldi e creatività, per osare una sfida: trasportare lo spettatore in un altro universo, con un sottotesto sulla necessità di aprirsi alle altre culture e un altro, più velato, ecologico nel mezzo.
Le dieci sequenze presentatoci erano in ordine sparso. Da quella del tenente dei marines che addestra, anche mentalmente, i suoi soldati ("Se volete sopravvivere, dovete obbedire alle regole di Pandora"), alla suggestiva sequenza dell'alienizzazione (a cura di Sigourney Weaver), ovvero della metamorfosi di un uomo (Sam Worthington, è la sua voice over a raccontare la storia) in un essere grande il doppio di lui, con pelle blu, occhi gialli, treccia lunga e coda ribelle. Dalla spedizione aliena nella foresta, in cui si perde letteralmente fra suoni, colori e creature fantastiche che fendono l'aria, ai contrasti fra il novello alieno e la blu Zoe Saldana, che prima vuole trafiggerlo con una freccia, poi gli insegna a galoppare uno strano animale dragoneggiante alato.
I combattimenti in 3d sono a dir poco efficaci: catapultano lo spettatore al centro della scena, fra frecce, faretre e lance. Ma non credete di trovarvi di fronte ad un action fantascientifico (ambientato nel 2154) come gli altri: Cameron, da buon romanticone, ci piazza anche dentro una relazione speciale, che va avanti fra battibecchi lui-lei: "Tu hai un cuore grande, senza paura. Ma sei stupido, ignorante come un bambino", e scene soavi come un volteggio danzerino di simil-meduse volanti (in realtà "spiriti puri") attorno ai due.
Insomma, da Avatar ci aspettiamo molto, e non vediamo l'ora di volare di nuovo sopra quelle creature alate, scoprire i segreti di Pandora, dribblare faraglioni sospesi nell'aria, esplorare paesaggi fantastici e smarrirci in un mondo altro fatto di trionfi cromatici.
Una coloratissima fuga dal reale verso un mondo "diverso", per allargare i nostri orizzonti, una qualità da sempre propria del buon cinema.