La notte del giudizio: Recensione
Di Giuliana Molteni | 01 Agosto 2013Occhio ai vicini di casa
Non si scappa, così avanti non si può andare, la società sta collassando, il genere umano si moltiplica senza sosta, non ci sono più grandi guerre, epidemie a sfoltire un po'. Per evitare disordini da sovraffollamento (i famosi topi nella gabbia troppo piccola), tocca trovare una soluzione. Negli USA del 2022 (dietro l'angolo) i Nuovi Padri Fondatori (si vede che quelli vecchi sono stati eliminati dopo aver clamorosamente fallito) instaurano un regime non violento, pace tutto l'anno severamente custodita. Per concedere però il sacrosanto sfogo (purge significa sfogo ma anche epurazione) alla ferocia insita nell'uomo (che si sa è la belva più spietata), un giorno all'anno si legalizza la violenza più selvaggia, dal tramonto all'alba è aperto la caccia ai propri simili, per sfizio, per sport, per vendetta, niente Polizia, ospedali serrati.
Chiaro che a farne le spese sono i più deboli, i malati, i vecchi e i bambini, soprattutto i poveri, cioè tutti coloro che non possono asserragliarsi dentro una casa divenuta un fortino grazie a sofisticati congegni. Così fa la bella famiglia Sandin, papà che vende proprio impianti di sicurezza, moglie innamorata e due figli adolescenti, lei che scalpita per affrancarsi, il ragazzino imbevuto di ideali umanitari. Tutti in modo diverso soffrono della situazione, non condividono, però subiscono e si adeguano. Ma al momento di serrarsi in casa, nel loro lussuoso quartiere sub urbano, il figlioletto commette un atto inconsulto, lascia entrare un poveraccio già braccato da una banda di dandy vagamente stile Arancia meccanica, beautiful people del ricco vicinato. I cari ragazzi profondamente offesi si mettono ad assediare la casa reclamando la propria preda. Cosa fare allora? Consegnare il poveraccio o proteggerlo, mettendo a rischio la propria stessa vita? Inutile contare sulla presunta sicurezza della magione. Qualunque fortezza può essere espugnata. Inizia così la progressiva invasione del territorio e l'eliminazione reciproca dei contendenti, finché l'alba sorgerà su rinnovati equilibri col vicinato. Si tende umanamente a parteggiare per il povero pater familias CONTR, baluardo a difesa degli affetti, pur complice per acquiescenza di un sistema abnorme, sul quale però ha anche fondato la sua fortuna economica. Se agire secondo la propria coscienza ci mette in rotta di collisione totale con la società che ci circonda, si deve tacere, soffocando il dissenso, sperando di passare inosservati o ci si deve schierare, uscire allo scoperto esponendosi per ottenere un cambiamento? Chi tace acconsente sempre? E questo sarà garanzia di salvezza? The Purge, questo il titolo originale di La notte del giudizio, suscita così qualche riflessione meno banale che nelle premesse, che sono quelle di un tipico, veloce film di assedio. Pur nel concitato succedersi di eventi che ne fanno un thriller/horror di discreta godibilità, non è disprezzabile la metafora della nostra società (bianca) che pensa cinicamente solo a se stessa, "e tutto il mondo fuori", come già si adombrava nell'interessante film messicano La zona. Buon cast dove tutti fanno bene il loro mestiere, da Ethan Hawke a Lena Headey. Il figlioletto è affidato a Max Birkholder, ragazzino specializzato in personaggi irritanti (lo ricordiamo nella serie tv Parenthood). Segnaliamo il "cattivo" Rhys Wakefield, una faccia da inquietante carogna che merita altre occasioni. Il film vede all'opera, dietro il regista James DeMonaco, più noto come autore e produttore che come regista, il team dei produttori di Paranormal Activity, Insidious, Sinister, oltre anche a Michael Bay, a segnalare una volta di più che l'horror bene si presta come terreno per coltivare qualche esperimento più originale, contaminandosi con temi politici e sociologici. Concludendo, per adesso tocca accontentarci delle partite di calcio, per liberare la belva che è in alcuni di noi. Ma basta aspettare fiduciosi il futuro e qualcosa, l'equivalente dei circhi degli antichi romani o qualcosa di più, ci inventeremo, dovremo inventarci.
Giudizio
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