Tower Records DVD: Recensione

Di   |   19 Settembre 2016
Tower Records DVD: Recensione

 

Principianti assoluti

Esce direttamente su DVD Universal un documentario che racconta la storia di un negozio dal nome entrato nel mito, Tower Records. Chi, appassionato di musica, abbia viaggiato all’estero, sarà di sicuro tornato a casa con uno dei famosi sacchetti gialli con la scritta rossa. Come si riesce ad avere ricavi per un miliardo di dollari nel 1999 e finire in bancarotta entro i successivi cinque anni? Russell Solomon ci insegna come.


Creatore della mitica catena di negozi di dischi Tower Records, partito dall’ampliamento del bar del padre nei primi anni ’60 e finito con una catena di 200 negozi di dischi all over the world. Solomon poco alla volta mette su un gruppo di totali dilettanti, parenti e amici e collaboratori scelti al volo, prima a Sacramento, poi nella San Francisco con i fiori nei capelli di quegli anni irripetibili, tutti fermamente convinti che ci si dovesse divertire mentre si lavorava, pure con l’ausilio di droghe di diversa pesantezza. Ha dato così l’avvio a un’attività miliardaria intercettando per caso il momento d’oro della discografia mondiale. Nonostante la totale mancanza di regole convenzionali e stravizi vari, i negozi filavano come treni, affollati all’incredibile di pubblico pagante e di musicisti che venivano a tastare il polso del mercato, a controllare che ci fossero i loro dischi e farsi consigliare (come Elton John) sulle novità da scoprire. Il personale poi, in una gestione illuminata, veniva coinvolto, motivato, promosso, facendo di alcuni di loro figure dirigenziali. Tower Records è stato per una trentina di anni un vero paradiso che, risollevatosi da una crisi a cavallo fra la fine degli anni ’70 e i primi ’80, grazie a MTV, a Thriller di Michael Jackson e all’avvento dei CD, da questi stessi, cioè dal digitale e dalla conseguente pirateria, è stato affossato, nonché dall’ostinazione delle case a non abbassare mai i prezzi. Ma l’errore principale che aveva determinato l’irrimediabile flessione, cui rimediare magari con un semplice ridimensionamento evitando il crollo, era stato l’eccessiva espansione, con negozi in 30 paesi diversi in 5 continenti, in parti del mondo troppo lontane e non ben gestibili (come insegnano sempre gli antichi romani). Anche se paradossalmente da questo errore è scaturito qualcosa di positivo, perché proprio in Giappone, il primo paese ad avere una succursale Tower Records, sono sopravvissuti ancora oggi ben 85 negozi con la mai dimenticata insegna, dipinta, non al neon, per mancanza iniziale di fondi e poi mantenuta fieramente. Ma allora per espandersi bisognava chiedere soldi alle banche e si sa che quello è il principio della fine, perché proprio le banche hanno concluso con le loro politiche non di rilancio ma di tagli, l’avventura del piccolo imprenditore Solomon e del suo bunch of friends. Una bella storia insomma, che i protagonisti raccontano con l’occhio spesso lucido, perché ricordano non solo la loro giovinezza ma un modo di lavorare che oggi sembra svanito per sempre. “All things must pass”, triste ma vero. Dirige Colin Hank, figlio di Tom, da vero appassionato di musica, qui al suo esordio come regista, già visto come interprete di ottime serie tv come Dexter, Life in Pieces e Fargo, che lascia raccontare la storia ai veri protagonisti, aggiungendo dichiarazioni oltre che di Elton anche di Bruce Springsteen e Dave Grohl che nel negozio per un po’ ha lavorato, e David Geffen. Nel DVD Universal, come extra all’interessante documentario, in tutto circa una ventina di minuti, troviamo “L’arte della vendita al dettaglio”, una visita di Russell in un negozio ormai dismesso, con i suoi ricordi sul dipartimento artistico, che creava le famose gigantografie delle cover degli album, rilette in enormi opere d’arte pop che campeggiavano sui lati degli edifici come spettacolari murales; “Bob a Sunset Boulevard” è una breve intervista con il simpatico Bob Delanoy, storico collaboratore/dipendente; “Pubblicità per Tower Records” ripercorre il lavoro di autopromozione che veniva fatto tutto dall’interno, con alcuni spot d’epoca. Per chiudere, “Eventi live negli Stores”, sulla creatività dei dipendenti che, supportati dall’industria, si erano inventati esibizioni continue di tutti gli artisti nei negozi (anche di classica) e presentazioni di libri e sessioni per autografi, unici allora a farlo, come adesso invece si usa normalmente. Tower Records era insomma un posto per vivere la musica, perché come diceva Russell Solomon “No Music no Life”.

 

Giudizio

  • Altri tempi, bei tempi
  • 7/10